foto_sviluppo_picomotorio_bambini_corrono

Lo sviluppo motorio del bambino dalla nascita a 5 anni

Qualche giorno fa, nel corridoio del Consultorio che frequento abitualmente, ho visto una piccola locandina in cui si chiedeva la disponibilità delle famiglie a partecipare, insieme ai propri bambini, ad un progetto di ricerca universitario dedicato allo sviluppo motorio infantile. Mi sono incuriosita pensando a dei neonati… “in cattedra”.

Si tratta di un progetto di ricerca che valuta lo sviluppo motorio attraverso la somministrazione di alcuni semplici esercizi motori. In particolare si tratta dell’attivazione dei riflessi neonatali, dell’assunzione di determinate posture o movimenti e dell’interazione e manipolazione con piccoli giochi. Sentiamo dal gruppo di ricerca di cosa si tratta nello specifico.

Com’è nata l’idea di questa ricerca? E’ per un progetto di ricerca più ampio?
La realizzazione di questa ricerca ha preso avvio dal desiderio di una casa editrice che si occupa di testing psicologico, Hogrefe Publisher di Firenze, di validare per la popolazione italiana uno strumento sviluppato negli Stati Uniti per l’osservazione e la valutazione delle abilità di movimento in bambini dai 0 mesi di vita ai 5 anni e 11 mesi. Per avviare tale progetto, la casa editrice ha contattato la dott.ssa Stefania Zoia (AAS1 Trieste), che da anni in Italia si occupa di sviluppo del movimento in età evolutiva. Vista la portata del lavoro e la necessità di coinvolgere bambini provenienti da più parti d’Italia per raccogliere dati il più possibile rappresentativi della popolazione italiana, la proposta di partecipare al progetto è stata estesa ad alcuni gruppi di lavoro che da tempo si occupano di tematiche legate allo sviluppo e al movimento.
Il progetto ha così coinvolto, oltre al gruppo di lavoro di Trieste (coordinato dalla dott.ssa Stefania Zoia e dalla dott.ssa Marina Biancotto), diversi gruppi sul territorio italiano che fanno capo alla prof.ssa Simonelli dell’Università degli Studi di Padova, alla prof.ssa Girelli dell’Università di Milano-Bicocca, la dott.ssa Lopez del Villaggio Eugenio Litta di Roma e la dott.ssa Santinelli del Centro di Ergoterapia Pediatrica di Bellinzona.

Qual è la durata dello studio?
Il progetto nel suo complesso prevede, oltre alla raccolta delle osservazioni attraverso la somministrazione del test a bambini italiani, anche la traduzione e l’adattamento di tutti i materiali che compongono il test. Questo lavoro preliminare è stato iniziato nel giugno 2014, mentre la somministrazione del test ha preso avvio nel settembre 2014 e si concluderà a giugno 2015.

Come state intercettando le famiglie?
Ogni gruppo di lavoro si sta occupando di raccogliere le osservazioni su una fascia d’età distinta, individuata in base alle specifiche competenze ed esperienze cliniche e di ricerca di ognuno. Il gruppo di Padova si rivolge alla fascia d’età che va dai 0 mesi ai 11 mesi di vita, il gruppo di Roma alla fascia 12-24 mesi, il gruppo di Trieste in collaborazione con il centro di Bellinzona della fascia 2-4 anni e infine il gruppo di Milano sta coinvolgendo i bambini di 5 anni. Questa distinzione fa sì che ogni gruppo abbia modalità differenti di coinvolgimento delle famiglie. In particolare, per i bambini di età compresa tra i 2 e i 5 anni ci si è rivolti esclusivamente ad asili nido e scuole dell’infanzia, tramite cui è stato possibile richiedere la partecipazione delle famiglie. Per i bambini più piccoli stiamo collaborando con asili nido, distretti socio sanitari e studi pediatrici i quali ci fissano degli appuntamenti o ci danno la possibilità di entrare in contatto con le famiglie dei piccoli. Nello specifico, per il territorio di Padova (0-11 mesi) è possibile partecipare contattando direttamente la dott.ssa Piallini Giulia all’indirizzo email giulia.piallini@gmail.com oppure telefonando al numero 049 8278485 (in orario d’ufficio).

Quale tipologia di bambini e bambine stanno partecipando? Ci sono bambini, per esempio, sia italiani che stranieri, normodotati e disabili…?
L’obiettivo del lavoro è raccogliere dati che siano rappresentativi della popolazione di bambini italiani e permettano di delineare il profilo di sviluppo tipico delle competenze di movimento nella fascia d’età che va dai 0 ai 5 anni e 11 mesi. A tal fine sono coinvolti bambini sia italiani sia di origini straniere residenti in Italia. Ai fini della standardizzazione dello strumento, non sono coinvolti bambini con situazioni di disabilità fisica o mentale accertata. D’altra parte, lo strumento è pensato per essere utilizzato in ambito clinico con bambini che presentano difficoltà nello sviluppo della funzione motoria, e proprio per questo la disponibilità di dati sulle tappe evolutive tipiche del movimento è fondamentale per riconoscere punti di forza e aree di debolezza per orientare in modo mirato le indicazioni per l’intervento.

C’è qualche risultato che possiamo anticipare, in base ai test che avete già realizzato?
La raccolta dei dati è nel pieno del suo svolgimento, per cui non è ancora possibile, né sarebbe corretto, trarre delle informazioni generali. L’unica considerazione a questo punto del lavoro riguarda lo strumento, che si sta rivelando utile a mettere in luce non solo le eventuali difficoltà ma anche le aree di maggiore competenza di cui un bambino dispone.

Quando contate di chiudere lo studio e come diffonderete i risultati?
La raccolta dei dati si concluderà con la fine del mese di giugno 2015. A quel punto i dati raccolti andranno valutati nel loro complesso, per trarne gli opportuni riferimenti normativi riferiti al gruppo di bambini coinvolti per ciascuna fascia d’età. I risultati saranno oggetto di una pubblicazione destinata ai professionisti che vorranno dotarsi dello strumento e sarà edita da Hogrefe.

Da esperti del settore, c’è qualche consiglio che possiamo dare alle neomamme per una sana stimolazione psicomotoria?
È importante tener presente che lo sviluppo del singolo bambino nella fasi iniziali di vita può essere variabile nei tempi delle acquisizioni rispetto a un altro bambino della stessa età. I bambini infatti si sviluppano alla loro propria velocità piuttosto che seguire uno schema temporale fisso. Ciò vuol dire che, da bambino a bambino, un nuovo comportamento può comparire in tempi diversi.
È quindi innanzitutto importante fare attenzione ai comportamenti e alle attitudini che i bambini mostrano, cercando di offrire loro un ambiente interessante, che susciti la loro curiosità e voglia di esplorare, e al tempo stesso sicuro per poter sperimentare, man mano che la maturazione del bambino lo consente, attività di manipolazione, giochi con la palla, corsa, salti, ecc.

Quali “esercizi” di base possono fare le mamme a casa, con i loro neonati, per stimolarne la motricità (tenerli proni o altro…)?
È possibile sostenere lo sviluppo motorio mettendo il bambino in posizioni differenti (prono, supino, tenuto in piedi …) per incoraggiarlo a calciare, stendersi e a muovere la testa. Queste semplici indicazioni non rappresentano vere e proprie stimolazioni, ma piccole opportunità da offrire al bambino per sostenerlo nella scoperta delle proprie predisposizioni. Al di là degli accorgimenti pratici, infatti, la cosa più importante è osservare il proprio bambino ed essere certi di non forzare troppo le linee di sviluppo. La funzione motoria, infatti, più di ogni altra, si sviluppa nell’interazione tra l’individuo e il suo ambiente e il bambino, quando è amato e accudito, ha un naturale desiderio di esplorare e scoprire il proprio ambiente. È qui che tutte le proposte di mamma e papà si possono inserire, offrendo sempre attività che seguano le predisposizioni del bambino.