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Frasi Dante: le migliori 77 citazioni, immagini e poesie di Dante Alighieri

Dante Alighieri

Dante Alighieri, nato a Firenze nel 1265 e morto a Ravenna nel 1321, è stato il più grande letterato e poeta italiano.
Considerato il padre della lingua italiana, è stato anche un politico nonché uno studioso di filosofia e teologia.
In memoria di Dante è stato istituito il Dantedì, che ci celebra in tutta Italia il 25 marzo e che, quest’anno, rappresenta un evento ancora più importante, in quanto nel 2021 ricorrono i 700 anni dalla morte di Dante.
Vediamo, allora, per un omaggio al padre della lingua italiana, le migliori frasi di Dante.

Frasi di Dante

Le frasi di Dante Alighieri sono tantissime perché immensa è la sua produzione letteraria.
Ecco un assaggio di alcune delle più significative.

Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!
(Purgatorio VI)

Che bell’onor s’acquista in far vendetta.
(Rime petrose)

Dovunque può essere litigio, ivi debbe essere giudicio.
(Monarchia)

È da uomo malvagio l’ingannare colla menzogna.

E quindi uscimmo a riveder le stelle.
(Inferno XXXIV)

Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza.
(Inferno XXVI)

Filosofia non è altro che amistanza e sapienza.
(Convivio)

L’affetto lo intelletto lega.
(Paradiso XIII)

La lingua maldicente è indizio di mente malvagia.

Lasciate ogni speranza voi ch’entrate.
(Inferno III)

Libertà va cercando, ch’è sì cara,
come sa chi per lei vita rifiuta.
(Purgatorio I)

Lume v’è dato a bene e a malizia.
(Purgatorio XVI)

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.
(Inferno I)

Puro e disposto a salire le stelle.
(Purgatorio XXXIII)

Se tu segui la tua stella, non puoi fallire a glorioso porto.
(Inferno XV)

Uomini siate, e non pecore matte.
(Paradiso V)

Vien dietro a me, e lascia dir le genti:
sta come torre ferma, che non crolla
già mai la cima per soffiar di venti.
(Purgatorio V)

frasi di dante
E quindi uscimmo a riveder le stelle. (Dante Alighieri, Inferno XXXIV)

Frasi su Firenze di Dante

Firenze, la patria di Dante, è stata un elemento centrale della sua produzione letteraria e sono tante le frasi di Dante su Firenze, quella città nella quale non è più riuscito a tornare, a causa dell’esilio e che ricorre in tante citazioni di Dante, frasi su Firenze vissuta sotto tanti punti di vista.
Ecco le migliori frasi di Dante Alighieri su Firenze.

Da indi sí come viene ad orecchia
dolce armonia da organo, mi vene
a vista il tempo che ti s’apparecchia.
Qual si partío Ippolito d’Atene
per la spietata e perfida noverca,
tal di Fiorenza partir ti convene.
(Paradiso XVII)

E come ‘l volger del ciel de la luna
cuopre e discuopre i liti sanza posa,
così fa di Fiorenza la Fortuna:
per che non dee parer mirabil cosa
ciò ch’io dirò de li alti Fiorentini
onde è la fama nel tempo nascosa.
(Inferno XVI)

Fiorenza dentro dalla cerchia antica,
ond’ella toglie ancora e terza e nona,
si stava in pace, sobria e pudica.
Non avea catenella, non corona,
non gonne contigiate, non cintura
che fosse a veder piú che la persona.
(Paradiso XV)

Fiorenza mia, ben puoi esser contenta
di questa digression che non ti tocca,
mercè del popol tuo che si argomenta.
Molti han giustizia in cuore, e tardi scocca
per non venir sanza consiglio all’arco;
ma il popol tuo l’ha in sommo della bocca.
(Purgatorio V)

Godi, Fiorenza, poi che se’ sí grande,
che per mare e per terra batti l’ali,
e per lo ‘nferno tuo nome si spande!
Tra li ladron trovai cinque cotali
tuoi cittadini onde mi ven vergogna,
e tu in grande orranza non ne sali.
(Inferno XXVI)

La gente nova e’ subiti guadagni
orgoglio e dismisura han generata,
Fiorenza, in te, sí che tu già ten piagni
(Inferno XVI)

Le vostre cose tutte hanno lor morte,
sí come voi; ma celasi in alcuna
che dura molto; e le vite son corte.
E come ‘l volger del ciel della luna
cuopre e discuopre i liti sanza posa,
cosí fa di Fiorenza la Fortuna.
(Paradiso XVI)

Ma conveníesi a quella pietra scemache guarda ‘l ponte che Fiorenza fesse
vittima nella sua pace postrema.
Con queste genti e con altre con esse,
vid’io Fiorenza in sí fatto riposo,
che non avea cagione onde piangesse.
(Paradiso XVI)

Non ha Fiorenza tanti Lapi e Bindi
quante sí fatte favole per anno
in pergamo si gridan quinci e quindi;
sí che le pecorelle, che non sanno,
tornan del pasco pasciute di vento,
e non le scusa non veder lo danno.
(Paradiso XXIX)

Sanz’arme n’esce e solo con la lancia
con la qual giostrò Giuda, e quella ponta
Sí ch’a Fiorenza fa scoppiar la pancia.
Quindi non terra, ma peccato e onta
guadagnerà, per sé tanto piú grave,
quanto piú lieve simil danno conta.
(Purgatorio X)

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Fiorenza mia, ben puoi esser contenta di questa digression che non ti tocca, mercè del popol tuo che si argomenta. Molti han giustizia in cuore, e tardi scocca per non venir sanza consiglio all’arco; ma il popol tuo l’ha in sommo della bocca. (Dante Alighieri, Purgatorio V)

Frasi d’amore di Dante

L’amore è un argomento importante nell’opera del Sommo Poeta e sono tante le frasi di Dante sull’amore.
Non dobbiamo pensare soltanto a Dante e Beatrice e le frasi sull’amore di Dante per questa fanciulla, ma anche all’amore in tutte le sue sfaccettature.
Ecco le migliori frasi d’amore di Dante.

Aiutami da lei, famoso saggio,
Ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi.

Amor, ch’a nullo amato amar perdona.

Amor che nella mente mi ragiona cominciò egli a dir si dolcemente che la dolcezza ancor dentro mi suona.

Ben poco ama colui che ancora può esprimere, a parole, quanto ami.

Degli occhi suoi, come ch’ella li mova,
escono spirti d’amore inflammati,
che fèron gli occhi a qual che allor la guati,
e passan sì che ‘l cor ciascun ritrova.

E chi avesse voluto conoscere Amore, fare lo potea mirando lo tremare degli occhi miei.

E quando mi domandavano “Per cui t’ha così distrutto questo Amore?”, ed io sorridendo li guardava, e nulla dicea loro.
(Vita Nova)

E quanto fosse grande lo desiderio che Amore di vedere costei mi dava, né dire né intendere si potrebbe.
(Convivio)

L’amor che move il sole e l’altre stelle.
(Paradiso XXXIII)

L’amore è più forte della vita e tanto vicino alla morte.

La bocca mi baciò tutto tremante.
Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante.

Lo viso mostra lo color del core.

Ma però che non subitamente nasce amore e fassi grande e viene perfetto, ma vuole tempo alcuno e nutrimento di pensieri, massimamente là dove sono pensieri contrari che lo ’mpediscano […]
(Convivio)

Non può comprendere la passione chi non l’ha provata.

Oh quante notti furono, che li occhi de l’altre persone chiusi dormendo si posavano, che li miei ne lo abitaculo del mio amore fisamente miravano!
(Convivio)

Tutti li miei pensier parlan d’amore
(Rime)

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L’amor che move il sole e l’altre stelle. (Dante Alighieri, Paradiso XXXIII)

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Frasi della Divina Commedia

L’opera per eccellenza di Dante è la Divina Commedia, nata come Commedia, a cui fu aggiunto l’aggettivo Divina in seguito, da Giovanni Boccaccio.
Sono tante le citazioni della Divina Commedia riguardanti gli argomenti più disparati.
Frasi dell’Inferno di Dante, così come del Purgatorio e del Paradiso.
Ecco le frasi celebri della Divina Commedia.

Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense”.
Queste parole da lor ci fuor porte.
Quand’io intesi quell’anime offense,
china’ il viso, e tanto il tenni basso,
fin che ’l poeta mi disse: “Che pense?”.
Quando rispuosi, cominciai: “Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro al doloroso passo!”.
Poi mi rivolsi a loro e parla’ io,
e cominciai: “Francesca, i tuoi martìri
a lagrimar mi fanno tristo e pio.
Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri,
a che e come concedette amore
che conosceste i dubbiosi disiri?”.
E quella a me: “Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e ciò sa ‘l tuo dottore.
Ma s’a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
dirò come colui che piange e dice.
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fïate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante”.
Mentre che l’uno spirto questo disse,
l’altro piangëa; sì che di pietade
io venni men così com’io morisse.
E caddi come corpo morto cade.
(Inferno V)

Caron, non ti crucciare:
vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare
(Inferno III)

Così quel lume: ond’io m’attesi a lui;
poscia rivolsi a la mia donna il viso,
e quinci e quindi stupefatto fui;
ché dentro a li occhi suoi ardeva un riso
tal, ch’io pensai co’ miei toccar lo fondo
de la mia gloria e del mio paradiso.
(Paradiso XV)

E poi che la sua mano alla mia pose
con lieto volto, ond’io mi confortai,
mi mise dentro alle segrete cose.
(Inferno III)

Oh cieca cupidigia e ira folle,
che sì ci sproni nella vita corta,
e nell’etterna poi sì mal c’immolle!
Io vidi un’ampia fossa in arco torta,
come quella che tutto ‘l piano abbraccia,
secondo ch’avea detto la mia scorta;
(Inferno XII)

Lo maggior don che Dio per sua larghezza
creando fesse ed alla sua bontade
più conformato e quel ché più apprezza
fu della volontà la libertate,
di che le creature intelligenti
e tutte e sole fuoro e son dotate.
(Paradiso V)

Lo sol, che dietro fiammeggiava roggio,
rotto m’era dinanzi a la figura,
ch’avea in me de’ suoi raggi l’appoggio.
Io mi volsi dallato con paura
d’essere abbandonato, quand’io vidi
solo dinanzi a me la terra oscura;
e ‘l mio conforto: «Perché pur diffidi?»,
a dir mi cominciò tutto rivolto;
«non credi tu me teco e ch’io ti guidi?
(Purgatorio III)

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!
Tant’ è amara che poco è più morte;
ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,
dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte.
Io non so ben ridir com’ i’ v’intrai,
tant’ era pien di sonno a quel punto
che la verace via abbandonai.
(Inferno I)

Non ragioniam di lor, ma guarda e passa
(Inferno III)

Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l’etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.
Giustizia mosse il mio alto fattore:
fecemi la divina podestate,
la somma sapienza e ’l primo amore.
Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate
(Inferno III)

Qual è ‘l geomètra che tutto s’affige
per misurar lo cerchio, e non ritrova,
pensando, quel principio ond’elli indige,
tal era io a quella vista nova:
veder voleva come si convenne
l’imago al cerchio e come vi s’indova;
ma non eran da ciò le proprie penne:
se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne.
A l’alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e ‘l velle,
sì come rota ch’igualmente è mossa,
l’amor che move il sole e l’altre stelle.
(Paradiso XXXIII)

S’io avessi, lettor, più lungo spazio
da scrivere, i’ pur cantere’ in parte
lo dolce ber che mai non m’avrìa sazio;
ma perché piene son tutte le carte
ordite a questa cantica seconda,
non mi lascia più ir lo fren de l’arte.
Io ritornai da la santissima onda
rifatto sì come piante novelle
rinnovellate di novella fronda,
puro e disposto a salire alle stelle.
(Purgatorio XXXIII)

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Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona. Amor condusse noi ad una morte. Caina attende chi a vita ci spense”. Queste parole da lor ci fuor porte. Quand’io intesi quell’anime offense, china’ il viso, e tanto il tenni basso, fin che ’l poeta mi disse: “Che pense?”. Quando rispuosi, cominciai: “Oh lasso, quanti dolci pensier, quanto disio menò costoro al doloroso passo!”. Poi mi rivolsi a loro e parla’ io, e cominciai: “Francesca, i tuoi martìri a lagrimar mi fanno tristo e pio. Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri, a che e come concedette amore che conosceste i dubbiosi disiri?”. E quella a me: “Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria; e ciò sa ‘l tuo dottore. Ma s’a conoscer la prima radice del nostro amor tu hai cotanto affetto, dirò come colui che piange e dice. Noi leggiavamo un giorno per diletto di Lancialotto come amor lo strinse; soli eravamo e sanza alcun sospetto. Per più fïate li occhi ci sospinse quella lettura, e scolorocci il viso; ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disïato riso esser basciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fia diviso, la bocca mi basciò tutto tremante. Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante”. Mentre che l’uno spirto questo disse, l’altro piangëa; sì che di pietade io venni men così com’io morisse. E caddi come corpo morto cade. (Dante Alighieri, Inferno V)

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Dante Alighieri: poesie

Parte fondamentale della sua produzione, è la poesia di Dante Alighieri e sono tanti i componimenti poetici dedicati all’amore e non solo.
Ecco per voi una selezione delle migliori poesie di Dante Alighieri su tantissimi argomenti.

Amore e ‘l cor gentil sono una cosa,
sì come il saggio in suo dittare pone,
e così esser l’un sanza l’altro osa
com’alma razional sanza ragione.
Falli natura quand’è amorosa,
Amor per sire e ‘l cor per sua magione,
dentro la qual dormendo si riposa
tal volta poca e tal lunga stagione.
Bieltate appare in saggia donna pui,
che piace a li occhi sì, che dentro al core
nasce un disio de la cosa piacente;
e tanto dura talora in costui,
che fa svegliar lo spirito d’Amore.
E simil face in donna omo valente.
(Vita nova)

De gli occhi de la mia donna si move
un lume sì gentil che, dove appare,
si veggion cose ch’uom non pò ritrare
per loro altezza e per lor esser nove:
e de’ suoi razzi sovra ‘l meo cor piove
tanta paura, che mi fa tremare
e dicer: “Qui non voglio mai tornare”;
ma poscia perdo tutte le mie prove:
e tornomi colà dov’io son vinto,
riconfortando gli occhi paurusi,
che sentier prima questo gran valore.
Quando son giunto, lasso!, ed e’ son chiusi;
lo disio che li mena quivi è stinto:
però proveggia a lo mio stato Amore.
(Rime)

Deh, Violetta, che in ombra d’Amore
negli occhi miei sì subito apparisti,
aggi pietà del cor che tu feristi,
che spera in te e disiando more.
Tu, Violetta, in forma più che umana,
foco mettesti dentro in la mia mente
col tuo piacer ch’io vidi;
poi con atto di spirito cocente
creasti speme, che in parte mi sana
la dove tu mi ridi.
Deh, non guardare perché a lei mi fidi,
ma drizza li occhi al gran disio che m’arde,
ché mille donne già per esser tarde
sentiron pena de l’altrui dolore.
(Rime)

Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento,
e messi in un vasel ch’ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e mio,
sì che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse ‘l disio.
E monna Vanna e monna Lagia poi
con quella ch’è sul numer de le trenta
con noi ponesse il buono incantatore:
e quivi ragionar sempre d’amore,
e ciascuna di lor fosse contenta,
sì come i’ credo che saremmo noi.

Ne li occhi porta la mia donna Amore,
per che si fa gentil ciò ch’ella mira;
ov’ella passa, ogn’om ver lei si gira,
e cui saluta fa tremar lo core,
sì che, bassando il viso, tutto smore,
e d’ogni suo difetto allor sospira:
fugge dinanzi a lei superbia ed ira.
Aiutatemi, donne, farle onore.
Ogne dolcezza, ogne pensero umile
nasce nel core a chi parlar la sente,
ond’è laudato chi prima la vide.
Quel ch’ella par quando un poco sorride,
non si po’ dicer né tenere a mente,
sì è novo miracolo e gentile.
(Vita Nova)

Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.
Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.
Mostrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ’ntender no la può chi no la prova:
e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: Sospira.
(Vita nova)

Un dì si venne a me Malinconia
e disse: “Io voglio un poco stare teco”;
e parve a me ch’ella menasse seco
Dolore e Ira per sua compagnia.
E io le dissi: “Partiti, va via”;
ed ella mi rispose come un greco:
e ragionando a grande agio meco,
guardai e vidi Amore, che venia
vestito di novo d’un drappo nero,
e nel suo capo portava un cappello;
e certo lacrimava pur di vero.
Ed eo li dissi: “Che hai, cattivello?”.
Ed el rispose: “Eo ho guai e pensero,
ché nostra donna mor, dolce fratello”.
(Rime)

poesia dante alighieri
Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia quand’ella altrui saluta, ch’ogne lingua deven tremando muta, e li occhi no l’ardiscon di guardare. Ella si va, sentendosi laudare, benignamente d’umiltà vestuta; e par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare. Mostrasi sì piacente a chi la mira, che dà per li occhi una dolcezza al core, che ’ntender no la può chi no la prova: e par che de la sua labbia si mova un spirito soave pien d’amore, che va dicendo a l’anima: Sospira. (Dante Alighieri, Vita nova)

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Dante Alighieri: frasi e immagini

Dopo aver visto questa ampia selezione di frasi di Dante, passiamo ora a una dedica speciale.
Abbiamo preparato per voi tante immagini con frasi di Dante Alighieri che potete associare a ogni momento della vostra vita o condividere con le persone alle quali volete bene.
Ecco le migliori immagini con frasi del Sommo Poeta.

frasi dante
Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente. Giustizia mosse il mio alto fattore: fecemi la divina podestate, la somma sapienza e ’l primo amore. Dinanzi a me non fuor cose create se non etterne, e io etterno duro. Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate (Dante Alighieri, Inferno III)
frasi dante
Tutti li miei pensier parlan d’amore (Dante Alighieri, Rime)
frasi dante
Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello! (Dante Alighieri, Purgatorio VI)
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Amor, ch’a nullo amato amar perdona. (Dante Alighieri, Inferno V)
frasi dante
Caron, non ti crucciare: vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare (Dante Alighieri, Inferno III)
frasi dante
Non ragioniam di lor, ma guarda e passa (Dante Alighieri, Inferno III)
frasi dante
Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant’ è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai, dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte. Io non so ben ridir com’ i’ v’intrai, tant’ era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. (Dante Alighieri, Inferno I)
frasi dante
Lo viso mostra lo color del core. (Dante Alighieri, Rime)
frasi dante
Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza. (Dante Alighieri, Inferno XXVI)
frasi dante
Dovunque può essere litigio, ivi debbe essere giudicio. (Dante Alighieri, Monarchia)

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