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Anorgasmia e calo del desiderio in gravidanza

In termini strettamente fisici la gravidanza comporta delle modificazioni in tutto il corpo, soprattutto a livello genitale. I fattori ormonali determinano un aumento della mucosa vaginale, portando talvolta una leucorrea fisiologica e quindi una maggiore lubrificazione. L’aumentato afflusso di sangue agli organi pelvici inoltre rende la vulva ipertrofica, quindi più gonfia (e talvolta brunastra) e questo dona una maggiore sensibilità a tutta la zona. In queste condizioni il raggiungimento dell’orgasmo è fisicamente favorito e molte donne sperimentano un aumento del desiderio.

Tuttavia, nel raggiungimento del piacere non sono da sottovalutare i fattori psichici. Tutte le donne in gravidanza affrontano sbalzi ormonali e relativi sbalzi d’umore che ne amplificano anche la sensibilità emotiva e vivono paure comuni legate al cambiamento e alle incognite che ruotano attorno all’evento nascita.

Specie nelle gravidanze dove sono subentrate complicazioni e vissuti traumatici, come precedenti aborti o lutti, o semplicemente nelle donne particolarmente ansiose, i pensieri e i desideri erotici potrebbero facilmente passare in secondo piano e il piacere fisico essere ostacolato dalla tensione emotiva di sottofondo.

Ci sono poi anche congetture religiose e culturali che ci impongono di scindere l’immagine della donna, con le sue naturali pulsioni sessuali, da quella di una mamma. Questo impedisce più o meno inconsciamente alle donne incinte di lasciarsi andare al piacere, perché considerato moralmente inaccettabile quando si sta per diventare madri.

E non dimeno questo pregiudizio può condizionare il partner, che non identifica più la madre dei suoi figli come oggetto del desiderio. Basti pensare che nella nostra religione cattolica la madre di Dio è una vergine e viene adorata in quanto tale. Il messaggio subliminale che se ne deduce è che sarebbe stata meno pura e adorabile se fosse diventata mamma nel modo classico. Questa visione distorta della donna tramandata nei secoli. inevitabilmente, ci condiziona.

Quindi, contrariamente a quanto ci si aspetterebbe dai cambiamenti fisici, non è raro invece che si verifichi nelle donne in dolce attesa un calo del desiderio, una dispareunia (dolore ai rapporti) o una anorgasmia secondaria.

I tre problemi possono essere indipendenti l’uno dall’altro o associati tra loro. Ci può essere calo del desiderio in termini di frequenza ma risolvibile con un’adeguata stimolazione erotica che permette comunque di raggiungere l’orgasmo. Allo stesso modo l’anorgasmia non è per forza associata ad un calo del desiderio o a dolori durante i rapporti, ma è solo l’incapacità di raggiungere a pieno il culmine del piacere.

Per anorgasmia secondaria nello specifico si intende una incapacità a raggiungere l’orgasmo che non si era mai verificata in precedenza. Questa condizione in gravidanza e puerperio è para-fisiologica se reversibile, vale a dire se il desiderio ritorna una volta ripristinate le condizioni fisiche e psichiche di partenza, circa sei settimane dopo il parto.

Fino a quel momento non è il caso di allarmarsi o di insistere, né di intraprendere terapie di coppie. L’importante è mantenere una intimità e un legame con il partner, non per forza di natura intima.

L’anorgasmia primaria invece si verifica quando una donna non ha mai sperimentato l’orgasmo durante tutta la sua vita intima. Questa condizione non migliora certo durante la gravidanza e necessita di un percorso terapeutico adeguato per risalire alle cause alla base che l’hanno determinata, che possono essere di natura psico traumatica nella maggior parte dei case ma talvolta possono anche essere legate a condizioni fisiche o cliniche sfavorevoli per il raggiungimento dell’orgasmo.