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Spremitura utero: cos’è e quando viene effettuata

La spremitura dell’utero è una tecnica utilizzata in caso di particolare complicanze da parte delle ostetriche in seguito all’espletamento del parto. Prima di capire come si effettua, perché si arriva ad una tecnica non poco dolorosa?

Subito dopo l’ espulsione della placenta (secondamento), l’utero forma un globo duro (il cosiddetto globo di sicurezza), che si trova tra ombelico e sinfisi pubica.

Nei primi controlli del post-partum si vanno a valutare alcuni aspetti specifici: posizione fondo dell’utero, perdite ematiche, sutura in caso di episiotomia o lacerazione.

Lo stesso controllo deve essere effettuato, da parte dell’ostetrica, nei confronti di donne sottoposte a taglio cesareo.

Nel momento in cui, però, il livello del fondo uterino dovesse trovarsi al di sopra della linea ombelicale trasversa, questo potrebbe essere segno della presenza di coaguli all’interno del corpo uterino e, quindi, inequivocabilmente presentarsi un’atonia uterina (quindi ridotta contrattilità che in seguito al parto assume un ruolo fondamentale contro possibili emorragie).

Nel caso di una donna con parto spontaneo, oltre a massaggiare l’utero e a stimolarlo attraverso la somministrazione endovenosa di ossitocina, è importante escludere la formazione di un globo vescicale invitando la donna alla minzione spontanea. In caso di impossibilità, in questo caso si potrebbe procedere con il cateterismo per valutare lo stato vescicale.

In seguito a taglio cesareo, il catetere vescicale si trova già insito, motivo per il quale in questo caso l’ipotesi di un globo vescicale potrebbe essere esclusa a prescindere.

La seconda fase nella valutazione consiste esattamente nella spremitura dell’utero. Purtroppo, essendo una pratica alquanto fastidiosa, si deve fare affidamento alla delicatezza della professionista e alla propria resistenza. Ma in cosa consiste?

Si pone una mano al di sopra dell’addome, pressando esattamente sul fondo dell’utero per facilitare la fuoriuscita di coaguli e/o materiale residuo. Tale manovra può essere accompagnato dalla visita interna, fino al collo dell’utero per un’ispezione della cavità uterina e all’eliminazione di eventuale materiale superfluo. Si tratta in questo caso della tecnica dello scovolamento, genericamente effettuata di prassi in seguito a taglio cesareo (approfittando del momento dell’anestesia persistente in seguito all’operazione).

Nel momento in cui l’atonia uterina dovesse persistere, si potrebbe procedere con un’ecografia dall’esterno per valutare eventuali raccolte di sangue o, ancora, con una revisione della cavità uterina e una pulizia interna della stessa.