In seguito al parto si verificano dei processi di riparazione e di eliminazione dall’ utero dei residui dei tessuti della gestazione. Tale fenomeno di essudazione è definito “lochiazione” e le perdite dai genitali sono, appunto, chiamati “lochi”.
Il fenomeno della lochiazione vive diverse fasi: sulla base del periodo in cui si trova la puerpera, infatti, le perdite variano di contenuto e caratteristiche generali.
Inizialmente i lochi sono ematici (lochia rubra seu cruenta) e sono esattamente quelli valutati dall’ ostetrica nel post-partum e nei primi giorni del puerperio. Lentamente, fino alla sesta/settima giornata, la quantità di sangue si riduce e i lochi assumono un aspetto sieroso e di colorito giallastro (lochia serosa) proprio perché conseguono al vallo leucocitario (di globuli bianchi) nella parete dell’ utero.
Verso la seconda settimana di puerperio (10-15 giorni dopo il parto) essi acquisiscono un colore bianco e un aspetto cremoso (lochia alba seu purulenta), con quantità notevolmente ridotta. Dopo cinque o sei settimane dal parto, la lochiazione dovrebbe terminare.
Perdite ematiche che persistono oltre questo periodo possono allarmare la donna, anche se è da considerare il quadro di perfetta normalità soprattutto in donne che non allattano e che quindi hanno un’emissione di ossitocina endogena ridotta rispetto a chi vive quotidianamente l’allattamento.
Il contenuto dei lochi riguarda: sangue, residui di membrana, muco, leucociti, cellule epiteliali e anche microrganismi potenzialmente patogeni, “controllati” fermamente dalla barriera leucocitaria e dal sistema di “drenaggio” svolto dai lochi. Qualsiasi agente che possa danneggiare tali meccanismi potrebbe indurre anche una grave infezione puerperale.
L’ odore dei lochi è simile a grasso vecchio, varia da caso a caso, ma non assume carattere putrefattivo, salvo in caso di infezione. In tutti i casi, si tratta soprattutto di perdite che non si discostano dalla norma e che andranno a ridursi nel corso dei giorni fino a scomparire totalmente.