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Il pianto del neonato: come interpretarlo

Le grida di un neonato sono la sua primissima forma di comunicazione. Esse rappresentano l’unico modo con cui il piccolo può farsi sentire tempestivamente, garantendo così il soddisfacimento dei suoi bisogni e la sopravvivenza della specie. Nell’adulto invece questa manifestazione assume una connotazione diversa, venendo identificata come l’espressione di sentimenti negativi. Ecco perché il pianto del neonato dalle donne intervistate viene definito “frustrante”: viene vissuto come un momento negativo del loro bambino. In realtà quasi mai il pianto del neonato dovrebbe destare allarmismi. Il più delle volte è solo una richiesta. Le esigenze principali del neonato sono semplici : cibo, coccole, pulizia.

Il pianto del neonato si scatena allo stesso modo quando ha fame, quando ha bisogno di contatto umano e quando la pelle si irrita con i pannolini sporchi. Questi tre bisogni principali in utero venivano soddisfatti a ciclo continuo, in modo tale che il bambino non sentisse mai la mancanza dell’uno o dell’altro. Solo dopo la nascita, il bambino sperimenta il distacco e avverte il sentimento di bisogno, fino ad allora sconosciuto.

Ecco perché il pianto di richiesta è forte e vigoroso, e non deve destare allarmismi. La notte può essere un momento particolarmente critico, perché il bambino perde ogni forma di contatto con il genitore, visivo, uditivo olfattivo e tattile e questo gli crea un’ansia da abbandono. Il contatto umano non è un bisogno da sottovalutare. Non bisogna dimenticare che il neonato in utero era cullato e protetto dalle pareti del corpo materno, ne sentiva l’odore, ne ascoltava la voce e i battiti del cuore.

Tutto questo dopo il parto manca probabilmente anche a voi così come al vostro bambino. Solo che a differenza di un neonato, voi possedete già quelle capacità celebrali di elaborazione con le quali riuscite ad auto consolarvi, mentre lui (o lei) vive solamente il trauma del distacco e un profondo senso di solitudine. Per questo ha bisogno di essere consolato da voi, di sentire ancora il contatto fisico e di essere rassicurato del fatto che non è solo e che non verrà abbandonato. Solo così la sua psiche si strutturerà in modo sano.

E’ molto sbagliato quindi lasciare i neonati piangere da soli nella loro culletta pensando che potrebbero prendere “il vizio di stare in braccio”, perché questo crea una disperazione ancora più forte nel bambino, che finisce poi per manifestarsi in disturbi psicosomatici come le famose “colichette” (che non hanno niente a che fare con un disturbo organico, considerando che il neonato si nutre unicamente di latte e che il suo apparato digerente è assolutamente efficiente nel digerirlo).

Le colichette sono solo la risposta somatica di un malessere psichico del neonato quando non viene coccolato a sufficienza. Per contro non è corretto nemmeno anticipare le richieste del neonato per evitare che pianga. Infatti, affinché un bambino si abitui alla vita extra uterina è necessario che impari a distinguere se stesso dal mondo esterno ed a comunicare con esso, riconoscendo quali sono i suoi bisogni e formulando le sue richieste. Nemmeno l’ansia dei genitori aiuta. A volte capita che, complici lo stress fisico, la paura di non essere in grado di consolare il proprio bambino e l’inesperienza, i genitori siano particolarmente esasperati dal pianto e il neonato percependo quest’ansia si agiti ancora di più.

Il linea generale per interpretare il pianto di un neonato possiamo dire quindi che bisogna provare per esclusione a sfamarlo se è passata più di un ora dall’ultima poppata, a cambiarlo perché potrebbe sentirsi irritato, o solamente a coccolarlo, restando calmi e cercando di trasmettergli sicurezza e fiducia. Anche il bagnetto serale può essere di grande aiuto, perché l’acqua ricordandogli il liquido amniotico, lo tranquillizza e concilia il sonno. Il pianto deve destare allarme invece se è accompagnato da altri segni di malessere come febbre, macchie sulla pelle, rifiuto del cibo, eccessiva perdita di peso, stipsi o oliguria (meno di 10 pannolini bagnati al giorno), o quando più che un pianto forte e vigoroso assomiglia ad un leggero lamento o ad un rantolo. In tutti questi casi, o in qualsiasi altro segno di malessere è bene consultare il pediatra.