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Quali controlli deve fare la mamma subito dopo il parto

Il post parto è una fase molto delicata per la mamma. Lo sbalzo ormonale, il possibile disorientamento, lo stress fisico del parto, le perdite ematiche subite, l’inizio dell’allattamento, possono mettere a dura prova corpo e mente della neo mamma. Per questo motivo le ostetriche i medici e tutto il personale sanitario dovrebbe essere attento e pronto a rispondere ad ogni esigenza, non limitandosi a seguire sterili protocolli, ma mettendosi realmente in ascolto della donna, dei suoi bisogni e del suo vissuto emotivo. Vediamo nello specifico allora quali controlli dovrebbe fare una mamma dopo il parto

Nel post parto, il periodo che va dal secondamento a due ore circa dal parto, la donna deve essere tenuta sotto stretto controllo per prevenire il rischio di emorragie.

A questo scopo in alcune cliniche prima di tornare in camera viene trattenuta nei pressi della sala parto, dove il personale ostetrico passerà spesso a controllarne i parametri vitali generali: temperatura, pressione, saturazione dell’ossigeno se necessaria, colorito e sensorio, cioè se è in uno stato di coscienza, di incoscienza o disorientamento.

Controllo fondamentale è quello dell’utero, che deve essere ben contratto e un dito al di sopra dell’ombelico. Le perdite ematiche post-parto sono dette lochiazioni, devono rientrare entro certi limiti e provenire unicamente dall’utero. Per questo motivo verranno ispezionati i genitali esterni, i punti di una eventuale episiotomia o lacerazione, per verificare che non sanguinino.

Se la mamma sta bene e il bambino è con lei, con l’aiuto dell’ostetrica viene avviato l’attaccamento al seno, che ha anche lo scopo di prrodurre ossitocina, ormone in grado di contratto l’utero e proteggere dalle emorragie.

Dopo le due ore di sorveglianza, di norma si riporta la donna in camera. Dà lì fino al giorno della dimissione si continueranno ad effettuare in ogni caso più controlli al giorno sull’utero. In occasione di questi controlli si valuterà anche la ripresa dei visceri, quindi si domanderà se c’è stata la ripresa della minzione e di una attività intestinale, si osserverà il colorito, si misurerà la pressione e la temperatura, fondamentale per riconoscere una eventuale febbre puerperale.

In secondo luogo si controlla il seno: si osserva la forma dei capezzoli per dare consigli sull’allattamento in caso ad esempio di marcate introflessioni, che potrebbero scoraggiare questa attività.

Attraverso la palpazione si sente la consistenza per capire se sta arrivando o meno la montata lattea. Il giorno seguente e quello dopo sarà importante continuare l’osservazione del seno per escludere o trattare ingorghi, mastiti o ragadi.

L’allattamento può essere la parte più difficile per una donna, specie se il parto è stato traumatico e se si manifestano evidenti cali dell’umore. Per questo motivo ogni donna ha diritto ad una assistenza per l’avvio dell’allattamento, e se questa non avviene spontaneamente dovete assolutamente richiederla al personale ostetrico presente in clinica.

Non meno importanti i controlli sul feedback, meno praticati in Italia, ma si può dire fondamentali per prevenire le forme di depressione post-parto. Si tratta di una chiacchierata con l’ostetrica che farà delle domande su come sia andato il parto per capire se la donna conserva un ricordo positivo o negativo del suo vissuto, se le sue aspettative sono state soddisfatte o deluse. Questo non solo offre degli spunti agli operatori per migliorare la loro assistenza ma permette alla donna diaprirsi in un dialogo sincero con la sua ostetrica, alla quale può francamente raccontare come si sente e quali sono i suoi dubbi di mamma e le sue difficoltà per trovare un valido aiuto sia tecnico che psicologico.