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Che cos’è il circle time a scuola

In un’epoca dove si fatica ancora per una giusta integrazione fra le molteplici etnie che vivono sul nostro territorio, diventa indispensabile da parte delle scuole risolvere eventuali conflitti fra piccoli scolari attraverso una tecnica chiamata circle time, ossia cerchio magico. Si tratta di una delle metodologie più efficaci per l’educazione socio-affettiva degli studenti che mira a consolidare attraverso la comunicazione gruppi differenti.

I giovani partecipanti si siedono in cerchio per terra gli uni affianco agli altri così da poter vedersi tutti in faccia in stato di ascolto e di intervento verbale. Gli alunni sono poi guidati da un maestro, o da uno psicologo che fa da conduttore con il compito di sollecitare e coordinare un determinato dibattito in un lasso di tempo concordato.

Si pongono delle domande su di un tema prescelto, facendo quindi intervenire gli studenti a turno secondo regole condivise che implicano la partecipazione dei bambini uno alla volta. Si facilita così una comunicazione circolare che favorisce lo scambio di idee, la conoscenza reciproca, la libertà espressiva su delle idee, opinioni, vissuti personali…

Questa metodologia è adatta ad esempio in casi in cui in classe un alunno stia vivendo una grave perdita familiare che gli procura dei disagi inter personali, così per affrontare e far comprendere il lutto ai bambini, viene applicata questa tecnica. Ma anche in casi di violenza domestica o per far capire problematiche mondiali come il terrorismo.

Per gli insegnanti organizzare un cerchio magico è utile a capire eventuali disagi, ma anche a prevenire problematiche riguardanti la possibilità di conflittualità interne ad una classe multietnica ed evitare così atti di bullismo. Indubbiamente il circle time è molto utile in questa società dove anche i bambini piccoli si ritrovano inconsapevolmente a conoscenza di avvenimenti funesti attraverso i mass media, oppure convivono con persone di altre etnie e quindi devono acquisire sin da piccoli l’importanza dell’uguaglianza pure se si hanno un colore della pelle o un credo differente.