La perdita del tappo è un evento atteso dalla futura mamma, ma spesso poco chiaro; l’utero in gravidanza subisce modificazioni significative e la produzione di muco cervicale a inizio gravidanza è una di queste. Il tappo mucoso in gravidanza è una protezione, prodotta per far sì che si chiuda la cavità, proteggendola da batteri e agenti esterni; il collo chiuso in gravidanza è una difesa, perché serve a contenere il prodotto del concepimento.
Come riconoscere il tappo mucoso? L’aspetto del tappo mucoso è tipico di qualunque sostanza derivante da muco, e può essere più o meno intenso; di norma, ha una colorazione marrone, ma non è detto che ci sia del sangue. Come tutte le perdite gelatinose all’inizio può essere abbondante, ma poi via via diminuire e striarsi di un rosa chiaro; la perdita del tappo mucoso senza sangue è possibile, ma qualora vi fosse in minima quantità non c’è da preoccuparsi.
Il colore del tappo mucoso è quindi marrone scuro, anche se alcune donne riferiscono perdite chiare molto abbondanti e l’inizio di attività contrattile.
Il parto naturale o parto spontaneo indica il parto che avviene per via vaginale e senza ausili e strumentazioni mediche o operative. In tal caso si parlerebbe di parto operativo con uso di ventosa ostetrica o somministrazione di farmaci attivi sull’utero (ossitocina).
Un’altra connotazione del parto vaginale è il parto normale; però, va specificato, che il concetto di normalità è relativo alle condizioni materno-fetali. Ad esempio, se vige un’indicazione forte o un’impossibilità al parto naturale, è il parto cesareo che diventa normale e appropriato. Ma il parto, in qualunque circostanza, suscita sempre molta paura per la donna, specie per quello che concerne il dolore; tuttavia è un momento che viene ricordato più per la nascita che per tutte le sofferenze che la futura mamma patisce. Tra i sintomi del parto il dolore è indubbiamente, anche, quello più soggettivo e non è detto che sia per forza insopportabile.
La perdita di muco in gravidanza è una reazione fisiologica all’incremento di ormoni e prende il nome di leucorrea gravidica; con questo termine si identificano perdite trasparenti gelatinose in gravidanza. Ma come sono le perdite in gravidanza? Le perdite vaginali in gravidanza devono essere trasparente, più o meno abbondanti e soprattutto inodore; se infatti vi è la presenza di perdite maleodoranti in gravidanza, queste potrebbero indicare la presenza di batteri o funghi, e quindi infezioni. In tale caso, rispetto all’agente infettivo coinvolto, si possono rilevare perdite verdastre o muco giallo, che richiede l’esecuzione del tampone e la prescrizione di una terapia adeguata.
La presenza di perdite bianche gelatinose rientra nella normalità, ma diverso è il discorso di perdite bianche dense in gravidanza, riferibili a una Candidosi. Il muco cervicale denso è una metodica di barriera protettiva per il feto e il liquido amniotico; infatti, anche le perdite sono sintomi di gravidanza, anche se nel I trimestre non è strano che ci sia anche qualche piccola goccia di sangue (spotting).
Le perdite gialle insieme al bruciore sono un problema della gravidanza ma non solo, perché possono verificarsi anche prima o dopo il ciclo mestruale. Un colore giallastro indica una leucoxantorrea, visto che il materiale è a tutti gli effetti purulento; la Clamidia e il Micoplasma (Ureaplasma urealyticum) sono responsabili di questo genere di secrezioni.
La perdita del tappo mucoso suscita molto interesse perché correlata al travaglio di parto; ma la perdita del tappo mucoso e l’inizio del travaglio che relazione hanno? C’è da dire che la relazione c’è, ma è diversa da donna a donna, e cambia con la parità ovvero col numero di figli. Una donna alla prima gravidanza perde il tappo come prima reazione dell’utero alle sue stesse contrazioni; ma dalla perdita del tappo mucoso quanto manca al parto? Teoricamente non molto, ma se consideriamo che la gravidanza dura 40 settimane e il tappo si perde a 37, non è strano che passino 2-3 settimane ancora. Infine cosa fare in caso di perdita del tappo? Assolutamente nulla tranne nel caso di ingenti perdite ematiche simil mestruali, o attività contrattile regolare e dolorosa.
Il tappo mucoso, come detto è muco marrone perché formato anche da lievi quantità di sangue ormai vecchio e ossidato; le perdite di muco marrone a fine gravidanza sono un segno prognostico positivo, ma quando preoccuparsi? Teoricamente finché non sono paragonabili a una mestruazione, e quindi più ematiche, o di cattivo odore, non sono preoccupanti. Tuttavia se la donna ha qualche dubbio, è lecito che si rivolga a un professionista.
Il travaglio è l’insieme di tutte le modificazioni e fenomeni locali che portano al parto; ad esempio la dilatazione avviene per l’effetto delle contrazioni, ed è uno dei principali elementi costitutivi del travaglio stesso. Ma quando inizia il travaglio? Tecnicamente quando vi è la presenza di contrazioni regolari, frequenti e dolorose (2-3 in 10 minuti e dalla durata di 40-60 secondi). Molte future mamme si interrogano anche su come inizia il travaglio e qui si possono distinguere metodiche naturali da quelle farmacologiche; ad esempio i rapporti sessuali possono indurre contrazioni valide, così come se vi è necessità, vi sono farmaci come le prostaglandine, che si somministrano per favorire la preparazione del collo dell’utero in gravidanza.
Quanto dura il travaglio? In media 6-8 ore per una donna che non ha mai partorito e anche 3 ore per una pluripara; i sintomi dell’inizio di travaglio annoverano l’attività contrattile uterina, il dolore più intenso e la dilatazione cervicale di almeno 3 cm. Non di poco conto è anche la rottura delle membrane che entro 24 ore dovrebbe innescare un travaglio di parto in modo autonomo.
Come avviene il parto? La nascita è l’insieme delle contrazioni dell’utero che spingono il feto all’interno del canale del parto materno; le fasi del parto sono: la latente o prodromica, che però non rientra nel vero e proprio travaglio ma è un momento di preparazione; il travaglio attivo che comprende la fase dilatante (fino a 10 cm) e la fase espulsiva (nascita del piccolo); e infine il secondamento, ovvero l’espulsione della placenta. In questo frangente vi sono dolore e perdite di varia natura che verranno esaminate dal personale che accompagna la donna ma ad esempio le secrezioni ematiche permangono anche dopo il parto; quanto durano le perdite dopo il parto? Le lochiazioni si risolvono in circa 3-4 settimane, passando da estremamente ematiche, a somiglianti a del semplice muco vaginale.