Allattamento al seno
Una donna che allatta al seno compie un gesto amorevole e generoso verso il proprio bambino ma anche verso se stessa! Il latte materno per il piccolo è la migliore fonte di nutrimento e di protezione immunitaria, ma non solo. Nel susseguirsi delle poppate mamma e bambino continuano a costruire il loro forte e solido rapporto. Si scambiano reciprocamente affetto, sicurezza e protezione nei confronti di varie patologie. Ma che succede se la mamma è sieropositiva?
Allattare
Non è solo il bambino a beneficiare dell’allattamento materno, ma anche la mamma stessa ne trae protezione e beneficio per la propria salute. Infatti esistono numerosi studi a sostegno del fatto che l’allattamento protegga la donna dall’insorgenza di patologie quali obesità, diabete, tumore alla mammella e tumore alle ovaie. Esistono notizie che riguardano anche la correlazione tra l’allattamento e l’infezione da virus Hiv!
HIV
Al congresso mondiale sui retrovirus è stato affrontato l’argomento dell’allattamento al seno nelle donne sieropositive. Si hanno vantaggi superiori e un ridotto rischio di infezione. Per la prima volta, al congresso Croi su retrovirus e infezioni opportunistiche, che si è tenuto a Boston, circa quattromila infettivologi provenienti da tutto il mondo, si sono confrontati sull’allattamento al seno nelle donne sieropositive. Ogni anno, circa un milione e mezzo di donne con Hiv aspetta un bambino. Ma il latte di mamma è sano o rischia di essere un milkshake virale, così come è stato appellato un sede di congresso?
Latte materno
Attraverso il latte, è risaputo che possono passare anche i virus. La barriera placentare è più comunemente attraversata dall’Hiv, i virus oncogeni e il citomegalovirus. Più raramente è attraversata dai virus delle epatiti, il parvovirus, altri herpes virus e la rosolia. E se poi il bimbo dovesse ammalarsi di Hiv? Che effetti potrebbe avere, a lungo termine, sul figlio la terapia farmacologica seguita dalla mamma?
Trasmissione hiv
Bisogna fare il bilancio tra i benefici e i rischi possibili! Soprattutto in determinate condizioni, i benefici sono tanti, mentre i rischi sono possibili, ma non certi. L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) si esprime in merito, nelle recentissime linee guida sull’allattamento al seno nelle donne sieropositive. In alcuni paesi ad alta prevalenza di Hiv, la morte neonatale è comunemente associata a complicanze per noi considerate poco gravi. Per questo la mamma sieropositiva deve seguire la terapia e poi allattare per permettere la sopravvivenza dei bambini. Persino l’Oms consiglia l’allattamento al seno e in questi casi allunga il periodo fino a 24 mesi.
AIDS
L’obiettivo da porsi è quello di testare e dare i farmaci a tutte le donne. Perché se la mamma segue la terapia per Hiv, la possibilità di infettare il neonato è irrisoria. Secondo quanto spiega Andrew Prendergast, della Queen Mary University di Londra, attraverso il latte, il microbiota materno si trasferisce nell’intestino del bambino, insieme ai linfociti, che lo proteggono ulteriormente. Il latte materno non è soltanto un alimento, ma contiene anche immunoglobuline, essenziali per la formazione della prima barriera immunitaria del neonato. Ciò lo rende indispensabile per tutti i bambini, ma soprattutto per i più fragili.
Allattamento
Carlo Federico Perno, professore di Microbiologia e Virologia all’Università di Milano, racconta: “Con la onlus Aviralia seguiamo le donne sieropositive in gravidanza in Malawi, provvedendo alla terapia retrovirale per Hiv ed eventualmente ad altri farmaci per la tubercolosi, per esempio, ma anche alla supplementazione alimentare. Poi le facciamo partorire con il cesareo, per evitare che il passaggio nel canale del parto possa infettare il bambino se hanno la viremia alta”. Ovviamente se la diagnosi di sieropositività sulla mamma non viene fatta il rischio che nasca un bambino sieropositivo e che sia infetto è molto alto.
Allattare al seno, per una mamma sieropositiva è oggi un atto sconsigliato nei paesi sviluppati. Precisiamo, infatti, che quanto detto al congresso mondiale tenutosi a Boston, si riferisce principalmente ai luoghi in cui il virus è molto diffuso.
L’allattamento al seno esclusivo per almeno sei mesi diventa uno strumento irrinunciabile soprattutto in questi casi.
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Il ruolo importante dell’allattamento, in queste circostanze, si riferisce alla necessità di nutrire i neonati nati da mamma sieropositiva, alla quale è stata eseguita una diagnosi e una terapia antiretrovirale correlata. Il latte di mamma non dà loro soltanto il giusto nutrimento, ma soprattutto agevolano la formazione delle difese immunitarie necessarie per la salute. In questo modo si garantisce ai neonati una maggiore possibilità di sopravvivenza, che non avrebbero senza ricevere il latte materno.
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Allattare al seno
Viene così ridotta in maniera rilevante la sieropositività e le mamme allattano tutte dopo essere state debitamente trattate con i farmaci. Perché quel latte, con i suoi anticorpi, è lo strumento che permette al bambino di vivere alcune settimane, prima che cominci a sviluppare i suoi. Abbiamo così compreso come l’allattamento al seno, importante risorsa, salva i bambini anche nelle situazioni più ostili. Grazie soprattutto ai passi avanti fatti dalla ricerca, oggi disponiamo di alcune soluzioni che ci permettono di aggirare l’ostacolo e proteggere i bambini dalla trasmissione virale.