provetta coronavirus

Coronavirus e bambini: dagli incidenti in quarantena agli effetti psicologici sui più piccoli

Bambini alle prese col Covid-19

Non accenna a placarsi la nuova ondata di contagi legati al Coronavirus in Italia. Nelle ultime settimane, secondo quanto comunicato dai bollettini quotidiani del Ministero della Salute, i casi aumentano sempre più. Il maggior numero di pazienti positivi al Covid19 viene attualmente registrato in Lombardia, seguita da Campania, Toscana e Veneto. È soprattutto la recente riapertura delle scuole a riproporre il tema della sicurezza e il timore di una massiccia trasmissione di Coronavirus. Importante passo avanti per il ritorno alla tanto attesa normalità dopo le fasi più critiche e delicate della pandemia da Covid-19, il ritorno a scuola dei più piccoli preoccuperebbe non poco nonni e genitori, alle prese con i devastanti effetti psicologici della pandemia sui più piccoli e le misure di sicurezza da attuare per proteggere dal contagio grandi e piccini.

Bambini e Coronavirus: i sintomi nei più piccoli

Al sorgere della pandemia si pensava, erroneamente, che il Coronavirus colpisse solo la popolazione adulta e, in particolare, quella di età avanzata. Poco tempo dopo, i numeri avrebbero dimostrato il contrario: anche neonati, bambini e giovanissimi sono suscettibili al Covid-19. A confermarlo è intervenuta, già nel mese di marzo, una ricerca guidata da Justin Lessler (della John Hopkins University) e da Tong Zhang. Il test, condotto prendendo come riferimento la città cinese di Shenzen, avrebbe infatti rilevato che i bambini di età inferiore ai 10 anni, una volta entrati il contatto con persone infettate, hanno la stessa probabilità degli adulti di contrarre il virus.

A rincuorare i genitori, preoccupati per la salute dei più piccoli, interviene oggi il Ministero della Salute che chiarisce che, secondo quanto rilevato da una ricerca pubblicata su Nature Medicine, bambini e giovani sotto i 20 anni, oltre a risultare spesso asintomatici, avrebbero una suscettibilità all’infezione pari a circa la metà rispetto alle persone sopra i 20 anni di età.

bambini con mascherine coronavirus

Colpiti spesso in maniera più lieve e senza la comparsa di sintomi gravi, i bambini possono rappresentare però un importante veicolo dell’infezione da Covid-19 e mettere in pericolo, inconsapevolmente, la salute di nonni anziani e genitori. Ma quali sono i sintomi nei più piccoli?

Tra i sintomi di Coronavirus più frequentemente riscontrati nei bambini troviamo:

  • Febbre.
  • Tosse.
  • Malessere generale e affaticamento.
  • Naso che cola.
  • Mal di gola.
  • Mal di testa.
  • Bronchite.
  • Sintomi gastrointestinali (diarrea e vomito).
  • Difficoltà a respirare.

bambino vaccini

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Bambini e Coronavirus: Sindrome di Kawasaki o MIS-C?

Risale ai mesi di aprile e maggio di quest’anno l’allarme dei pediatri legato alla sindrome di Kawasaki. Questa patologia, particolarmente diffusa nel Regno Unito ma conosciuta in tutto il mondo, consiste in una vasculite che solitamente colpisce neonati e bambini di età compresa tra i 12 mesi e gli otto anni. La sindrome tende a presentarsi solitamente prima dei cinque anni di età e, ancora poco studiata, potrebbe essere legata a un agente infettivo. I sintomi della sindrome di Kawasaki consistono in febbre alta e persistente, alterazioni delle mucose, congiuntivite, lingua gonfia e arrossata ed eruzione cutanea. Nei casi più gravi, la malattia può causare un’infiammazione delle arterie del cuore e conseguenti dilatazioni aneurismatiche permanenti delle coronarie.

bambini malati

A lanciare l’allarme su un possibile legame tra il Coronavirus e la sindrome di Kawasaki era stata la Società Italiana di Pediatria in una lettera indirizzata ai medici per l’infanzia mentre a Bergamo e in Lombardia, regione martoriata dall’emergenza Covid all’inizio della pandemia globale che ha messo in ginocchio il mondo intero, si erano registrati molti casi associabili a questa sindrome.

All’ospedale di Bergamo Giovanni XXIII sono 13 i casi registrati nell’ultimo mese, dai neonati ai 16enni, mentre finora ce n’erano stati al massimo quattro all’anno. Solo 2 dei 13 bambini sono risultati positivi al tampone, mentre 11 lo erano al test sierologico. Pensiamo che sia una manifestazione dei bambini che hanno contratto il virus in modo asintomatico, per sviluppare poi questa infiammazione a distanza di tempo. Non abbiamo assoluta certezza che sia una patologia causata dal Covid-19, ma certo è che un aumento così significativo di casi in un solo mese, a partire dal 21 marzo e in concomitanza della pandemia, rappresenta un dato molto significativo.

Queste le dichiarazioni di Lucio Verdoni, reumatologo e pediatra dell’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo, rilasciate a Il Fatto Quotidiano.

Insieme a lui, anche Angelo Ravelli, segretario del gruppo di studio di Reumatologia della Società Italiana di Pediatria avrebbe osservato, nelle zone maggiormente colpite dal Coronavirus, un aumento della frequenza di bimbi affetti da malattia di Kawasaki.

Gli esperti italiani, nel tentativo di non creare allarmismi, avevano però precisato che solo una piccola minoranza dei bambini positivi al Covid-19 (meno dell’1%) avrebbe sviluppato la sindrome di Kawasaki, patologia curabile senza alcun tipo di complicanza se affrontata per tempo e con le dovute attenzioni. I pediatri avevano inoltre specificato l’assenza di un legame accertato tra il Coronavirus e questo tipo di malattia.

provette e coronavirus

Secondo un recente studio dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e del Karolinska Institutet di Stoccolma, la rara patologia vascolare pediatrica associata la scorsa primavera al Covid-19 non sarebbe la sindrome di Kawasaki bensì la MIS-C (Multisystem Inflammatory Syndrome in Children).

Patologia pediatrica del tutto nuova, la MIS-C ha manifestazioni molto simili alla sindrome di Kawasaki, e proprio per questo l’incremento dei casi di infiammazioni multisistemiche ( ossia a carico di più organi) che avevano colpito i più piccoli aveva fatto pensare alla sindrome di Kawasaki.

Secondo quanto rilevato da recenti ricerche infatti i bimbi tendono a contrarre il Coronavirus in forma poco grave e spesso asintomatica anche in caso di una elevata carica virale. Talvolta però è possibile che sviluppino una vasculite, infiammazione dei vasi sanguigni che provoca problemi intestinali, stato infiammatorio e problemi cardiaci. Nello studio CACTUS (Immunological studies in children affected by COVID and acute diseases), la MIS-C e la sindrome di Kawasaki, entrambe patologie infiammatorie, avevano quindi mostrato molte somiglianza ma anche parecchie differenze.

Gli studi sulla MIS-C, curabile con immunoglobuline, farmaci ad azione immunosoppressiva e cortisone, sono tuttora in corso per consentire ai piccoli pazienti affetti da Covid-19 di essere aiutati per tempo onde evitare pericolose complicazioni.

sindrome Kawasaki

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Bambini e Covid 19: quando la mascherina diventa un gioco

Fondamentale, secondo il Ministero della Salute, spingere i più piccoli al rispetto delle norme igieniche e di prevenzione dalle infezioni, spiegando loro nel dettaglio come poter agire in modo da proteggere loro stessi e gli altri dal Covid-19. In particolare, ai bimbi andrà ricordato di lavare spesso le mani con acqua e sapone o utilizzando un gel disinfettante a base alcolica. Fondamentale poi non portare le mani alla bocca, non toccarsi il naso ed evitare di stropicciarsi gli occhi.

A seguire, un divertente video musicale dedicato ai più piccoli affinché possano comprendere come lavare le mani efficacemente:

Le mascherine, non obbligatorie per i bambini al di sotto dei 6 anni e per i minori con disabilità non compatibili con l’uso continuativo di questo presidio di sicurezza, sono uno strumento fondamentale per ostacolare la circolazione del Coronavirus.

Secondo quanto dichiarato dalla Società Italiana di Pediatria

I bambini sani che indossano la mascherina chirurgica per più ore al giorno non rischiano la carenza di ossigeno né la morte per ipossia, la mascherina previene il diffondersi delle infezioni e va portata dai bambini per evitare la trasmissione del coronavirus tra asintomatici.

Ma quali sono le linee guida per il corretto uso delle mascherine da parte dei più piccoli? Per proteggere e mettere in sicurezza, la mascherina deve coprire interamente naso e bocca ed essere fissata alle orecchie. Prima di farla indossare ai bimbi sarà necessario che sia i genitori sia i piccoli lavino con cura le mani. Per gli adulti, la misura standard delle mascherine è di 15×30 cm, mentre per i piccoli le mascherine dovrebbero misurare 12×25 cm in media. È bene ricordare inoltre che solo bambini in particolari condizioni di fragilità, affetti da patologie croniche o ad alto rischio, dovranno indossare mascherine FFP2

mascherine coronavirus

Disponibili oggi in tutti i colori e le fantasie immaginabili, vendute da farmacie e negozi che hanno riconvertito la propria produzione per dedicarsi ai presidi di sicurezza anti Covid-19, le mascherine non sempre sono ben tollerate dai bambini.

Lo sanno bene Gianpaolo Torri, titolare del calzificio San Giacomo di Brescia, e Francesca Tenchini, mamma e progettista milanese, che già nel mese di maggio avevano dato vita a un ambizioso progetto volto a trasformare semplici mascherine in un momento di gioco e svago per i più piccoli. E così, armati di fantasia, hanno commissionato la realizzazione di duemila mascherine colorate, decorate con volti di simpatici animaletti, disegni divertenti e supereroi. La distribuzione delle baby-mascherine è stata invece affidata all’Azienda Regionale Emergenza Urgenza (AREU), nella speranza di rendere meno complesso questo periodo così delicato soprattutto per i più piccoli.

Ho pensato, osservando l’esperienza diretta come mamma e avendo alle spalle più di 15 anni di lavoro nel mondo dell’educazione, che soprattutto i più piccoli non capiranno bene come e perché ci si debba tutti schermare, e magari opporranno qualche resistenza dovendo indossare la mascherina. Immaginare tutto come un gioco può essere un modo per superare questa difficoltà. Le mascherine con i loro disegni aiutano inoltre a creare e raccontare storie. E le storie, le metafore, aiutano adulti e bambini a comprendere e comunicare.

Ha raccontato Francesca Tenchini parlando delle sue mascherine che, certificate e sicure, confezionate in otto diversi modelli e con differenti disegni cuciti in filato e pensati per aiutare i bimbi a comprendere come indossarle, consentiranno ai piccoli di godersi momenti di svago e gioco in totale sicurezza.

foto mascherine covid

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Bambini e Coronavirus: incidenti in quarantena

Tanti gli incidenti che hanno coinvolto i più piccoli durante la lunga quarantena che tutte le famiglie, in Italia e nel mondo, hanno dovuto affrontare andando incontro a non poche problematiche. Possono quindi noia e monotonia, sperimentate dai bambini costretti a passare tutta la giornata tra quattro mura, essere foriere di pericolosi incidenti domestici? E in che misura il Covid-19 ha messo e mette tuttora in pericolo l’incolumità e la salute psicologica di moltissimi bambini?

È il mese di aprile quando un bambino di Caserta, intento a giocare sul balcone di casa, è precipitato dal quarto piano, morendo dopo una notte di agonia in ospedale. La tragedia, consumatasi in Via Roma, sarebbe frutto di una tragica casualità. Il piccolo di tre anni infatti, forse nel tentativo di recuperare la sua palla, si sarebbe sporto dal balcone cadendo nel vuoto da quindici metri di altezza.

Tempestivo l’intervento del 188, allertato dai genitori del piccolo accortisi della tragedia. Gli assistenti sanitari hanno quindi prestato le prime cure al bimbo, trovandolo ancora vivo e senza traumi cerebrali evidenti. Intubato e in gravissime condizioni, il bambino è poi deceduto all’Ospedale Sant’Anna e San Sebastiano nonostante i disperati tentativi dei medici di salvarlo.

ambulanza

Tragedia analoga, anch’essa forse figlia della noia dei più piccoli, costretti in casa per via della quarantena, quella consumatasi in Sudafrica nel mese di aprile. Un bambino di soli undici anni ha perso la vita, fulminato dal generatore che azionava un castello gonfiabile regalatogli dai genitori per trascorrere qualche ora in allegria durante la quarantena. Intento a giocare in compagnia della sorella minore, il piccolo Pedre sarebbe morto sul colpo nel grande giardino antistante la sua abitazione. Correndo intorno al castello gonfiabile infatti il bimbo sarebbe inciampato nel generatore, restando fulminato. Inutile l’intervento dei soccorritori che, allertati dai genitori del bambino, hanno tentato di rianimarlo per oltre un’ora.

Secondo quanto riportato dal Daily Mail, il piccolo sarebbe stato stroncato da una scossa di 240 Volt mentre il castello, secondo le dichiarazioni rilasciate da un amico della famiglia, sarebbe stato sgonfiato e consegnato a un team di esperti per essere sottoposto ai necessari controlli.

castello gonfiabile incidente quarantena

Viene poi dalla Toscana, per la precisione da Montevarchi in provincia di Arezzo, la commovente storia di solidarietà che vede protagonisti due fratellini che, a causa del Covid-19, hanno vissuto terribili momenti di solitudine. Privati delle loro figure di riferimento proprio durante la quarantena, i bimbi hanno perso la nonna ottantenne (deceduta a causa del Covid19) mentre la mamma, operatrice sanitaria risultata positiva al Coronavirus, era ricoverata nel reparto di Malattie Infettive dell’Ospedale di Arezzo.

Ad accorrere in soccorso dei piccoli è stata quindi la collettività, intenzionata a dar vita a una catena di solidarietà continua capace di proteggere e i due bambini rimasti soli. Il sindaco Silvia Chiassai Martini ha infatti assunto temporaneamente la tutela dei due minori mentre molti parenti, concittadini e parrocchiani, trasferitisi a turni in un camper collocato nel giardino sotto la casa dei due bimbi, si sono presi cura dei fratellini parlando con loro dal balcone e portandogli cibo e pasti caldi mentre per consentire ai piccoli di dormire sonni tranquilli, sarebbe stato attivato un numero d’emergenza notturno con un operatore sempre pronto a intervenire in caso di necessità.

Ciò che più colpisce di questa toccante vicenda raccontata da La Nazione è la maturità con la quale i due bambini hanno affrontato la delicata situazione, collaborando con chi si è offerto di aiutarli e sentendo costantemente la mamma ricoverata in ospedale con l’aiuto di messaggi e videochiamate.

foto bimbi mascherine

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Gli effetti psicologici della quarantena sui più piccoli

È lo stesso Ministero della Salute ad annoverare le pesanti conseguenze psicologiche subite dai bimbi in seguito all’isolamento forzato nel periodo della quarantena. Secondo una ricerca condotta dall’Ospedale pediatrico Gaslini di Genova infatti circa il 65% dei bimbi di età minore ai 6 anni e il 71% dei minori dai 6 ai 18 anni avrebbero manifestato sintomi di regressione e problemi comportamentali.

Ma quali sono i disturbi psicologici più frequenti che colpiscono i bambini in tempi di Covid-19?

Già agli albori della terribile pandemia da Coronavirus che ha terrorizzato il mondo intero, molte ricerche si sono occupate di rilevare il disagio psicologico nei minori alle prese con la quarantena. A fornirci alcuni preziosi dati sull’argomento è stato in primis lo studio della psicologa e psicoterapeuta Cristina Meloni che ha sottoposto ad alcune famiglie di Piacenza e Codogno (zone duramente colpite dalla prima ondata di contagi di Covid-19) un questionario ideato dal centro di formazione sardo Centro studi per la famiglia in collaborazione con l’Università telematica internazionale Uninettuno.

Inviato online e completato dalle famiglie coinvolte nell’indagine in forma rigorosamente anonima, il questionato ha fornito dati illuminanti sulla condizione psicologica dei minori in quarantena. Ai genitori infatti è stato richiesto di indicare alcuni nuovi comportamenti che i rispettivi figli avevano manifestato durante l’isolamento dovuto all’emergenza Covid-19.

Vediamo quindi qualche dato rilevato dallo studio che ha coinvolto in totale 1.399 famiglie (579 di Piacenza, 129 di Cremona, 197 di Lodi e 494 di Bergamo):

  • 65% dei bimbi: irritabilità, rifiuto delle regole, capricci;
  • 40% dei bimbi: nervosismo;
  • 59% dei bimbi: svogliatezza.

Quello che negli ultimi due mesi ci ha colpito, è un trauma che nei libri non si trova. Tutti stiamo subendo delle perdite, ed ho pensato a come questo potesse influire sui bambini che stanno vivendo una fase di molto importante. I bambini ormai sono a casa da due mesi, e questo rappresenta una sorta di campana di vetro per loro.

Queste le parole della psicoterapeuta riguardo lo studio che hai coinvolto le zone italiane più duramente colpite dal Covid-19.

medici e infermieri tampone covid-19

Nell’Italia blindata della scorsa primavera, tra scuole chiuse ed economia messa in ginocchio, il fantasma della de-socializzazione ha terrorizzato moltissime famiglie italiane, costrette ad assistere alle tante manifestazioni di sofferenza psicologica dei più piccoli. Trascorrere intere giornate chiusi in casa, infatti, non avrebbe aiutato i bambini, spaventati da una situazione sconosciuta e gestita con insicurezza persino dai genitori, fondamentali punti di riferimento.

E dei rischi dell’isolamento forzato ha parlato a Open Irene Omnis, psicologa clinica infantile e psicoterapeuta che dall’inizio dell’emergenza ha ricevuto moltissime chiamate di genitori preoccupati di non riuscire a gestire con successo il malessere dei figli.

I bambini chiusi in casa rischiano di assorbire le ansie e le preoccupazioni dei genitori. Arrivare a casa con una spesa enorme dà ancora più ansia. Così come aumenta la preoccupazione nel sentire continuamente il Tg parlare del Coronavirus.

Secondo la psicoterapeuta infatti, il pericolo che i piccoli potessero interiorizzare il periodo di de-socializzazione vissuto, assimilando le ansie paterne e perdendo l’abitudine alla socializzazione era più che concreto. Che fare quindi? Senza dubbio, secondo quanto spiegato dall’esperta, un’ottima alleata del superamento di questa delicata fase sarebbe stata la tecnologia (utilissima per gestire videochiamate e mantenere il contatto tra i giovanissimi) mentre la quarantena, tanto odiata da grandi e piccini, avrebbe dovuto trasformarsi in un’occasione preziosa di condivisione di nuove, piccole esperienze vissute in compagnia di mamma e papà.

Coronavirus quarantena bambini

Tra i più colpiti dal Covid-19 troviamo senza dubbio gli anziani che, fragili e cagionevoli, hanno combattuto con la sindrome respiratoria acuta causata dalla pandemia di Sars Cov-2 e, troppo spesso, hanno perso la vita. Di difficile gestione per adulti e bambini, la quarantena, necessaria per arginare il contagio del Coronavirus, ha mietuto vittime anche nella categoria dei nonni. Risale infatti al mese di aprile il dramma di un anziano di Savona che si è suicidato gettandosi dal balcone della sua abitazione riconducendo le motivazioni del tragico gesto all’isolamento.

Secondo quanto riportato dal quotidiano Il Secolo XIX, l’uomo non sarebbe riuscito a sopportare la lontananza dal suo nipotino che non vedeva da oltre un mese a causa della quarantena, e proprio questa sarebbe stata la motivazione dell’azione suicidaria.

Non riesco a vedere il mio nipotino. Non ha più senso vivere così.

Poche, indelebili parole, quelle del nonno di Savona, che testimoniano il grande disagio vissuto da molti anziani costretti a vivere lontano dai propri affetti e chiamati al distanziamento sociale.

nonno e bambino coronavirus

A raccomandare molta attenzione nel rapporto tra bambini e persone anziane era stata già all’inizio di questa pandemia Maria Rita Gismondo, direttore di microbiologia clinica e virologia dell’Ospedale Sacco di Milano. In questo particolare momento di emergenza legato al Covid-19 infatti i bambini, spesso asintomatici o colpiti dal virus in maniera lieve, potrebbero essere veicolo di contagio per pazienti più anziani.

Leggiamo quindi le parole della Gismondo riportate dal Fatto Quotidiano:

I bambini sono il veicolo privilegiato dal virus per raggiungere i nonni. Il contagio è favorito anche dalla impossibilità di prendere misure di minima sicurezza, come la distanza di un metro, non baciarsi, non stringere la mano. Vero è che i bambini non si ammalano, ma possono essere infettati dal Coronavirus e avere solo sintomi banali simili-influenzali. In questo caso si trasformano in bombe biologiche di diffusione del virus. Questo è il momento, purtroppo, di separare i bambini dai nonni, affinché possano presto riabbracciarli con gioia e sicurezza.

nonni e nipoti coronavirus

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Bambini e Coronavirus: le vicende che hanno commosso l’Italia intera

Considerati tra i soggetti che più stanno patendo l’isolamento forzato e il cambiamento repentino di abitudini e stile di vita dovuto all’emergenza Covid-19, i bambini sono tuttavia i protagonisti indiscussi di alcune commoventi vicende legate a questa pandemia. Sono tantissime infatti le storie che hanno commosso l’Italia, vedendo protagonisti bambini coraggiosi e pieni di giudizio, capaci di far riflettere tanti adulti che dovrebbero, è il caso di dirlo, prenderli a esempio.

Ha fatto il giro del web, toccando i cuori di tutta l’Italia, la lettera che la piccola Noemi ha scritto alla Polizia all’esordio dell’emergenza legata al Coronavirus. La bimba ha infatti chiesto aiuto ai genitori per contattare la questura di Viterbo e leggere agli agenti il suo messaggio.

Buonasera, sono Noemi, una bambina, e volevo ringraziarvi con una lettera. Posso leggerla?
Cari poliziotti, vi volevo dire che il vostro è un bellissimo e rischioso lavoro e vi state dando molto da fare soprattutto con questa emergenza del Coronavirus. State passando di strada in strada a dire a tutti i cittadini di rimanere in casa anche se purtroppo alcune persone non rispettano le regole. Continuate a essere meravigliosi. Un grande grazie ai medici che anche loro stanno facendo un faticoso lavoro per cercare di salvare tante persone malate. Un grazie a tutti voi da Noemi. Vi voglio bene.

Queste le parole con cui la piccola ha lasciato di stucco tutti, ringraziando gli agenti per il loro prezioso lavoro e il coraggio dimostrato in un momento così delicato.

La telefonata, inaspettata e commovente, è stata quini condivisa dall’operatore 23 della Polizia di Viterbo e divulgata dall’account ufficiale della Polizia di Stato. La saggezza della piccola Noemi, consapevole dell’importanza dell’isolamento in tempi di Covid-19, è solo uno dei tanti esempi di maturità e lungimiranza mostrati dai più piccoli durante l’emergenza Coronavirus.

Arriva invece dalla Sicilia la dolce storia di Costanza, giovanissima alunna della scuola E. De Amicis di Palermo. La piccola di soli sei anni, in occasione della festa del papà, ha infatti deciso di scrivere insieme al suo fratellino una lettera al padre, costretto all’auto-isolamento volontario perché da poco rientrato da Treviso.

Caro papà è giorno speciale, lo leggi anche sul giornale. È il 19 marzo di un anno un po’ pazzerello che non fa prendere l’ombrello… mi imbavaglia con una mascherina e mi fa pulire le mani con l’amuchina. Siamo in missione segreta, dobbiamo sconfiggere un virus che non arretra. Siamo in quarantena e per noi è una gran pena non poterti vedere, baciare, abbracciare e dirti che per noi sei un papà speciale.

Poche parole in rima pubblicate da La scuola fa notizia. Una filastrocca di bimbi dai molteplici significati che ha saputo però colpire il cuore di moltissimi italiani e di papà Vincenzo, palermitano in trasferta a Treviso per motivi di lavoro.

lettera bambina papà
Foto: diregiovani.it

È rimbalzata sui Tg di tutta Italia anche la breve fuga di un bimbo di appena cinque anni. Il piccolo, che al momento dei fatti viveva insieme ai nonni a Pordenone, avrebbe tentato di scappare di casa per raggiungere la mamma, un’infermiera impegnata notte e giorno in una struttura sanitaria di Trieste per l’emergenza Coronavirus. Secondo quanto riportato dal Messaggero Veneto, il piccolo, dopo una piccola lite coi nonni, sarebbe sceso in strada intenzionato a trovare un passaggio per raggiungere la sua mamma.

Voglio riabbracciare la mamma, non la vedo da un mese.

Queste le parole pronunciate dal bimbo coraggioso a un automobilista che si era fermato per chiedergli se avesse bisogno di aiuto. Per fortuna il piccolo era stato notato anche da una pattuglia della Guardia di Finanza che, dopo averlo tranquillizzato, lo ha riportato dai nonni.

bambino autostop

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Covid e neonati: messaggi di speranza dai più piccoli

Fortunatamente meno coinvolti dell’emergenza Covid19 ma comunque protagonisti di alcuni simpatici, toccanti episodi, anche i neonati entrano nella cronaca di questo anno all’insegna dell’emergenza sanitaria legata al Coronavirus.

Come dimenticare il celebre “pannolino arcobaleno” del bimbo ricoverato all’Ospedale Niguarda di Milano? Durante il mese di marzo, il noto nosocomio meneghino ha infatti voluto lanciare un messaggio di positività e speranza con uno scatto ricco di significato. La foto, fornita da NEO (Associazione Amici della Neonatologia dell’Ospedale Niguarda Onlus) e condivisa sulla pagina Facebook dell’ospedale, ritrae un neonato steso a pancia in giù mentre indossa un pannolino sul quale è disegnato uno splendido arcobaleno con la scritta “Andrà tutto bene”, motto e simbolo della recente lotta al Coronavirus.

Quale immagine migliore di una nuova vita, venuta al mondo in giorni complessi e pieni di paura, per augurare al mondo intero una rapida e pronta ripresa?

pannolino arcobaleno

Che dire poi delle tenere immagini dei bimbi nati la scorsa primavera in Thailandia? Ribattezzati dai media “piccoli astronauti”, i neonati thailandesi sono stati ritratti indossare scudi protettivi e copertine colorate, preziosi strumenti finalizzati al contenimento del contagio da Coronavirus. Le foto, dolcissime e buffe, hanno fatto il giro del web, conquistando gli utenti della rete e strappando loro un sorriso nei giorni più bui di questa pandemia globale.

foto neonati coronavirus Thailandia
Foto: AP

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Covid e patologie pregresse: non esiste solo il Coronavirus

Secondo quanto rilevato dal presidente della Società italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica Claudio Maffeis la scorsa primavera, l’emergenza legata al Covid-19 avrebbe portato a una diminuzione dei ricoveri per altre patologie e a una distrazione generale nei confronti dei sintomi diversi da quelli legati al Coronavirus. L’esperto, ben attento a non minimizzare la pericolosità del Covid-19, ha però invitato le mamme a non sottovalutare gli altri sintomi che potrebbero colpire i piccoli e le eventuali patologie pregresse dei bimbi.

Un altro fattore che avrebbe portato alla diminuzione di accessi di bambini in strutture ospedaliere sarebbe stata proprio la paura di entrare nei luoghi adibiti all’assistenza sanitaria, considerati posti a rischio.

Leggiamo quindi la dichiarazione del Dottor Maffeis rilasciata all’Huffington Post:

Il bambino non deve arrivare tardi in ospedale. Se si riconoscono comportamenti diversi dalla normalità, bisogna contattare immediatamente il pediatra. Sarà poi lui a scegliere la strada adeguata da seguire. I sintomi possono essere gli stessi di quelli del coronavirus ed essere confusi. Come il dolore addominale, presente anche nei pazienti diabetici.

Una notevole diminuzione degli accessi al Pronto Soccorso è stata registrata anche al Gaslini di Genova che, considerato uno degli ospedali pediatrici più importanti d’Italia, prima dell’emergenza Coronavirus contava circa 100 accessi al giorno.

Ecco le parole della Dottoressa Emanuela Piccotti, responsabile del Pronto Soccorso del Gaslini, all’Huffington Post:

Ci siamo rapportati con altri ospedali e dipartimenti di emergenza pediatrica. La stessa tendenza è stata registrata anche dai colleghi di Torino, Firenze, Roma. È un evento generalizzato. La preoccupazione è legittima, ma lo diciamo tutti i giorni in corsia: quest’emergenza non deve farci dimenticare le altre.

bambino disinfetta mani con gel

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Il Covid e i bambini malati di tumore

I più fragili e bisognosi di cure durante l’emergenza legata al Covid-19 sono senza dubbio i giovanissimi pazienti oncologici che in tutto il mondo combattono contro quello che viene considerato dalla nostra società il più grande dei mali.

La storia di Mila Sneddon, una bimba di quattro anni malata di leucemia e residente in Scozia, ha commosso il web facendo il giro di tutto il mondo. La piccola bimba coraggio è divenuta infatti ben presto un simbolo di forza e positività durante questa pandemia globale in seguito allo scatto che la ritrae baciare il padre attraverso il vetro di una finestra.
La bimba, impegnata in una dura battaglia contro la malattia, al momento dei fatti si stava sottoponendo ad alcuni cicli di chemioterapia e il padre, con l’aggravarsi della pandemia legata all’emergenza Coronavirus, aveva deciso di allontanarsi da casa per proteggere la piccola, indebolita dal tumore e dalle terapie molto invasive.

È stato doloroso separarci, spero che questa immagine aiuti a comprendere l’importanza dell’auto disciplina alle persone che continuano a ignorare le linee guida del governo. Quando lo ha visto per la prima volta oltre il vetro, era confusa. Mi ha chiesto: “Perché papà non può entrare?”. Le ho spiegato che è per la sua sicurezza, ha capito. Spero che la sua storia sia un esempio, ci sono tanti bambini vulnerabili come lei che hanno bisogno di maggiore protezione. Per tutti è difficile, ma più si continua a trasgredire, più a lungo dovremmo rimanere a casa.

Queste le parole di Lynda, la mamma della piccola, al Daily Mail.

bimba malata di tumore coronavirus

Giunge invece dagli stati Uniti la storia del piccolo Gavin, bambino di sette anni affetto da linfoma che è riuscito a sconfiggere, durante la chemio, anche il Coronavirus. Il piccolo eroe, immunodepresso a causa della chemioterapia iniziata dopo la scoperta di un linfoma lo scorso gennaio, aveva cominciato a presentare febbre e tosse, poi sfociate in una polmonite acuta. Una volta accertata la positività al Coronavirus in seguito al tampone, il bimbo era stato curato al Children’s Hospital e al Dana-Farber Cancer Institute. Dopo giorni lunghi e difficili, Gavin ha poi finalmente sconfitto il Covid-19 ed è stato dimesso proprio nel giorno del suo settimo compleanno.

Festeggiato da pompieri e polizia che lo hanno scortato fino a casa in un corteo di festa, il bimbo è potuto tornare tra le braccia di mamma April (risultata anche lei positiva al Coronavirus e guarita) che al Boston News ha dichiarato:

Se siamo sopravvissuti a questo, possiamo sopravvivere a tutto. È stato un bel, folle e surreale sogno, un incubo.

Nel frattempo su, su GoFoundMe, è stata lanciata una raccolta fondi per aiutare la famiglia di Gavin a sostenere le spese mediche del piccolo. Il bambino infatti, mostra tenacia e coraggio senza eguali, ha vinto la sua battaglia contro il Coronavirus ma ancora lotta con tutte le sue forze per sconfiggere il cancro.

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