Allattamento al seno
Allattare al seno è, per ogni mamma, il modo migliore per godersi un momento tutto suo insieme al proprio bambino. L’allattamento garantisce a entrambi numerosi benefici per la promozione della loro salute e del loro benessere. Inoltre, è un modo pratico e naturale per dare al bambino tutto il nutrimento, l’affetto, la coccola e la protezione immunitaria di cui necessita. Ma perché allora è così complicato a volte avere costanza nell’allattare il proprio bambino? Probabilmente questa scelta deriva dalle situazioni in cui si riscontra un problema come la sensazione di dolore in allattamento.
Dolori al seno
Alle prime poppate è possibile avvertire una lieve sensazione di dolore. Diverso è quando si tratta di un dolore cronico, che non passa e che è molto intenso. In tal caso spesso si accompagna alla comparsa di lesioni, arrossamenti o gonfiori che potrebbero rendere la situazione più seria. Come afferma anche la ginecologa Paola Pileri, che in quanto tale è esperta di patologia della gravidanza e dell’allattamento dell’Ospedale Sacco di Milano: “Diciamolo subito: allattare non deve provocare dolore e spesso tutto va per il meglio”.
La Pileri aggiunge inoltre: “Se però il seno fa male e non si tratta solo di un fastidio temporaneo legato alle prime poppate, è il caso di indagare meglio, per capire le cause del dolore e porre rimedio. Con alcuni accorgimenti, un po’ di pazienza e, se serve, qualche farmaco, la situazione si risolve nel giro di pochi giorni”. Infatti, specialmente all’inizio è complicato trovare la giusta intesa con il proprio bambino. Questo però non deve permettere alla mamma di arrendersi alle prime difficoltà, soprattutto conoscendo tutti i benefici che questo grande atto d’amore garantisce a entrambi.
Dolore al seno
Un attacco non corretto al seno è la prima vera causa di disturbi legati all’allattamento. Potrebbe anche essere responsabile di dolore al seno in allattamento e febbre la presenza di particolari infezioni o addirittura un forte stress della mamma. Ciò si manifesta clinicamente come la comparsa di ragadi, ingorghi, mastite, ma anche candida o vasospasmo. Tutte queste condizioni sono responsabili del dolore al seno, che talvolta è così forte da risultare insopportabile e scoraggiare anche le mamme più motivate all’allattamento.
Male al seno
“Ragadi, ingorghi e mastite si verificano in genere nelle prime settimane di allattamento, mentre candida e vasospasmo possono verificarsi anche a distanza di mesi o addirittura di anni, per le donne che allattano in modo prolungato”, precisa la Pileri. Ma precisamente quali sono le condizioni principali che possono causare la comparsa di dolore al seno durante l’allattamento? Il dolore che caratterizza in genere le prime poppate, ad esempio, è dovuto allo stiramento dei dotti galattofori. Quest’ultimo si verifica per l’effetto ventosa che fa il bambino nell’atto della suzione. In questi casi non c’è nulla di cui preoccuparsi, la stessa sensazione dolorosa è più simile a un fastidio e sparisce nell’arco di pochi secondi.
Ragadi
La comparsa di ragadi al seno è connessa con l’errato attaccamento del bambino. Sono vere e proprie lesioni che si formano sulla superficie del capezzolo. Possono essere localizzate al centro del capezzolo oppure no, possono essere lesioni profonde che possono sanguinare o delle semplici abrasioni. Esse si accompagnano sempre a un dolore abbastanza intenso, che si manifesta principalmente al momento dell’attaccamento al seno. Perché si forma una ragade? Essa proviene dallo sfregamento del capezzolo contro il palato del bambino, nel momento in cui non si rispetta un corretto attaccamento. La posizione assunta durante la poppata è molto importante per prevenire la comparsa di tali disturbi.
Ragadi al seno
La posizione incide molto di più di condizioni come quella del capezzolo cieco nella mamma o del frenulo linguale corto nel neonato. Infatti la prima cosa da fare è contattare un’ostetrica che possa aiutare la mamma a correggere la sua posizione e quella del bambino durante la poppata, per evitare che le lesioni progrediscano o che se ne formino di nuove.
Mantenete il più possibile il seno all’aria, coprendolo poco, e aiutare la cicatrizzazione coprendo il capezzolo con qualche goccia di colostro o di latte. Non servono particolari farmaci, ovviamente l’approccio dipende dal tipo di ragadi riscontrate, l’importante è non rinunciare ad allattare! Farà male all’inizio della poppata ma successivamente il dolore scomparirà, assumendo la corretta posizione.
Leggi anche: Perché si formano le ragadi al seno?
Attaccamento al seno
Alcune piccole strategie possono essere d’aiuto nel prevenire disturbi responsabili di dolore al seno durante l’allattamento. Unicef e OMS consigliano di stare con il proprio bambino il più possibile, fin dalla nascita. Considerate che ogni bambino è diverso e che bisogna chiedere aiuto se si hanno dubbi. Cercate di attaccare il bimbo ai primi segnale di fame: apre la bocca, gira la testa di lato, si porta le mani alla bocca, altrimenti sarà più complicato. Attaccatelo sempre a richiesta, osservando piccoli segnali di un corretto attacco:
– La bocca è ben aperta e le labbra sono estroflesse;
– Il bambino ha in bocca oltre al capezzolo anche buona parte dell’areola;
– Il mento del bambino è a contatto con la mammella.
Ingorgo mammario
In caso di ingorgo mammario il seno si presenta teso, duro, dolente e a volte può esserci un po’ di febbre, più bassa di 38-38,5° C. Tale condizione si verifica quando c’è uno squilibrio tra la domanda di latte da parte del bambino e l’offerta da parte della mamma. Il latte prodotto è più di quanto il piccolo riceve. Di conseguenza, il seno non viene drenato in modo adeguato e si possono creare degli ingorghi del latte rimasto a lungo in stasi. Può avvenire in qualsiasi momento, ma è solito manifestarsi eventualmente entro i primi 40 giorni.
In questa fase si ha la calibrazione, nella quale la produzione di latte si adegua alle richieste del bambino. Ma l’ingorgo può formarsi anche se si passa da un allattamento a richiesta a uno ad orari fissi. Cosa fare in questi casi? Attaccare il bambino più spesso, perché aiuti il drenaggio del seno. Oppure svuotare il seno in modo manuale, solo quel tanto che basta ad alleviare il disagio. Prima della poppata si può effettuare un impacco caldo-umido con acqua, per favorire la fuoriuscita del latte. Dopo la poppata, invece, un impacco freddo aiuta ad alleviare i sintomi.
Mastite
I sintomi della mastite sono specifici: una parte del seno si presenta molto arrossata, calda, dolente e dura. Inoltre si percepisce un malessere generale e si rivela febbre (sopra i 38° C). Può derivare da un attacco scorretto, da un’eccessiva pressione sul seno, dalla presenza di un ingorgo non trattato in modo adeguato. Anche un forte stress può portare all’insorgenza di una mastite, lo stress inibisce la sintesi dell’ormone ossitocina, che è fondamentale per il riflesso di eiezione del latte. Di conseguenza nonostante la suzione del bambino il latte non fuoriesce, ristagnando nelle cisterne del latte e provoca infiammazione.
Diventa necessario aumentare la frequenza delle poppate, per favorire lo svuotamento del seno. Se l’attacco non può avvenire regolarmente (ad esempio, la mamma è tornata a lavoro) va bene anche lo svuotamento manuale del seno. Fondamentale è controllare la posizione del bambino durante la poppata. Sì agli antidolorifici, paracetamolo e ibuprofene se non se ne può proprio fare a meno. Se dopo 24 ore dalla comparsa dei sintomi, non c’è stato alcun miglioramento, il medico valuterà se è il caso di somministrare un antibiotico (ovviamente compatibile con l’allattamento). La mastite è una condizione che, se ben curata, si risolve senza problemi. Tuttavia, se viene trascurata può portare a una complicazione importate, che si configura con l’ascesso.
Leggi anche: Cos’è la mastite?
Seno gonfio e dolorante
La candida è un’infezione micotica che comporta un dolore fortissimo simile a spilli, che può persistere o addirittura peggiorare anche dopo la poppata. Oltre a questa forte sensazione dolorosa, non ci sono molti segni caratteristici. Le ragadi possono facilitare la comparsa di infezioni. Bisogna fare attenzione anche ad eccessivi trattamenti antibiotici, che provocano uno squilibrio delle difese, favorendo l’insorgenza di infezioni materne , e di mughetto nel bambino. Barterà utilizzare un farmaco locale ad azione antimicotica che sarà appositamente prescritto dal medico.
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Il vasospasmo interessa soprattutto le donne con malattie autoimmuni, come l’ipotiroidismo, ma non solo. È caratterizzato da un dolore molto intenso, che spesso si irradia nella direzione della schiena, anche al di fuori della poppata. Dipende da una costrizione dei vasi sanguigni, scatenata da sbalzi termici. Per questo, può essere utile cercare di mantenere il seno al caldo, coprendolo o praticando un leggero massaggio. La terapia è incentrata sull’uso di vitamine del gruppo B ed eventualmente nifedipina, un farmaco che deve essere necessariamente prescritto dal medico.
Seno dolorante
Il dolore può derivare da molte condizioni cliniche, e ogni donna merita di essere ascoltata e accuratamente informata sulla causa e la risoluzione del problema. L’assistenza ostetrica si estende anche a problematiche di questo genere. Percui non bisogna esitare nel rivolgersi a chi di competenza per intervenire nella maniera più giusta! Spesso le donne sono spinte, dall’insopportabile sintomatologia, ad abbandonare l’allattamento al seno. Considerando l’importante risorsa a cui si rischia di rinunciare per motivi risolvibili, essere informate adeguatamente è ciò di cui tutte hanno bisogno in prima istanza. Mamma e bambino meritano di godere insieme dei benefici previsti per loro dalla natura!