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Gli stati comportamentali del neonato: perché è importante saperli riconoscere

Gli stati comportamentali del neonato rappresentano un chiaro segnale del suo essere coinvolto, in maniera del tutto attiva, all’interno di un processo interattivo che prende forma in risposta all’ambiente circostante e alle cure da parte delle figure di riferimento.

Ad occuparsene in maniera dettagliata fu il famosissimo pediatra americano T. Berry Brazelton, il quale individuò ben sei stati comportamentali:

  1. Sonno profondo. Il bambino presenta occhi chiusi con assenza di movimenti oculari, motilità corporea ridotta e respirazione lenta, profonda e regolare. Non è, infatti, reattivo alla maggior parte degli stimoli esterni il che significa che difficilmente potrà essere svegliato da rumori improvvisi;
  2. Sonno attivo o sonno Rem. Contrariamente al sonno profondo, in questo stato gli occhi del bambino sono chiusi o socchiusi e i movimenti oculari veloci. Possono esservi movimenti del corpo e degli arti, il respiro risulta essere irregolare;
  3. Dormiveglia. Il neonato è in uno stato indeterminato tra veglia e sonno;
  4. Veglia quieta. E’ questo il momento in cui il bambino è fortemente ricettivo, in ascolto dell’ambiente circostante. Presenta movimenti calmi e rilassati, respiro regolare, sguardo luminoso;
  5. Veglia attiva. La notevole attività motoria si accompagna ad una respirazione irregolare. Il bambino è estremamente vigile e reattivo agli stimoli esterni;
  6. Pianto. Il pianto non necessariamente è legato a bisogni fisici, può infatti rappresentare un positivo rilascio di tensioni o emozioni. In questo caso si parla di pianto emotivo. Il bambino a questa età percepisce tutto come novità, quindi quotidianamente vive tantissime esperienze nuove che generano inevitabilmente un accumulo di tensione e di stress che sfocia in un pianto apparentemente inconsolabile e privo di motivazione.

Nell’arco di una giornata, senza un ordine ben preciso, il bambino assume tutti questi stati comportamentali. E’ dunque fondamentale che i genitori sappiano riconoscerli al fine di individuare e comprendere meglio i suoi segnali di disponibilità e indisponibilità, imparando a rispettarli attraverso la messa in atto di adeguate risposte ai suoi reali bisogni.