Le ragadi anali sono piccole ulcerazioni della mucosa-anorettale. Solitamente si presentano dai 20 ai 30 anni, ma qualche volta è possibile riscontrarle anche nel neonato e negli anziani. La ragade è causata in sostanza da ampi movimenti intestinali dell’ampolla rettale, che distendono eccessivamente la mucosa, oppure da infiammazioni del retto, come le proctiti.
La ragade si presenta come un taglietto sull’ano, visibile al cambio del pannolino. I sintomi associati possono essere la stitichezza, individuata anche come causa stessa della ragade, o una diarrea acuta.
Nel neonato è molto difficile stabilire stipsi e diarrea, perché può essere nella normalità sia un neonato che ha 4 scariche al giorno, sia un neonato che evacua una volta ogni due giorni. Il dato da controllare è che le feci siano morbide e pastose, non solide e non liquide.
In caso di ragadi può essere presente anche una certa irritabilità del neonato durante l’evacuazione e sangue rosso vivo nelle feci. Questo non deve allarmare troppo perché verosimilmente è sangue proveniente dalle ferite anali, tuttavia è necessario in questi casi un controllo dal pediatra gastroenterologo, che saprà rassicurarvi accertando l’origine del sanguinamento e prescrivendo la giusta terapia.
Se la causa alla base delle ragadi è la stitichezza in un neonato allattato artificialmente sarà necessario probabilmente cambiare la formulazione del latte, scegliendone uno ricco in fibre e aumentare il consumo di acqua se ha già cominciato lo svezzamento.
In caso invece di neonato stitico allattato al seno (molto raro) è possibile che sia necessario cambiare l’alimentazione materna, introducendo un maggior numero di fibre. In caso di stitichezza ostinata alcuni pediatri prescrivono anche farmaci in grado di ammorbidire le feci come il sodio dioctyl sulfosucinnato.
Per le pomate locali a base di cortisone invece non è dimostrata una più veloce guarigione rispetto ai tempi di guarigione che impiegherebbe naturalmente la mucosa rettale. In caso di diarrea, invece, il pediatra dovrà escludere un origine virale.