Rosolia in gravidanza: cos’è?
Quando si parla di rosolia, si pensa naturalmente alle malattie esantematiche tipiche dell’infanzia che, se seguono il loro normale decorso, guariscono in pochi giorni. Ma quando si parla di rosolia in gravidanza, la situazione cambia. La rosolia è una malattia infettiva e molto contagiosa causata da un virus, il Rubivirus, e se presa in gravidanza, può portare problemi al feto. Molto dipende anche dal periodo di gestazione in cui la rosolia viene contratta ma, in ogni caso, bisogna stare molto attente. Negli ultimi anni, i bimbi si vaccinano contro la rosolia con il vaccino trivalente intorno ai 15 – 18 mesi di età. I sintomi della rosolia sono abbastanza riconoscibili ma non sempre si presentano. Vediamo tutto ciò che c’è da sapere sulla rosolia in gravidanza.
Gravidanza: il rischio della rosolia
La rosolia è una malattia esantematica virale che viene trasmessa facilmente per via aerea. Il virus responsabile della malattia è il Rubivirus, che colpisce soprattutto i bambini tra i 5 e i 14 anni. Tra il 2005 e il 2015 sono stati segnalati circa 163 casi di rosolia in gravidanza. Negli ultimi anni l’attenzione verso le infezioni in gravidanza è maggiore a causa dell’aumento dei casi ed in modo da prevenire i danni al feto. Per quanto riguarda la rosolia in gravidanza, infatti, essa può essere molto rischiosa e portare problematiche gravi al feto. Come sostiene il dott. Giorlandino, una volta contratta la rosolia, questa conferisce l’immunità dalla malattia per sempre. Per conoscere se si è immuni alla rosolia, basta indagare attraverso un esame del sangue specifico. In ogni caso, è consigliabile eseguire il vaccino prima dell’inizio della gravidanza.
Leggi anche: Mal di gola in gravidanza: quali sono i rimedi
Sintomi della rosolia in gravidanza
I sintomi della rosolia in gravidanza sono:
- esantema: bollicine rosa/rosse che partono dalla testa e si estendono su tutto il corpo;
- linfonodi ingrossati;
- abbassamento del valore delle piastrine;
- febbre;
- sintomi influenzali;
- dolori articolari.
Ci sono casi in cui, però, l’esantema non compare, lasciando spazio solo all’ingrossamento dei linfonodi e alla febbre. Proprio per questo, la donna in attesa deve stare ancora più attenta perché può scambiare i banali sintomi dell’influenza con l’inizio della rosolia in gravidanza.
Leggi anche: Raffreddore in gravidanza: come curarlo?
Rosolia in gravidanza: come avviene il contagio
Il contagio della rosolia in gravidanza, come in tutti gli altri periodi della vita, è molto semplice. Può avvenire, infatti, per via aerea (basta qualche gocciolina di saliva) o per contatto diretto con le secrezioni infette (ad esempio i muchi). Il periodo di incubazione della rosolia varia dalle due alle tre settimane. Il contagio può avvenire da circa 7 giorni prima della comparsa dell’esantema fino a 5 giorni dopo. Durante un periodo delicato come quello della gravidanza, in cui anche le difese immunitarie sono più basse, questa malattia può superare la placenta e trasmettersi al feto (trasmissione verticale). Fortunatamente però, ciò accade nella minoranza dei casi. Il contagio del feto avviene attraverso la circolazione del sangue e rappresenta un grande rischio per il bambino che si porta in grembo. Più nel dettaglio vedremo questo argomento nei prossimi paragrafi.
Leggi anche: Cistite in gravidanza: come combatterla
Rosolia e gravidanza: prevenzione
Come abbiamo già detto, la rosolia in gravidanza è molto contagiosa. L’unica arma realmente efficace contro la malattia è il vaccino. Se si progetta una gravidanza, come sostiene il dott. Lanzone, è quasi obbligatorio consigliare il vaccino un paio di mesi prima dell’inizio della gravidanza. Inoltre, come anche per le altre malattie esantematiche virali, è bene prendere alcuni accorgimenti come evitare luoghi affollati e chiusi, evitare le scuole e gli asili se è in giro la rosolia, curare l’igiene profondamente. Come dice la dott.ssa Cavalieri, il primo passo da fare per la donna quando si progetta una gravidanza, o si è già in dolce attesa, è controllare lo stato immunitario riguardo a questo tipo di malattia. L’esame sarà ripetuto con una cadenza di circa 30 giorni nella donna che non ha contratto già la rosolia prima della gravidanza. Di seguito un video che parla di questo argomento.
Leggi anche: Mal di pancia in gravidanza: cosa bisogna sapere
Rosolia nelle prime settimane di gravidanza
La rosolia, se contratta in gravidanza, può essere rischiosa per il feto e questo rischio varia in base al periodo in cui viene contratto il virus. Se la malattia si presenta nelle prime 10-12 settimane fino alla 16esima settimana, può essere molto pericolosa. Il rischio di contagio del feto è massimo nelle primissime settimane (100% nelle prime 8 settimane) e si abbassa man mano che si va avanti con la gravidanza. Quando l’infezione passa al feto in questa epoca così precoce, come dice il dott. Lanzone, purtroppo i danni possono essere critici. Il virus, nel primo trimestre, riesce con molta facilità ad attraversare la placenta e questo può portare:
- malformazioni degli organi;
- morte fetale tardiva;
- aborto spontaneo;
- sindrome della rosolia congenita: il feto sviluppa la malattia che può portare gravi danni alla vista e all’udito, ritardo nella crescita, ritardo mentale.
Leggi anche: Emorroidi in gravidanza: cosa fare e come curarle
Rosolia dopo il primo trimestre
Se la rosolia in gravidanza viene contratta a partire dal secondo trimestre, il rischio di contagio del feto non è più altissimo ma rimane comunque medio. A partire dalla 20esima settimana, la placenta diventa una barriera per il feto e il rischio di contagio è medio. In ogni caso, l’infezione del feto può avvenire in maniera più lieve e può portare problemi come la cataratta, difetti dell’udito, malformazioni cardiache. Se il virus della rosolia in gravidanza viene contratto nel terzo trimestre, il rischio di contagio è basso e il feto può manifestare infezioni ancora più lievi senza alcuna malformazione, ittero, anemia. In ogni caso il ginecologo può, attraverso l’ecografia, accorgersi dei difetti della vista o del sistema cardiaco del bambino ma non quelli relativi all’udito, al sistema nervoso o alla crescita, che si possono diagnosticare solo dopo la nascita. Come sostiene il dott. Lanzone, la trasmissione della malattia dalla mamma al bambino non è fortunatamente automatica e quindi l‘incidenza delle malformazioni sul feto è bassa. Di seguito un video dell’Ospedale pediatrico Bambin Gesù che parla della rosolia.
Leggi anche: Febbre in gravidanza, quando è pericolosa: conseguenze e cure
Rosolia in gravidanza: cosa fare
Essendo la rosolia una malattia causata da un virus, sappiamo bene che nessun antibiotico può fare effetto. Ciò che bisogna fare è lasciare che compia il suo decorso. Una volta compreso, attraverso i dovuti esami, da quanto tempo si è contratta la rosolia, sarà il ginecologo a informare i genitori sulle possibili conseguenze che l’infezione del feto può comportare. Qualche consiglio utile nel caso di contagio è sicuramente la cura dell’alimentazione, il riposo e l’assunzione di molti liquidi. In ogni caso, come sostiene il dott. Lanzone, non bisogno mai drammatizzare le situazioni, personalizzare i vari tipi di esami in base alle particolarità della donna, sia prima che in corso di gravidanza e affidarsi a esperti della materia. Di seguito un video del professore in cui si parla in modo più approfondito delle infezioni in gravidanza, tra cui anche quella da Rubivirus, sulla prevenzione e la cura per evitare danni al feto.
Leggi anche: Candida in gravidanza: uno dei fastidi più temuti dalle future mamme