Bambini iperattivi cause: c’entrano anche la gravidanza e il parto

Quali sono le cause del Deficit di Attenzione o Iperattività

I bambini iperattivi vengono spesso etichettati come maleducati e poco rispettosi, giudicando in qualche modo lo stile educativo dei genitori stessi. In realtà il Disturbo da Deficit di Attenzione o Iperattività (il cui acronimo inglese è ADHD: Attention Deficit Hyperactivity Disorder) è un disturbo evolutivo dell’autocontrollo, la cui diagnosi è diventata sempre più frequente negli ultimi anni grazie ad una maggior sensibilità verso questo tema.

Aspetti comportamentali tipici dell’ADHD

I sintomi del Disturbo da Deficit di Attenzione compaiono durante la prima infanzia, generalmente prima dei 7 anni. Esso si manifesta attraverso i seguenti aspetti comportamentali:

1) Disattenzione

Il bambino iperattivo appare poco attento quando ci si rivolge a lui, fatica a mantenere viva la concentrazione così come ad organizzare le attività da svolgere. Rumori e stimoli esterni lo distraggono facilmente. La disattenzione del bambino spesso ha conseguenze negative sul rendimento scolastico, poiché il bimbo iperattivo fatica sia a rimanere concentrato a lungo, sia a gestire in maniera precisa e ordinata il proprio materiale.

2) Impulsività

Per quanto riguarda l’impulsività, il bambino iperattivo ha difficoltà, ad esempio, ad attendere il proprio turno per parlare, per questo tende ad intromettersi; oppure risponde alle domande prima che esse siano espresse interamente.

3) Iperattività

L’iperattività rappresenta una eccessiva attività motoria e vocale. Il bambino iperattivo fatica a controllare il proprio comportamento, per questo si presenta agitato, costantemente in movimento anche se i suoi gesti non sono finalizzati al raggiungimento di uno scopo. Spesso parla troppo e tende a spostarsi continuamente da un posto all’altro, anche in luoghi o momenti poco opportuni.

Iperattività: la diagnosi

La più recente descrizione del Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività è contenuta nel DSM-IV, secondo il quale, per poter porre diagnosi di DDAI, un bambino deve presentare almeno 6 sintomi per un minimo di sei mesi e in almeno due contesti; inoltre, è necessario che tali manifestazioni siano presenti prima dei 7 anni di età e soprattutto che compromettano il rendimento scolastico e/o sociale“, riporta il sito dell’Associazione Italiana Disturbi Attenzione e Iperattività. Questo disturbo deve essere diagnosticato da uno specialista, ad esempio un neuropsichiatra infantile.

Quali sono le cause dell’iperattività?

Per quanto riguarda le cause dell’iperattività sono state svolte numerose ricerche e sembra non esistere un’unica causa. Alcuni studi del 1996 sostengono che alcune zone del cervello che regolano l’attenzione (come la corteccia pre-frontale) siano meno estese nei bambini iperattivi.

Tra le cause non genetiche troviamo: la nascita prematura, l’uso di alcool e tabacco durante la gravidanza da parte della madre, problematiche legate alla gravidanza (secondo recenti studi, l’abuso di cellulare in gravidanza causa l’iperattività del bambino), come stress o allergie, e l’assunzione di additivi alimentari da parte dei bambini.

Inoltre, molti bambini iperattivi sono nati da mamme nelle cui famiglie erano presenti casi di allergie da fieno o asma.


Leggi anche: Bambini iperattivi, l’aiuto delle tisane

Iperattività: esiste una cura?

Per relazionarsi con il Disturbo da Deficit di Attenzione o Iperattività è necessario che la famiglia segua un sostegno psicologico volto a migliorare la situazione. I genitori dovrebbero essere fermi nel dare compiti, evitare aggressività e punizioni corporali, mantenere la calma e gratificare i comportamenti positivi.


Exit mobile version