Il travaglio di partocomincia quando le contrazioni dell’utero si fanno regolari, con almeno una ogni dieci minuti e il collo dell’utero si dilata. Vediamo quali sono nello specifico le modificazioni a cui va incontro l’utero in queste fasi.
Immaginate una grossa pera, con l’estremità inferiore inclinata in avanti. Così è l’utero a termine di gravidanza. La parte superiore è il fondo mentre quella inferiore più stretta e inclinata è il collo. Perché il feto possa uscire il collo deve dilatarsi, raccorciarsi(sparire all’interno del corpo) e allinearsi (centralizzarsi) con il corpo dell’utero, formando un canale unico tra utero e vagina.
Le contrazioni uterine partono dal fondo, la parte più ricca di fibre muscolari. Sotto il loro effetto il feto viene spinto verso il basso, e contemporaneamente avvengono graduali modificazioni della consistenza, della lunghezza e della dilatazione del collo dell’utero, detti fenomeni dinamici.
Prima dell’inizio del travaglio vero e proprio il corpo attraversa una fase di preparazione detta Prodromica, che può durare 4, 8 o 24 h ma in alcune donne anche più giorni. Questa fase è caratterizzata da contrazioni sporadiche irregolari e di breve durata che comportano le primissime modificazioni dell’utero. Le fibre muscolari del collo sotto la trazione delle contrazioni si ammorbidiscono gradualmente e le pareti si dilatano, lasciando fuoriuscire il tappo mucoso, uno strato mucoso di protezione che funge appunto da tappo contro l’ingresso dei batteri. Assieme al muco può esserci una piccola fuoriuscita di sangue dovuta alla rottura dei capillari. Si dice in gergo ostetrico che la donna marca per la prima volta.
Con l’espulsione del tappo si è certi di avvicinarsi alla fase di travaglio attivo. Questa comincia con contrazioni ritmiche, più intense e frequenti, una dilatazione del collo di circa due centimetri, che continuerà a dilatarsi di circa un centimetro l’ora. Questa fase dura dalle 4 alle 8 ore a seconda che si tratti di un primo parto o di un secondo. A dilatazione completa solitamente avviene la rottura del sacco amniotico e comincia la fase espulsiva. Con essa può esserci una seconda fuoriuscita di sangue, segno della discesa della la testa fetale. Si dice in questo caso che “la donna marca per la seconda volta”.
La rottura del sacco amniotico però può avvenire anche dopo (rottura tardiva) e solitamente in questi casi si procede ad una amniotomia (rottura manuale). In alcuni casi rari le membrane amniotiche sono così resistenti da rimanere intatte fino all’espulsione. Si dice in questi casi che il neonato è nato con la camicia. In altri casi la rottura del sacco avviene prima della dilatazione completa (rottura precoce). Se avviene al di fuori del travaglio e prima delle 37 settimane si parla di rottura prematura delle membrane.
I fenomeni dinamici dovrebbero avvenire in concomitanza con la discesa della testa fetale (fenomeni meccanici), tuttavia nella pratica clinica spesso non è così. Per questo motivo sentirete i medici parlare tra di loro di “collo raccorciato pervio al dito”, “collo ancora posteriore” oppure “dilatazione completa ma testa a -3”, cioè testa ancora alta nello scavo pelvico. Per ogni fenomeno esiste un punteggio numerico che si rappresenta in uno schema chiamato indice di Bishop. L’indice di Bishop è un punteggio complessivo che serve a valutare l’andamento del travaglio nel complesso ed eventualmente a scegliere il tipo di induzione.