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La pelvimetria: cos’è e quando è necessaria

La pelvimetria è l’insieme di esami che permettono di misurare i diametri del bacino materno, che andranno poi rapportati ai diametri fetali, onde cercare di evitare il rischio di una sproporzione feto pelvica che possa complicare il parto per via vaginale. Tale eventualità non è rara, specie in presenza di alcuni fattori di rischio: nelle donne di bassa statura (altezza al di sotto di 1.55cm), in quelle che presentano asimmetrie o traumi del bacino, o ancora nel diabete gestazionale e nella macrosomia fetale. In questi casi è assolutamente necessaria questa valutazione a termine di gravidanza prima di intraprendere un travaglio; in tutti gli altri casi non è indispensabile. Esistono diversi esami per misurare il bacino: la pelvimetria esterna, la pelvimetria interna, la pelvimetria ecografica e la pelvimetria radiologica.

La pelvimetria esterna è chiamata anche misurazione della losanga del Michaelis, dal nome del suo ideatore. L’esame è semplice e indolore e può essere fatto a tutte le donne. Il ginecologo o l’ostetrica traccerà con un pennarello una losanga (un rombo) sulla zona lombo-sacrale della schiena della donna. Il vertice superiore è delimitato dalla quinta vertebra lombare, quello inferiore dall’inizio del solco intergluteo. I due vertici laterali si tracceranno sulle due piccole depressioni cutanee (o fossette di venere) in alcune donne molto visibili anche ad occhio nudo e in altre solo palpabili. Quelle fossette anatomicamente corrispondono alle spine iliache posteriori-superiori.

Si traccia infine un segmento interno al rombo, tra i due vertici laterali e si divide la losanga in due triangoli. In un bacino di dimensioni normali i due triangoli saranno uguali, e la losanga avrà dimensioni specifiche nonché la forma di un rombo piuttosto regolare. Ogni alterazione di questa losanga deve far sospettare una alterazione del bacino osseo che va approfondita.

La pelvimetria interna invece si effettua tramite visita vaginale. Quindi il medico o l’ostetrica con le dita cercheranno le ossa del bacino e misureranno la distanza tra loro. Le manovre potrebbero essere leggermente fastidiose e sono controindicate in alcuni casi, come nella placenta previa e nella rottura prematura delle acque.

Più pratica e meno fastidiosa, quindi più utilizzata è sicuramente la pelvimetria ecografica. Questo esame però non permette una diagnosi di certezza e non ecevro di errori, dovuti sopratutto al fatto che i diametri materni e fetali si modificano in corso di travaglio. Quindi capita spesso che anche un bacino che sembra impervio si dilaticon i femoni del parto o che i diametri fetali siao stai sovrastimati all’ecografia. La pelvimetria radiologica invece a causa delle controindicazioni per le radiazioni in gravidanza, oggi è stata quasi del tutto abbandonata.