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Quanti biscotti mettere nel biberon

Non tutti i bambini vengono allattati al seno. Alcuni sono nutriti, fin dalla nascita, con il latte artificiale; altri con quello materno ed alcune giunte delle formula. Uno dei quesiti delle mamme, in questi ultimi casi, è quanti biscotti mettere nel biberon?

Nell’allattamento al seno il bambino può mangiare tutte le volte che lo desidera, infatti si dice a richiesta, senza pericoli di “sovradosaggio”. Con la formula, invece, è importante rispettare le regole del pediatra. Il latte artificiale, contiene, in quantità equilibrate, tutti i nutrienti di cui il piccolino ha bisogno, alterare tutto questo può causare al figlio problemi di salute immediati e futuri.

In genere dopo il quarto mese, il pediatra può consigliare di aggiungere nel biberon qualche biscotto, iniziando da quelli granulari, più facilmente solubili nel latte. Ci sono medici che preferiscono ritardare il più possibile l’assunzione di biscotti, in quanto alimenti che non soddisfano le esigenze nutrizionali del neonato, consigliando l’aggiunta nel biberon di qualche cucchiaino di crema di riso. Soluzione, questa, non gradita a tutti i bambini.

A seconda, poi, dell’appetito del piccolino, del suo stato di benessere e della crescita, è possibile aumentare il numero di biscotti, fino a quattro, verso i sette – otto mesi, con il biberon della colazione; magari sciogliendone due o tre nel biberon e lasciandone uno da sgranocchiare tra un pasto e l’altro.

Oggi sul mercato troviamo diverse marche di biscotti per la primissima infanzia. I medici raccomandano l’assunzione di quelli poveri di zuccheri aggiunti, per evitare di esporre il piccolino a problemi di salute e sovrappeso. Così come è importante non “usare” i biscotti come premio, o come ricatto per evitare nel bambino l’insorgenza di un cattivo rapporto con l’alimentazione. A volta, capita a noi genitori, disarmati da qualche bizza del figlio, di usare la minaccia di un improbabile lupo di passaggio da casa, o la promessa di un delizioso biscotto per spostare l’attenzione del piccolo e calmare il pianto; forse riusciamo a tamponare una situazione che ci mette in difficoltà, ma predisponiamo il bambino ad un rapporto di premi e punizioni con il cibo, pericoloso per il futuro.