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Le aderenze patologiche della placenta

La placenta costituisce l’ elemento fondamentale per la vita intrauterina fetale e, quindi, per il corretto andamento della gravidanza. Attraverso la placenta si garantisce il continuo scambio di “informazioni” tra mamma e feto, attraverso incessanti richieste e donazioni di ormoni e sangue.

La placenta è un annesso fetale ed essendo tale possono riscontrarsi delle situazioni patologiche, specialmente nelle modalità di aderenza al tessuto uterino.

Difatti può accadere che i villi coriali possano tendere ad un’ infiltrazione anomala all’ interno della parete uterina, così da rendere la reazione deciduale inadeguata a contenere l’ inserimento dei villi.

Si tratta di tre diverse forme di sincretismo placentare, nel senso che queste forme di placenta aderiscono in modo anomalo all’ interno della cavità uterina:

  • Placenta accreta, ovvero quella placenta che si annida profondamente nella decidua e supera lo strato basale, giungendo ad un contatto con il miometrio;
  • Placenta increta, in cui i villi coriali si spingono fino ad addentrarsi nel miometrio, quindi sino al tessuto muscolare uterino;
  • Placenta percreta nel momento in cui la placenta si addentra fino ala sierosa peritoneale, giungendo talvolta addirittura fino agli organi peritoneali, come ad esempio la vescica.
  • I fattori di rischio che favoriscono queste anomalie sono: pregresse cicatrici uterine, pregressi secondamenti (espulsione placentare) manuali, raschiamenti della cavità uterina, miomectomie. La sintomatologia potrebbe essere assente, con probabile comparsa di sangue nelle urine (ematuria).

    Se non ci sono sintomi, allora, quale potrebbe essere il problema per la donna? Sicuramente, se non viene diagnosticato nulla, il mancato distacco di placenta comporta la necessità di un secondamento manuale, che spesso può risultare fastidioso e doloroso per la paziente.

    In questo caso risulta necessario anche una revisione della cavità uterina, con utilizzo di ossitocici e controllo ecografico. Inoltre, se il sanguinamento dovesse persistere si richiede un trattamento chirurgico più specifico: dall’ embolizzazione dei vasi uterini sino ad arrivare persino alla rimozione dell’ utero.

    In tutti i casi è sempre possibile effettuare una corretta diagnosi pre-parto attraverso controlli ecografici e studio della flussimetria doppler.

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