Arresto del travaglio: come prevenirlo

Una delle cause più frequenti di medicalizzazione del parto e talvolta di taglio cesareo non programmato è il così detto arresto del travaglio. Con questo termine generico si intende un rallentamento prolungato della dilatazione e della discesa della testa fetale. Oltre un certo limite di tempo d’attesa si parla di arresto del travaglio. La valutazione viene fatta dall’ostetrica in base all’analisi del partogramma.

Quando si verifica un arresto del travaglio le ostetriche di sala parto sono tenute ad allertare i medici, i quali a loro volta per evitare di esporre madre e bambino ai rischi legati ad un travaglio troppo prolungato, devono mettere in atto una serie di procedure per accelerare i tempi del travaglio. Quindi dall’infusione di ossitocina, all’estrazione con ventosa fino al taglio cesareo, cominciano una serie di manovre che medicalizzano il parto, togliendogli la sua naturalità. Spesso ad una se ne sussegue per forza di cose un altra.

Tuttavia non è possibile fare altrimenti. Una volta che il travaglio si è arrestato, cioè tecnicamente non si verificano modificazioni del collo dell’utero nè progressione fetale per due ore, diventa necessario intervenire. Prima di arrivare all’arresto però il travaglio di solito rallenta.

Quindi compilando e analizzando scrupolosamente il partogramma, l’arresto del travaglio è piuttosto prevedibile. Se si verifica un rallentamento del travaglio, cioè dopo i 4 cm di dilatazione il collo non si dilata di almeno 1 cm all’ora, sarebbe opportuno analizzare le cause e correre ai ripari.

Le cause di un rallentamento possono essere tante:

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