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Villocentesi: che cos’è e quando si fa in gravidanza

Villocentesi

Villocentesi o amniocentesi sono gli esami che più comunemente fanno sorgere dubbi alle donne durante la gestazione, sarà il caso di farla? E se si la villocentesi quando bisogna farla ? Ha un costo la villocentesi, ma soprattutto quali sono i rischi?

Partiamo dall’analizzare ciò che succede durante questo esame, e cosa si va a valutare. Il nome stesso ci da indizi sulla procedura, la quale consiste nel prelievo di villi coriali tramite una tecnica invasiva per fare diagnosi prenatale, stesso motivo per cui si esegue un’altro test, ovvero l’amniocentesi, durante il periodo gestazionale.

Villi coriali

Perché il prelievo interessa proprio i villi coriali? La necessità di prelevare i villi coriali trova la sua ratio nel fatto che il trofoblasto ed il feto originano esattamente dallo stesso tessuto. L’esame dei villi coriali serve specificatamente per valutare il cariotipo, ovvero il corredo cromosomico del feto, e poterne quindi definire l’eventuale presenza di anomalie.

Viene effettuato una villocentesi quando la donna si trova tra l’11esima e la 13esima settimana di gestazione, e solo nei casi in cui è consigliata, ovvero quando ci sono buone ragioni di pensare che c’è una maggiore possibilità rispetto alla norma di riscontrare a livello genetico, nel feto, delle alterazioni numeriche e strutturali cromosomiche, avendo anche la possibilità di effettuare analisi enzimatiche e molecolari.

L’esame viene proposto nel corso della gravidanza, entro tempi che permettono la prenotazione e l’esecuzione dello stesso non oltre la 13esima settimana di gestazione, e soltanto alle donne considerate ad elevato rischio di anomalie cromosomiche nel feto, ovvero nei casi in cui l’età supera i 35 anni, lo spessore della translucenza nucale, nel corso del bi-test, è risultato maggiore rispetto alla norma. Se si ha già un figlio affetto da un’anomalia cromosomica, o se i genitori ne sono portatori, è assolutamente indicato eseguire un esame di questo genere in gravidanza.

Si sceglie di fare villocentesi o amniocentesi rispetto a varie valutazioni, ovviamente per scegliere di fare un test di questo tipo bisogna essere adeguatamente informate dalla propria ostetrica o dal proprio medico su cos’è una villocentesi, e i rischi che potrebbe comportare. Nel caso della villocentesi, le cellule che si vanno a valutare sono le cellule trofoblastiche, le quali permettono di eseguire colture a lungo termine, in genere molto più rapide rispetto alle colture degli amniociti, ovvero le cellule che vengono studiate, invece, tramite l’amniocentesi.

villocentesi

Un altro esame, che si esegue per fare diagnosi prenatale di malattie di origine cromosomica è la funicolocentesi, che utilizza, invece, le cellule presenti nel sangue fetale. Ma si può constatare sempre di più che con la villocentesi, i risultati arrivano molto più rapidamente, e questo è un dato molto rilevante se consideriamo il fatto che chi ricorre a questo esame ha un motivo ben preciso e quindi un rischio molto alto che la mutazione genetica possa verificarsi.

E dunque se una donna ha un rischio elevato, e quindi c’è un’elevata possibilità che possa dover scegliere di interrompere la gravidanza (ed è una sua scelta, e in quanto tale va rispettata, soprattutto perché si tratta di situazioni patologiche certe e bisogna sapere se si è in grado di portarle avanti o no) richiede una diagnosi quanto più precoce possibile, e la villocentesi in questo senso è l’esame più indicato. Percui i risultati della villocentesi sono i più tempestivi e quindi permettono una maggiore quantità di tempo alla donna e alla coppia per metabolizzare l’esito e decidere come agire.

Inoltre, trascurando quest’enorme vantaggio in termini di tempo, la ricerca sui villi coriali è anche più sensibile e accurata rispetto alle altre tecniche, ed è la meno rischiosa. Tramite questo test si può inoltre risalire al Dna del padre biologico del bambino, e anche all’eventuale presenza di agenti infettivi che possono colpire il piccolo in epoca prenatale e determinare l’insorgenza di difetti congeniti. Anche se considerando il fatto che stiamo parlando comunque di un’indagine invasiva, è sempre meglio servirsi dell’ecografia per la ricerca di anomalie strutturali e riservare la villocentesi solo nei casi in cui è strettamente necessario.

I rischi dell’amniocentesi e i rischi della villocentesi sono pressoché sovrapponibili, considerando che la metodica con cui vengono messe in atto entrambe è la stessa. In entrambe i casi si utilizza la via transaddominale, si utilizza un ago della lunghezza necessaria all’esecuzione del prelievo e si effettua tutto sotto guida ecografica, in modo da individuare il punto più consono all’inserimento dell’ago e monitorando il prelievo in tempo reale.

Dopo amniocentesi e villocentesi è prevista una permanenza di qualche ora presso la struttura, in modo da monitorare la gravidanza per qualche tempo ,e da poter intervenire nell’immediato nel caso in cui insorgano dei problemi. In ogni caso si tratta di una scelta che solo la donna e la coppia deve fare, e devono essere supportati in questo dalle giuste notizie fornite dall’operatore che segue la gravidanza, in modo da poter bilanciare in maniera consapevole e cosciente i pro e i contro di tale pratica.