Taglio cesareo dopo altri interventi: in quali casi avviene?

Il taglio cesareo rappresenta la modalità chirurgica di espletamento del parto, il cui svolgimento dipende da vari casi, siano essi dettati da condizioni passate o presenti.

Infatti, il taglio cesareo viene classificato in iterativo o d’urgenza, sulla base che esso si verifichi come ripetizione rispetto ad altri cesarei, o si presenti come necessità correlata a condizioni di pericolo o impossibilità di svolgere l’espletamento del parto naturale.

Allo stesso tempo, una pregressa chirurgia ginecologica potrebbe richiedere un trattamento di chirurgia per la nascita del proprio bambino, o comunque potrebbero offrire delle difficoltà nel trattamento.

Ad esempio, interventi per la rimozione di miomi (neoformazioni benigne) ed endometriosi favoriscono la sindrome aderenziale (ahsherman) e deve essere applicata una certa accortezza nello svolgimento del taglio cesareo stesso, soprattutto se c’è stato pregresso coinvonlgimento di alcuni legamenti o di particolari sezioni anatamiche (setto retto-vaginale).

Nei casi di chirurgia intestinale e urologica non ci sono assolutamente controindicazioni rispetto al taglio cesareo, tranne rari casi (enterocistoplastica) in cui è auspicabile un taglio cesareo longitudinale (non orizzontale, per intenderci).

Ovviamente, ogni caso deve essere valutato singolarmente sulla base delle scelte dei professionisti che sapranno considerare tutti i pro e i contro dei differenti trattamenti.