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Bambini: sono pericolosi i test per le allergie?

Da alcuni anni sono aumentati i casi di allergie afferenti alle vie respiratorie, quelle da contatto e le intolleranze alimentari, già a partire dall’infanzia. Per individuare gli elementi allergizzanti, in base alla sintomatologia ed al tipo di problematica emersa, vengono prescritti test specifici che variano da prove cutanee a test sierologici. Ma questi esami sono pericolosi per i più piccoli?

I medici affermano che in tutti i test allergologici esiste un certo livello di rischio; proprio per questo motivo è importante rivolgersi ad uno specialista che attraverso un’accurata visita ed un’indagine sulla storia clinica familiare del bambino, individuerà l’esame diagnostico più indicato. In genere, un esame ben tollerato e quasi indolore per i bambini, dopo l’anno di età, è il prick test che consiste nel pungere la cute dell’avambaccio del piccolino con aghetti contenenti alcune sostanze da testare. Se la risposta è positiva, nella zona circoscritta, si ha la comparsa di arrossamento e gonfiore, con la manifestazione entro 15 minuti di un ponfo di un diametro di tre millimetri, generalmente pruriginoso che tende a scomparire entro un’ora.

Se il test cutaneo risulta negativo ma i sintomi di una eventuale allergia persistono o, addirittura peggiorano, lo specialista potrà prescrivere un’indagine intradermica, che consiste nell’iniettare piccole dosi di allergeni nella pelle del paziente. Nei casi in cui non è possibile un esame cutaneo diretto, a causa della pelle molto arrossata o molto reattiva, è possibile ricorrere all’esame del sangue, per individuare anticorpi specifici per gli allergeni sospetti.

Questi test vengono effettuati presso l’ambulatorio dello specialista a cui ci rivolgiamo e, a parte qualche temporaneo arrossamento pruriginoso nella zona del corpo in cui viene effettuato l’esame, non destano problemi. In alcuni casi si sono verificate reazioni più importanti quali malessere generale, vomito, diarrea, colica che hanno richiesto un’osservazione e, in alcuni casi, un intervento farmacologico specifico. Il sintomo più pericoloso resta la shock anafilattico che necessita di un tempestivo intervento salvavita.

Quando il medico constata un elevato rischio di reazione da parte dell’organismo del bambino, grazie alla sintomatologia osservata e descritta dai genitori, il test verrà effettuato in ospedale, previo ricovero per garantire al piccolo paziente interventi tempestivi.