Educare alle emozioni è importante fin dalla prima infanzia. Non è un compito semplice, ma è fondamentale per insegnare ai bambini a gestire nel modo più sereno possibile la propria vita e le relazioni con gli altri. Il compito di accogliere e comprendere le emozioni è affidato ai genitori e agli adulti di riferimento, come nonni o educatori. Essi devono guardare oltre il vero e proprio capriccio – o pianto – per capire cosa vi è nascosto sotto.
Per educare alle emozioni occorre saper ascoltare, accogliere il bambino ed i suoi disagi. Saper guardare oltre le apparenze. I fanciulli si esprimono come possono, spesso e volentieri con il pianto (quello che l’adulto considera capriccio). Non hanno un modo maturo di comunicare con noi. Ciò accade perchè i più piccoli non hanno ancora imparato a gestire le emozioni. Questa è una competenza trasmessa dagli adulti. Molto spesso, il capriccio non è fine a se stesso bensì è causato da un disagio che il bambino non riesce ad esprimere in altro modo.
Spesso il bambino non necessita di una vera e propria soluzione, ma ha bisogno di sentirsi ascoltato, accolto. La scelta delle parole è fondamentale ma delicata. Fate sentire al bimbo che lo capite e che gli siete vicini.
Ecco alcune frasi con le quali alleviare la disperazione del bambino.
– Capisco come ti senti. Non deve essere affatto bello.
– Non ti preoccupare, ci sono io con te.
– Mi dispiace che ti senta in questo modo.
– Se vuoi parlarne, sono qui per ascoltarti.
Frasi di questo tipo offrono un contenitore per i sentimenti del bambino. In questo modo il piccolo non si sentirà perduto né sopraffatto dalle sue stesse emozioni. Anzi. Sostenuto, capirà di essere in grado di affrontarle.
È importante che al bambino arrivi il seguente messaggio: l’adulto è dalla sua e, anche se sta piangendo, non lo farà sentire in colpa. A questo punto è importante capire che cosa ha scatenato quel pianto. Capire, cioè, che cosa è importante nella vita del bambino.
– Capisco che quel gioco fosse molto importante per te. È un peccato che si sia rotto.
– Ti sei fatto male… Proviamo a medicare la ferita.
Il bambino che vede riconosciuti i suoi sentimenti si sentirà importante. Valorizzato. Questo accresce la sua autostima.
Il bambino che piange cerca anche un riscontro dall’altra parte: dov’è il mio limite? Fin dove posso spingermi?
Porre dei limiti non deve creare sensi di colpa nei genitori, in quanto il bambino sta cercando di scoprire i suoi confini.
– Non posso accompagnarti dove tu vorresti perchè…
– Devi finire i compiti. È molto importante.
Al genitore è richiesta un’altra cosa non sempre semplice: scoprire e condividere il lato positivo. Se, ad esempio, il bambino è dispiaciuto per la separazione dalla madre, è importante fargli capire che a breve la mamma tornerà, e che nel frattempo lui potrà fare giochi divertenti con i suoi coetanei, nonni, etc.
– Anche a me dispiace separarci, ma tra poco ci rivedremo.
– I tuoi amichetti sono molto simpatici: ti divertirai tantissimo!
– Anche se adesso non stai bene, presto le cose cambieranno.
Ogni bambino è diverso. Ognuno ha i propri bisogni. La questione principale è non svalutare mai i sentimenti del bambino. Essi contraddistinguono la vita dei piccoli ed è importante che imparino a gestirle in maniera sana. Inoltre, il modo in cui il piccolo vede se stesso – auto percezione – influenzerà i rapporti con i suoi prossimi.
Non è corretto cercare di distrarre i bambini da ciò che provano. Non è corretto bloccare le emozioni, impedirne il loro fluire. Affrontare e riconoscere le emozioni è una tappa fondamentale per la crescita.