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Qual è la posizione migliore per partorire?

La cosa più bella del travaglio è quella di poterlo vivere in modo attivo, gestendo le tante sensazioni che esso offre in modo del tutto personale, lasciandosi anche guidare dai consigli dell’ ostetrica e da quello che il proprio istinto dice. Proprio le posizioni in travaglio e nella fase espulsiva costituiscono la soluzione più efficace che si sostituisce alla “classica” (ma meno efficace) posizione ginecologica.

In realtà, non esiste una posizione migliore rispetto alle altre. Il perché? Semplicemente ogni donna ha la possibilità di trovare il modo migliore per sentirsi a proprio agio.

L’ultima fase del travaglio è esattamente quella espulsiva, in cui la donna dovrà associare le proprie spinte ed energie per poter avere il proprio bambino tra le proprie braccia.


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In che modo spingere? Posizione accovacciata, a carponi, a rana, in posizione verticale, in decubito laterale (portando la coscia anteriore verso l’addome), utilizzando la sedia ostetrica o la fit-ball.

Insomma, le posizioni da utilizzare sono tante, ma la cosa che le renderà migliori in una donna piuttosto che in un’altra è il fatto che siano antalgiche e che si adattino ad una precisa condizione clinica.

Nella visita ostetrica si valutano diversi elementi: dilatazione collo dell’utero, consistenza dello stesso, livello parte presentata. Inoltre, dalla visita si riesce ad intuire la posizione del bambino e sulla base di questo potrebbe essere anche l’ostetrica a consigliare una posizione “perfetta” proprio per quel determinato momento del travaglio, in maniera da poter “indirizzare” la rotazione della testa del bambino in modo auspicato.

Il concetto più importante per l’ eccellenza delle posizioni sta nel fatto che esse possono essere verticali e, quindi, favorire la discesa della parte presentata (la testa del bambino), lavorando sempre sul concetto che possano aiutare nella gestione del dolore in travaglio.