Poppata notturna: in cosa consiste?
Sono così importanti le poppate notturne? Perchè spesso creano disagio? Se può essere evitata, come togliere la poppata notturna? Sono tante le mamme che si lamentano di un disagio suscitato dalle frequenti poppate notturne. Purtroppo non tutte ricevono una giusta informazione e assistenza all’allattamento. Di conseguenza finiscono per credere di non avere abbastanza latte da saziare il proprio bambino o di non avere un latte di buona qualità. Sfatiamo insieme qualche mito!
La frequenza delle poppate incide sulla produzione di latte?
Bisogna considerare che, anche dopo i primi tre o quattro mesi, le poppate notturne sono importanti per mantenere la produzione di latte. Mediante la suzione, il neonato stimola il rilascio di prolattina e ossitocina. Questi due ormoni operano rispettivamente sulla produzione di latte nella poppata successiva e sull’eiezione del latte nel
corso della poppata stessa. La produzione di prolattina è facilitata durante le ore notturne e quando la donna è tranquilla e rilassata. Dunque una mamma che riposa adeguatamente, che si sente sostenuta e vive serenamente la maternità, che allatta a richiesta, produrrà tanto latte per far crescere sano e forte il suo bambino.
Le poppate notturne e i bisogni del bambino
Nel primo periodo dopo la nascita, la maggior parte dei neonati reclama la poppata circa sei volte nell’arco delle 24 ore. Ciò significa che ci sarà una poppata circa ogni quattro ore, sia nell’allattamento al seno che con il biberon. Intorno ai quattro-sei mesi di vita, il numero di poppate tende a ridursi e la durata delle stesse tende ad aumentare. Spesso questa riduzione del numero delle poppate non è di sollievo per le mamme perché si allunga l’intervallo tra le poppate durante il giorno ma non svanisce la necessità della poppata notturna.
Quando il bambino piange ha bisogno della poppata
Nei primi mesi di vita, il neonato cresce rapidamente e il suo aumento di peso è pari a circa 200-300 gr a settimana. Per assecondare questo ritmo di crescita, necessariamente il piccolo deve mangiare spesso. Quindi, ogni volta che piange bisogna provvedere a nutrirlo. Ricorrere a trucchi, come dargli acqua o camomilla anzichè il latte di mamma, per ingannare il suo appetito e le sue aspettative non va bene ed è addirittura controproducente. Infatti, il bambino si tranquillizzerebbe per cinque minuti, trascorsi i quali ricomincerebbe a piangere per non aver ricevuto ciò di cui aveva bisogno.
Poppata notturna, fino a quando?
Dal quarto mese, il bambino può nutrirsi con poppate meno frequenti, ad esempio cinque volte al giorno, anziché sei. A poco a poco, l’intervallo si allunga fino alla soppressione di una poppata. Nel momento in cui il piccolo si accontenta delle cinque poppate, può anche dormire per sei-sette ore di seguito in assoluta tranquillità. Questo aumento dell’intervallo può essere gestito da mamma e bambino in maniera vantaggiosa per entrambi. Bisogna regolarsi in base ai bisogni del proprio bambino allattando a richiesta, è possibile “mettersi d’accordo” imparando a conoscersi a vicenda.
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L’eventualità che il bimbo mangi alle cinque del mattino e poi a mezzogiorno (saltando la poppata di mezza mattina) non è tanto comodo. L’ideale è che l’ultima poppata prima di andare a letto avvenga a mezzanotte, così che il bambino riesca a dormire tranquillo fino alle sei o alle sette del mattino successivo. Fino a quando il piccolo ha bisogno di mangiare spesso e chiede la poppata anche di notte, è fondamentale organizzarsi al meglio allo scopo di risparmiare le forze.
Allattamento al seno: lasciamoci guidare dai nostri bambini
Buona l’idea di tenere la culla accanto al letto, in modo da agevolarsi in vista della poppata notturna. In questo modo il bambino si nutrirà in poco tempo, senza innervosirsi troppo. Ciò favorirà il rilassamento di entrambi, la tranquillità della poppata, la quale verrà portata a termine non appena il bambino sarà sazio e pronto a riaddormentarsi. Inoltre, l’allattamento al seno, tra i tanti benefici per mamma e figlio, ha il vantaggio di garantire un latte sempre pronto all’uso, a qualsiasi ora del giorno e della notte, senza bisogno di preparare nulla. E per la poppata notturna questo vantaggio fa decisamente la differenza!
Latte materno e poppate notturne
Dopo i primimi mesi, per alcune mamme che allattano al seno, le poppate notturne possono diventare un disagio. Organizzarsi per ridurne il disagio è possibile, ma deve essere fatto con una certa gradualità e rispetto nei confronti dei tempi del bambino. I bambini che fin da piccoli dormono “tutta la notte” sono pochi, perché i piccoli dormono in modo diverso rispetto agli adulti. Il ciclo sonno veglia è differente, percui i neonati hanno più difficoltà a entrare nel sonno profondo, e questo facilita i risvegli. Inoltre, il latte di mamma è particolarmente digeribile e adatto ai bisogni del neonato, e rispetto al latte artificiale prevede la necessità di poppate più frequenti.
Questo aspetto viene visto spesso come un fattore negativo, ma bisogna riflettere sul fatto che il latte artificiale deriva dal latte di mucca, il quale è decisamente più pesante e difficile da digerire. Questo è il vero motivo per cui il bambino sembra essere più sazio rispetto a quando prende il latte materno.
Allattare al seno “a richiesta”
Quando il bambino arriva intorno ai sei mesi, ha un motivo in più per svegliarsi spesso, e cioè l’ansia e l’eccitazione per le conquiste fatte durante il giorno. Inizia a essere più autonomo e tutto questo comporta un grosso carico emotivo, che si accumula durante il giorno e di notte si manifesta facilitando i risvegli. Oppure, se la mamma va al lavoro, il piccolo può svegliarsi più spesso come manifestazione di ansia da separazione. Quando la mamma torna a casa, il bambino pretende di stare più tempo con lei, e l’allattamento al seno favorisce un maggiore contatto con la propria mamma. Quest’ultimo lo tranquillizza e gli fornisce sempre più anticorpi, utili per un bambino che sta crescendo e si interfaccia sempre di più con nuove realtà.
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Allattamento e produzione di latte
Non è vero che, coloro che vengono allattati al seno, poi si attaccano di notte solo come forma di coccola o “vizio”. Inoltre, non dimentichiamo che il seno è una ghiandola secernente latte, e anche se la suzione sembra poco efficace, di fatto stimola il rilascio di ossitocina e prolattina, fondamentali per la produzione di latte. Stimola anche il rilascio di endorfine, che inducono il rilassamento di entrambe le parti, facilitando la conciliazione del sonno notturno. Quest’alimentazione notturna è dunque molto importante ai fini della produzione di latte e la risposta ai bisogni manifestati dal bambino.
Addirittura, spesso di notte i bimbi poppano in maniera più efficace. A mano a mano che crescono acquisiscono contezza di ciò che li circonda, e di giorno tendono a distrarsi, conseguentemente le poppate sono brevi e inframmezzate da continui distacchi. Di notte, invece, sono più rilassate e favoriscono maggiormente la produzione del latte. Se questo meccanismo viene interrotto dall’eliminazione della poppata notturna, sarà ridotta la stimolazione garantita dalla suzione e, di conseguenza anche la produzione di latte. Successivamente, in risposta a questo circolo vizioso, il seno sembrerà meno pieno.
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Allattamento materno
Se il desiderio della mamma è quello di allattare al seno in modo esclusivo fino ai sei mesi, ed eventualmente continuare ad allattare anche dopo, come raccomandato anche dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), meglio evitare di interferire con i delicati meccanismi di produzione del latte. Preferibile anche organizzarsi con la spremitura del seno o il tiralatte e la successiva conservazione del latte qualora la mamma ricominciasse a lavorare. In questo modo il bambino non dovrà rinunciare a questa importante risorsa e il loro equilibrio ne risentirà il meno possibile.
Ovviamente, nel caso di rientro a lavoro, allattare di notte diventa ancora più compliato. La stanchezza si fa sentire ed in questi casi, eliminare le poppate notturne è una scelta assolutamente legittima. Ma come qualsiasi decisione, va presa con consapevolezza e dopo aver ricevuto le dovute informazioni sulle possibili conseguenze. Ad esempio, la prima citata diminuzione della produzione di latte. Visto? Possiamo imparare a gestirci in modo da non rinunciare a questo “investimento per la vita” che la natura ha previsto per il benessere e la salute di mamma e bambino, basta essere ben informate e consapevoli!