Lo sviluppo sensoriale del bambino prenatale

Il bambino, nella pancia della mamma, è continuamente stimolato da suoni, rumori, voci e odori provenienti dalla cavità uterina e dall’ambiente esterno. Il liquido amniotico e la placenta sono i primi trasmettitori e conduttori delle stimolazioni percepite dal piccolino, importanti per la sua crescita cerebrale, motoria e fisica. Il suono principale percepito nell’ambiente uterino è il battito cardiaco materno. A tal proposito Murooka ha dimostrato che il feto “memorizza” il ritmo cardiaco materno e che, se registrato e riproposto alla nascita, ha funzione rilassante. Un altro studioso, De Casper, ha dimostrato che nelle prime ore dopo la nascita i neonati mostrano di riconoscere e preferire la voce della propria mamma, rispetto a quella di altre donne. E’ evidente che questa preferenza si è sviluppata nel periodo endogestazionale.

Ma andiamo per ordine. Per quanto concerne le abilità sensoriali, sappiamo che il primo senso a svilupparsi è il tatto. Intorno alla settima – ottava settimana di gestazione, la pelle è un organo già molto sviluppato e ad una minima stimolazione intorno alla bocca, una delle zone più ricche di recettori cutanei, abbiamo già una risposta di evitamento dello stimolo.

Verso la ventessima settimana di gestazione il piccolino inizia ad esplorare il proprio corpo, anche se la madre non riesce ancora a percepire questi movimenti. Esplorerà le pareti del sacco amniotico e la superficie della placenta, afferrerà il cordone ombelicale, inizierà a succhiarsi il pollice ed a giocare con le manine afferrandole.

Un altro senso che si sviluppa presto è l’olfatto, organo altamente specializzato nella comunicazione con l’interno e l’esterno. Il piccolo, infatti, nell’utero è immerso in una molteplicità di stimoli olfattivi che formeranno la sua “memoria olfattiva”, importante per il riconoscimento del nuovo ambiente. L’esperienza degli odori e dei sapori intrauterini favorisce il riconoscimento, inconfondibile, del latte materno già subito dopo la nascita e nella vita adulta; infatti, sembra che questa memoria olfattiva prenatale possa in qualche modo rimanere impressa e condizionare alcuni comportamenti nell’età adulta.

Possiamo parlare di una comunicazione olfattiva esterna: l’olfatto è determinato da un meccanismo chimico che dipende dai recettori sensibili del feto a determinate molecole gassose. Il bambino nella pancia della mamma percepisce da solo ciò che avviene nell’ambiente esterno, dimostrando una certa indipendenza ed autonomia; ad esempio se poniamo un’essenza o un profumo sul ventre materno, questi possono venire percepiti e fatti propri dal nascituro. Il bambino reagisce e fa sentire il suo vissuto di piacere o meno che trasmette e comunica alla sua mamma.

Alla dodicesima settimana di gestazione sono presenti le papille gustative, che vanno man mano aumentando di numero. Iniettando nel liquido amniotico una sostanza dolce è possibile osservare ecograficamente un aumento della deglutizione nel feto, diversamente, iniettando una sostanza amara, la deglutizione rallenta e alcuni ecografisti affermano che si possono anche riconoscere delle smorfie facciali.
Poichè il liquido amniotico viene anche inalato, gusto e olfatto sono due modalità sensoriali strettamente collegate.

All’ottava settimana di gestazione l’orecchio interno e medio sono completi; a ventisette settimane è capace di reagisce a stimoli uditivi provenienti dall’esterno: presenta variazioni della frequenza cardiaca e sussulti in seguito a suoni forti e improvvisi, muove le palpebre se sono suoni più delicati. Alla trentacinquesima settimana di gestazione l’orientamento uditivo è simile a quello del neonato e grazie all’ampia varietà di suoni registrati nell’utero materno, alla nascita abbiamo una “memoria uditiva”.

Il feto, quindi, percepisce sia suoni endogeni, cioè provenienti dal corpo della mamma, di sottofondo, come il battito cardiaco materno, rumori digestivi, respirazione,… sia esogeni, provenienti dal mondo esterno, voci, musica, rumori ambientali,… Un suono speciale è rappresentato dalla voce della mamma che, percepito in modo amplificato, costante e con ritmo regolare, ha una valenza comunicativa nell’interazione della diade e sarà un punto di riferimento per il bambino anche dopo la nascita.

L’ultimo senso a svilupparsi è la vista. A cinque settimane di gestazione si forma il cristallino, a sette il nervo ottico, a quattordici settimane le palpebre. A ventiquattro settimane l’organo è morfologicamente completo e dopo la nascita si completa la funzione visiva. Il feto apre gli occhi alla diciottesima settimana di gestazione e può percepire il cosiddetto “crepuscolo uterino”, ovvero quella luce che dall’esterno filtra dall’utero materno. In questo periodo gestazionale, il piccolo reagisce con un sobbalzo se si punta una luce forte sull’addome materno. Già nei primi giorni dopo il parto, il bambino è in grado di fissare forme ovali, con contorni curvi ben delineati come gli occhi, il capezzolo della mamma.

Le conoscenze sullo sviluppo e sulle capacità sensoriali prenatali ci fanno comprendere come il feto sia un essere attivo, che inizia la scoperta di sè stesso e del mondo circostante già prima di passare nel mondo extrauterino. Il piccolino nasce, quindi, con un repertorio di informazioni: voce della mamma, contatto e odore materno, sapore del latte materno, sensazione di sentirsi cullat,… già sperimentate e memorizzate che ritroverà fuori dal pancione.