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Parto prematuro: come prevenirlo

Lo scopo della prevenzione del parto prematuro è quello di individuare tutte le donne che possiedono dei fattori di rischio che potenzialmente non escludono il rischio di un parto espletato prima del periodo più opportuno per il piccolo in utero. Nonostante capire le donne che si avvicinano al rischio di un parto pretermine sia molto difficile, ecco alcuni degli strumenti maggiormente utilizzati per poter raggiungere l’obiettivo.

Innanzitutto si valuta l’attività contrattile: diversi sono i pareri a riguardo, ma già la presenza di 4 contrazioni nell’arco di 20 minuti documentate attraverso tracciato cardiotocografico può essere un criterio per poter diagnosticare precocemente l’inizio di un travaglio prematuramente.

Un tampone vaginale positivo per vaginosi batterica dovrebbe essere sempre tenuto in considerazione, soprattutto per poter trattare la vaginosi in modo preventivo e rassicurante.

Esiste il cosiddetto test alla fibronectina fetale: essa è una sostanza che funge da collante tra la decidua materna e le membrane amniotiche. E’ per questo motivo che la presenza a livello vaginale di questa glicoproteina, individuata anche precocemente, è un test altamente predittivo per il parto prematuro.

La valutazione del collo dell’utero tramite cervicometria ecografica (individuando la lunghezza della cervice e la presenza di eventuale funneling e, quindi, di modifiche a carico anche dell’orifizio uterino interno) e tramite la visita ostetrica (una dilatazione maggiore di 2 cm o, comunque, maggiore rispetto a quella individuata in una visita precedente) sono ottimi campanelli d’allarme.

Inoltre, nelle pluripare un pregresso parto prematuro deve assolutamente essere tenuto in considerazione da parte di ostetriche e ginecologi che sapranno, oltre che prevenire, anche intervenire tempestivamente per garantire la migliore terapia a mamma e bambino.