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Coronavirus, quando allarmarsi? Tutto quello che c’è da sapere

Coronavirus, l’epidemia che sta mettendo in ginocchio l’Italia

Sta mettendo in ginocchio l’Italia intera. Parliamo del coronavirus, l’epidemia che da settimane circola nel nostro Paese: al momento, l’ultimo bollettino ufficiale diffuso conta 5.883 positivi al COVID19, più della metà residenti nel nord Italia ed in particolare in Lombardia, Veneto e Piemonte. Tante le domande che gli italiani continuano a porsi circa quella che è diventata una vera e propria pandemia: vediamo di rispondere insieme ad alcuni interrogativi.

Quando allarmarsi?

Innanzitutto, quando bisogna allarmarsi? Ormai sappiamo che i sintomi del coronavirus sono molto simili a quelli influenzali. Febbre, raffreddore, tosse continua, ma anche affanno e difficoltà respiratorie. Meno comuni, ma non esclusi, sono i sintomi gastrointestinali come la diarrea, ma anche l’emissione di sangue con un colpo di tosse. È molto semplice dunque, data la similarità dei segnali, confondere l’influenza dal coronavirus. Un campanello d’allarme, tuttavia, potrebbe essere la temperatura di riferimento da considerare, ovvero 37.5:

Chi presenta solo febbre è sufficiente allertare il proprio medico rimanendo a casa, mentre in presenza di entrambi i sintomi è meglio contattare il 112 o 118

ha spiegato il presidente dell’ISS Silvio Brusaferro, che ha poi ricordato l’importanza di evitare di andare dal medico o al pronto soccorso per conto proprio.

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Un altro segnale d’allarme può essere l’insorgere di una polmonite, anche se questa si è manifestata in una minoranza di casi.

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Chi rischia di rimanere contagiato?

Chi è che davvero è più esposto al rischio di contrarre il COVID19? Gli esperti rispondono che rischiano di più tutti coloro che, negli ultimi quattordici giorni, si sono recati nelle cosiddette “zone rosse”, ovvero in quei territori in cui il virus si è diffuso con maggior facilità di persona in persona.

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L’epicentro italiano, ricordiamo, è Codogno, ad una manciata di km da Lodi. Esposti al rischio di contagio anche le persone che hanno frequentato persone affette da coronavirus o che hanno lavorato in una struttura sanitaria dove sono stati ricoverati pazienti infetti.

Quanto dura l’incubazione?

L’incubazione, per le persone risultate positive al coronavirus, può durare tra 2 e 14 giorni. In alcuni studi preliminari, tuttavia, sono state registrate anche incubazioni con un periodo più lungo (27 giorni).

Esistono campioni biologici per conoscere la positività al virus?

Al momento gli esperti assicurano che non esistono prodotti in commercio per auto-valutare la positività o meno al coronavirus. L’unico modo per saperlo è sottoporsi al tampone eseguito nei laboratori di riferimento Regionale, prima di una ulteriore conferma da parte dell’Istituto Superiore di Sanità. Ricordiamo che il tampone è previsto solo per coloro che presentano sintomi o che negli ultimi giorni sono stati a contatto con persone contagiate o hanno visitato la “zona rossa”

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I soggetti più a rischio

Sembra che i soggetti più a rischio siano gli anziani, ed in effetti stando ai dati registrati ed ai casi riportati, le persone più anziane e quelle con condizioni mediche preesistenti e già complicate sembrano essere più esposte al pericolo di contagio. Tuttavia, il virus non esclude nessuna fascia d’età: basti pensare al caso toscano di una neonata di 45 giorni, risultata positiva al tampone.

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Sicuramente tra coloro che rischiano di più rientra la categoria dei medici e degli operatori sanitari, in quanto più spesso a contatto con i pazienti. Ecco perché l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha raccomandato a tutti i lavoratori delle strutture ospedaliere ed ambulatoriali di rispettare adeguatamente le misure di prevenzione, come la mascherina ed i guanti.

Coronavirus: i numeri utili

Ricordiamo che nel caso di sintomi influenzali o di sospetti, non bisogna recarsi in pronto soccorso o dal proprio medico condotto ma chiamare i numeri che ogni Regione ha messo a disposizione in caso di allarme.

Numeri verdi regionali
Le Regioni hanno attivato numeri dedicati per rispondere alle richieste di informazioni e sulle misure urgenti per il contenimento e la gestione del contagio del nuovo coronavirus in Italia:

Basilicata: 800 99 66 88

Calabria: 800 76 76 76

Campania: 800 90 96 99

Emilia-Romagna: 800 033 033

Friuli Venezia Giulia: 800 500 300

Lazio: 800 11 88 00

Lombardia: 800 89 45 45

Marche: 800 93 66 77

Piemonte: 800 19 20 20 attivo 24 ore su 24 / 800 333 444 attivo dal lunedì al venerdì

Provincia autonoma di Trento: 800 867 388

Provincia autonoma di Bolzano: 800 751 751

Puglia: 800 713 931

Sardegna: 800 311 377

Sicilia: 800 45 87 87

Toscana: 800 55 60 60

Umbria: 800 63 63 63

Val d’Aosta: 800 122 121

Veneto: 800 462 340

Abruzzo:
– ASL n. 1 L’Aquila:118
– ASL n. 2 Chieti-Lanciano-Vasto: 800 860 146
– ASL n. 3 Pescara: 118
– ASL n. 4 Teramo: 800 090 147

Liguria: 112

Molise: 0874 313000 e 0874 409000

Piacenza: 0523 317979

Numero di pubblica utilità: 1500

Numero unico di emergenza: 112 o 118

Per tutte le informazioni sul coronavirus si può consultare la sezione dedicata sul sito del Ministero della Salute.