Grazie al controllo ecografico ripetuto è possibile tracciare correttamente un profilo biofisico e comportamentale del feto per poter delineare un quadro ben definito di benessere fetale.
I parametri valutati riguardano: i movimenti respiratori fetali e quelli corporei, il tono fetale, i movimenti fetali oculari, il volume del liquido amniotico e, non per ultimo, il grado di maturità placentare.
La placenta, di cui abbiamo parlato abbondantemente (non tralasciando nemmeno i curiosi riti e le tradizioni che la riguardano), ha esattamente una sua storia ed evoluzione.
Il grado di maturità placentare va correlato all’ età gestazionale e prima della 37° settimana un precoce invecchiamento (o maturazione placentare) deve essere assolutamente tenuto sotto controllo proprio perché se la placenta invecchia prima del tempo, prima sarà ridotta la capacità di proteggere e “nutrire” il feto.
Ecograficamente, possono essere individuati e distinti i quattro gradi di maturità placentare:
Nel momento in cui dovesse, ad esempio, presentarsi un terzo grado di maturità placentare (ipermaturazione o senescenza della placenta) prima del termine della gestazione, è opportuno pensare e organizzare al meglio una scelta terapeutica che potrebbe con tutte le possibilità portare alla soluzione di un rapido espletamento del parto.