Travaglio: come riconoscerlo?
Il parto è vissuto in maniera differente da ogni donna e di conseguenza anche il travaglio assume caratteristiche differenti e soggettive. Ogni nascita è un evento a sé, nonostante il meccanismo fisiologico attraverso cui si arriva al parto segue fondamentalmente il medesimo processo. L’esperienza del travaglio richiede un tipo di apertura sia mentale che fisica, per ascoltare il proprio corpo e il proprio istinto. Per questo motivo può essere vissuto in modo diverso dalle donne. Alcune, infatti, si lasciano andare in modo istintivo, altre hanno bisogno di essere tranquillizzate frequentemente.
Un travaglio consiste nella successione di contrazioni della muscolatura uterina finalizzate alla formazione del canale del parto e successivamente alla progressione del feto lungo lo stesso. Molti sono i fenomeni che si susseguono nel corso delle varie fasi del travaglio, e anche le contrazioni stesse variano a seconda della fase in cui ci si trova.
Leggi anche: Cos’è il travaglio?
Come riconoscere le contrazioni
Le contrazioni uterine non sono sempre uguali perché la loro intenistà, durata e frequenza varia a seconda della necessità. A tal proposito distinguiamo le contrazioni di Braxton Hicks, le contrazioni preparatorie, le contrazioni prodromiche, le contrazioni da travaglio attivo e le contrazioni da parto (periodo espulsivo). Come qualsiasi altro tipo di muscolatura liscia, il miometrio da origine a contrazioni uterine in risposta ad uno stimolo ormonale. Esse sono regolate da un complesso meccanismo neuro-endocrino che vedono come protagonisti estrogeni e progesterone durante tutta la gravidanza e successivamente ossitocina ed endorfine.
Contrazioni uterine: non sono tutte uguali
I vari tipi di contrazione sono perfetti per diversi momenti della gravidanza e del travaglio. Si presentano in maniera differente soprattutto in base alla risposta dell’organismo materno. Ad esempio, nel corso della gravidanza possono presentarsi delle fisiologiche contrazioni sporadiche in risposta all’eccessivo movimento fetale o materno, con lo scopo di indurre contenimento e riposo. Questo dimostra come le contrazioni non sono necessariamente finalizzate al parto, ma anche a proteggere la gravidanza e a preparare l’utero al travaglio di parto.
Il travaglio di parto
Il travaglio vero e proprio è caratterizzato da contrazioni uterine dolorose che si susseguono in maniera regolare, che hanno una regolare durata ed intensità. Affinchè un travaglio cominci, il corpo della gestante deve essere pronto a sostenere uno stress simile. Per questo motivo è fisiologicamente preceduto da un periodo prodromico di preparazione che conduce gradualmente verso l’inizio di un vero e proprio travaglio nel momento in cui l’organismo sano della gestante è propenso a sostenerlo.
Il travaglio: può arrestarsi?
Per il medesimo motivo, appena descritto, lo stesso travaglio può rallentare o arrestarsi se l’organismo non è pronto a sostenere un simile stress. Essendo un processo che nasce in maniera fisiologica deve rispettare la salute dell’organismo della gestante. Una donna che sta bene sarà inoltre pronta ad attivarsi con movimenti e posizioni differenti in modo di poter sostenere al meglio e per molte ore le contrazioni uterine. Nel corso di un normale travaglio di parto riconosciamo inoltre varie fasi. Consideriamo una prima fase come “periodo dilatante” seguita dal “periodo espulsivo”.
Tra uno e l’altro fisiologicamente si manifesta una sorta di arresto del travaglio, che possiamo riconoscere nel “periodo di transizione”. Quest’ultimo serve fondamentalmente alla donna come momento di riposo prima dello sprint finale! Dunque prima di dare il via alle vere e proprie spinte finalizzate alla fase finale del parto la gestate ha la possibilità di rilassarsi per un periodo maggiore rispetto alle brevi pause tipiche del travaglio attivo. Successivamente le contrazioni riprenderanno con una frequenza uguale o maggiore.
Leggi anche: Rallentamento del travaglio
Travaglio e parto: curiosità
Laddove l’arresto del travaglio non è fisiologico, quali sono le cause? A ridurre l’attività contrattile uterina potrebbe essere anche un calo di energia. Ciò potrebbe avvenire nel caso in cui si subisce un digiuno prolungato. Un altro motivo possibile è riconducibile alla tensione emotiva a cui generalente è soggetta chi cambia ambiente e da casa si sposta verso l’ospedale, luogo in cui la donna si sente meno accolta e protetta. Di conseguenza, l’ansia induce il rilascio di adrenalina, un ormone che contrasta il bilanciamento tra ossitocina ed endorfine responsabile del susseguirsi naturale delle contrazioni. In altri casi, l’arresto o il rallentamento potrebbero avere un’origine meccanica. Quest’ostacolo può essere rappresentato dalla posizione o le dimensioni del feto, da alterazioni anatomiche del canale del parto o da un insieme delle stesse.
Vari sono i motivi che nel concreto possono incidere sulla buona riuscita di un travaglio. Il compito dell’ostetrica che assiste la donna è anche quello di vigilare su questi eventuali “ostacoli” guidando la donna sulla via più affine a lei per aggirarli. Anche in queste situazioni fa la differenza il rapporto di comunicazione e fiducia che si instaura tra la donna e la propria ostetrica. Quest’ultima si occuperà di assistere la donna lungo questo percorso così delicato al fine di poter arrivare alla nascita di una nuova vita nella maniera più serena e consapevole possibile!