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Mio figlio non mi assomiglia: ecco da che cosa dipende

Il bambino, finalmente, nasce. Iniziano le prime visite alla neo mamma e al piccolo e con esse non mancano mai domande come: assomiglia di più a mamma o a papà? Così si iniziano a cercare quelle che sono le somiglianze, i tratti distintivi. Crescendo, il dilemma non svanisce. Anzi. Si inizia a fare attenzione anche al comportamento del bambino: sarà giocherellone come il padre oppure avrà preso la precisione dalla mamma?

Cercare le somiglianze per riconoscere se stessi nell’altro

Cercare le somiglianze fisiche e caratteriali è ormai tradizione. Si tratta di una forma di rassicurazione per i genitori e per coloro che vivono intorno: è come voler essere certi di aver trasmesso determinate caratteristiche al bambino, il quale rappresenta, ormai, il futuro. Una nuova generazione. Questa è una forma di riconoscimento: rivedere se stessi nell’altro dona la certezza di esistere, di essere riconosciuti.

Mio figlio non mi assomiglia: ecco da cosa dipende

Alcuni caratteri del patrimonio sono “dominanti”

Gregor Johann Mendel fu un biologo e matematico. Oggi viene considerato il precursore della genetica grazie ai suoi studi sui caratteri ereditari svolti su piante di piselli. La prima Legge di Mendel, chiamata anche Legge della Dominanza, sostiene che unendo tra loro individui omozigoti per un carattere ma con alleli diversi (uno dominante e l’altro recessivo) si ottiene una nuova generazione di individui che presentano il carattere dominante.

Quindi, così come è vero che non è possibile prevedere l’aspetto fisico o il carattere del nascituro, allo stesso modo sappiamo che esistono caratteri del patrimonio che sono “dominanti”. Ad esempio, se si uniscono un uomo e una donna aventi rispettivamente gli occhi blu e marroni, è molto probabile che il bimbo nasca con gli occhi marroni in quanto questo colore è “dominante” rispetto al blu.

Natura o ambiente: cosa influisce sullo sviluppo del bambino?

Sono stati svolti numerosi studi circa il dibattito natura – ambiente: “quando i fattori ereditari e l’ambiente interagiscono, in che modo i fattori ereditari influenzano l’ambiente e viceversa?“, si domanda lo studioso John W. Santrock. Non si sa per certo in che modo i geni possano influenzare il carattere del bambino. Ciò che è certo è che “lo sviluppo vero e proprio richiede qualcosa di più: un ambiente“, afferma lo stesso Santrock.

Lo psicologo russo Lev S. Vygotskij si era occupato proprio di questo: del ruolo in cui il bambino vive e cresce, arrivando ad affermare che è nel contesto sociale che il suo carattere si forma. La crescita dei piccoli si realizza in un contesto fatto di relazioni con gli altri.

Il bambino impara a costruire una nuova rappresentazione del mondo stando a contatto con un adulto di riferimento: sarà proprio questo adulto a stimolare la crescita stessa del bimbo.

In conclusione, riprendiamo le parole di John W. Santrock, affermando che “lo sviluppo dei bambini non è solo il risultato della loro eredità e del loro ambiente; i bambini sono anche autori di una traiettoria evolutiva unica, sono creature e creatori del loro mondo.

Non cerchiamo somiglianze, ma lasciamo crescere il bambino nel modo più libero possibile.