Quante volte dei neo genitori si saranno stupiti del fatto che mentre dormiva beatamente, il proprio neonato ha iniziato a compiere una determinata azione definita dalla scienza pediatrica riflesso di Moro. In genere avviene improvvisamente: il bambino sobbalza, ponendo le sue braccia verso l’alto, aprendo le dita delle mani per poi chiuderle successivamente a pugno, e sospendendo temporaneamente il respiro per piangere subito dopo, anche senza aver udito necessariamente rumori forti in camera.
Il riflesso di Moro fa parte di quei riflessi neonatali, ossia reazioni involontarie, che il bambino possiede sin dalla nascita, come ad esempio stringere a se il dito della mano a lui posta da un’altra persona. Se non ci sono problemi cognitivi nel piccolo, questi riflessi inconsci scompaiono entro il primo anno di età. In realtà, si presenta già durante la 28/30 settimana di gestazione, pertanto si potrebbe dire che il riflesso di Moro appartiene a dei movimenti arcaici vissuti durante la fase fetale.
Il pediatra austriaco Ernest Moro, fu il principale studioso di questa azione primaria del neonato, a lui si deve quindi il nome riflesso di Moro. Osservando il bambino durante questa reazione si percepisce infatti una sorta di spavento che il figliolo prova mentre dorme, simile a quando noi adulti sogniamo la caduta. Responsabile del riflesso neonatale è quindi la mancanza di controllo sui muscoli del corpo che non è presente nel piccolo, ma con la graduale crescita acquisterà e gli stessi riflessi spariranno.
Non c’è quindi da preoccuparsi se durante la notte il bimbo si sveglierà sobbalzando e inizierà a piangere interrompendo il suo e il vostro sonno, molti genitori per evitare che questo riflesso interferisca durante il dormire, tendono a praticare la fasciatura del corpo del neonato. Ma i riflessi neonatali non sono altro che il mondo in cui il bebè reagisce agli stimoli esterni: rumori, odori, luci o anche un impercettibile soffio d’aria, lui tende a reagire o a “difendersi” a queste sensazioni in questo modo.