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I figli maschi assomigliano alla madre?

I figli maschi assomigliano alla madre?

A chi somiglierà nostro figlio? È sicuramente questa la domanda più ricorrente tra i genitori alle prese con una gravidanza. Gli studi sul DNA ci insegnano come il corredo cromosomico dipenda da leggi genetiche ben precise. Il nostro DNA è formato da 23 coppie di cromosomi: per ogni coppia, un cromosoma proviene dalla madre, l’ altro dal padre. Ogni coppia di cromosomi può avere caratteristiche dominanti o recessive: questo andrà a determinare il gruppo sanguigno, il colore dei capelli e degli occhi nonché i tratti somatici del bambino. La verità è che quindi nessuno può prevedere quale sarà l’aspetto del bambino perché sarà il risultato di un’infinita combinazione di geni.

La somiglianza genitore-figlio

Non solo i tratti somatici possono essere ereditati dai genitori: anche il temperamento, la personalità, la gestualità nonché la predisposizione verso un particolare talento dipendono dalla genetica. Vi sono però anche fattori ambientali e sociali che vanno ad influenzare questi ultimi fattori.

Affermare quindi che, sicuramente, il figlio maschio assomiglierà alla madre non corrisponde al vero. Esistono diverse ricerche scientifiche che dimostrano come un bambino non assomigli ai propri genitori più di quanto non assomigli ad altri.

Lo studio californiano che lancia questa provocazione spiega che il patrimonio genetico del bambino dipende anche dal contributo dell’intera schiera di antenati, i cui geni hanno continuato a combinarsi nelle generazioni successive.

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DNA e ambiente

E il carattere è ereditario o acquisito durante le esperienze di vita? Tutti i genitori vorrebbero sapere se i propri valori, le proprie capacità verranno trasmesse ai propri figli. Su questo aspetto, i risultati delle ricerche scientifiche non concordano all’unanimità.

Dagli studi più recenti però si evince che l’intelligenza abbia una base genetica per il 40%. Il restante 60% sarebbe il risultato di fattori ambientali come la presenza di fratelli e sorelle e compagni di gioco.

mamma con figlio

La “regola” di fondo è quindi sempre la stessa: la predisposizione, la genetica non determina in assoluto la persona.

Ad esempio:
– il figlio che ha ereditato dai genitori uno scarso interesse verso il disegno probabilmente verrà introdotto a quest’arte da un insegnante che riuscirà a trasmettergli il piacere di disegnare;
– al contrario, il figlio di due musicisti potrà non essere particolarmente capace e attratto dal mondo della musica.

Insomma, i genitori possono influenzare i figli con i loro interessi e i loro caratteri, ma poi sarà il percorso di vita, l’istruzione, le persone che questi incontreranno sulla loro strada e così via, a determinare il loro modo di comportarsi e il loro amore verso qualcosa.

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Ogni persona è unica

Gli studi condotti dal genetista Robert Plomin dimostrano come la famiglia influenzi nei primi tre anni di vita lo sviluppo mentale del bambino.
Con l’età scolare, la genetica prende il sopravvento; il bambino andrà presumibilmente alla ricerca delle condizioni che gli consentano di sviluppare la propria predisposizione.
Ciò su cui la scienza concorda è che ogni persona è unica nel suo genere. Si può studiare e conoscere il suo DNA ma il suo sviluppo non è in alcun modo predeterminabile.

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