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Parto indotto con fettuccia

I nove mesi di gravidanza sono un periodo molto delicato che va vissuto con la massima serenità, convinte che tutto andrà per il verso giusto. A volte, però, in dirittura di arrivo possono presentarsi degli inconvenienti per i quali i medici decidono d’intervenire per evitare che mamma e neonato corrano dei rischi. In questi casi c’è bisogno di indurre, cioè stimolare, il parto, il che può avvenire o con metodi farmacologici oppure meccanici. Il parto indotto con la fettuccia rientra tra le metodologie farmacologiche.

Il metodo della fettuccia, noto anche come propess, consiste in una piccola benda imbevuta di prostaglandine che viene inserita nella vagina usando un lubrificante idrosolubile per rendere più facile l’inserimento. L’obiettivo è di preparare il collo dell’utero al travaglio. La garza resta inserita al massimo per 24 ore rilasciando quelle sostanze necessarie a stimolare il travaglio, dopodiché viene estratta.

La fettuccia, che può essere paragonata a un assorbente interno, non va inserita interamente e la quantità in eccesso dev’essere tagliata, lasciando fuori soltanto un piccolo lembo. Una volta inserita la garza, la donna deve riuscire a rilassarsi anche perché in questo modo è più facile far agire gli ormoni ausiliari contenuti nella benda. Quando il medico riterrà che il travaglio è regolarmente iniziato la fettuccia viene tolta. In caso di complicazioni, tipo sofferenza al feto o disturbi della mamma (vomito o tachicardia) la garza va tolta immediatamente.

A ogni modo il parto viene indotto solo in presenza di determinate condizioni (quali sono le differenze con il parto naturale?) e bisogna sempre parlarne prima con il proprio ginecologo.