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Stanchezza da allattamento: come sconfiggerla in tre mosse

L’allattamento è una esperienza unica sia per la mamma che per il bambino, ma chi l’ha già provato sa bene che è faticoso, mentalmente e fisicamente. Innanzitutto perché si è reduci dal parto, esperienza altrettanto faticosa per l’organismo, in secondo luogo perché si dorme poco e questo determina un dispendio energetico notevole, e infine perché diciamolo, spesso è difficile, diventa doloroso e richiede un impegno e un applicazione da parte di entrambi. Ecco tre regole per sconfiggere la stanchezza da allattamento.

Allattare non è automatico e istintivo. Tutt’altro, richiede l’acquisizione di tecnica e metodo. Non perché siamo dotate di un seno siamo di conseguenza già dotate anche della tecnica. Basti pensare che nasciamo anche tutti dotati di gambe, ma non per questo sappiamo camminare fin da subito. Quando è il momento di usarle ad un anno circa, allora ci applichiamo a farlo, e per riuscire prima gattoniamo, poi ci alziamo goffamente, cadiamo, ci facciamo male, ci rialziamo. E solo camminando tanto impariamo a camminare bene.

La stessa identica cosa vale per l’allattamento, che può essere ancora più snervante perché richiede la collaborazione del neonato, che a volte ha dei tempi lunghi. E di solito lo scenario è questo: la mamma non sa come fare, lui non riesce ad attaccarsi e piange, la donna si innervosisce e si avvilisce, allora subentra la zia o la nonna che le dice come fare e lei quindi si sente non solo nervosa e avvilita ma ora anche inadeguata, il neonato sente la tensione e piange più forte, alla fine si attacca ma si attacca male e compaiono le ragadi, la mamma sente dolore e vive il momento come una tortura. Allora il bambino rifiuta il seno e di nuovo ricomincia il circolo vizioso.

La prima mossa per vivere serenamente l’allattamento è creare un ambiente rilassante e confortevole: eliminare dalla stanza la zia, la mamma, la suocera, il papà e chiunque altro voglia entrare in questo momento così privato tra te e lui, che necessita di tranquillità e concentrazione, al pari di un passo a due di danza. Come ogni passo a due che si rispetti c’è però bisogno del “coreografo” e della musica. Il coreografo metaforicamente parlando deve essere l’ostetrica o la puericultrice, un professionista del settore competente e tecnico, in grado di insegnare la tecnica di un corretto attaccamento e al quale potete comunicare le vostre paure e incertezze, senza sentire il peso del giudizio. Per quanto riguarda la musica è ottima quella classica di Mozart per rilassare e stimolare la lattazione. Riducendo i fattori stresso-geni si riduce l’esaurimento mentale e quindi anche il dispendio di energie.

La seconda regola è avere cura della propria alimentazione, che deve essere ricca e variegata per sopperire all’aumento del dispendio di calorie. Evitate solo latte, latticini e caffè che potrebbero creare problemi di coliche al neonato, ma concedetevi spremute di arancia a colazione, cioccolato fondente (ottimo per dare energia) e abbondanti porzioni di verdure ai pasti. In caso di forte spossatezza su indicazione medica potete assumere anche integratori ricostituenti a base di creatina, carnitina e vitamine.

Il terzo problema è sopperire alla carenza di sonno. Molti genitori per non alzarsi di continuo finiscono per mettere il neonato nel lettone. Questa non è una buona idea, non per un problema di abitudine, come erroneamente si crede, quanto per il rischio della sindrome della morte in culla. Una soluzione per farlo svegliare in modo meno frequente invece potrebbe essere tirare il latte la sera e usare la bottiglina nelle ore notturne, in modo da controllare di dargliene una quantità sufficiente a saziarlo qualche ora e in modo anche da poter chiedere la collaborazione del papà, alternandosi nelle poppate.