L’asma in gravidanza: rischi e rimedi

L’ asma è una patologia infiammatoria delle vie respiratorie che spesso si acutizza sino a diventare di natura ostruttiva. Le cellule del sistema immunitario svolgono un ruolo protagonista: eosinofili, mastociti, linfociti T, inducendo quel classico respiro sibilante che spesso cronicizza divenendo tosse e si acutizza in vere e proprie crisi respiratorie. Chi quotidianamente vive attacchi di asma sa effettivamente quanto questa patologia infiammatoria sia fastidiosa e, da un certo punto di vista, invalidante.

Ma cosa succede nelle donne in gravidanza? Come ben è risaputo, l’ ossigeno che arriva al feto nell’ utero è quello che costantemente viene offerto dalla madre, così da garantire attraverso la placenta tutti gli scambi nutritivi e metabolici necessari per il mantenimento della vita del piccolo. Una corretta respirazione materna ossigenerà e manterrà in salute il figlio.

Se durante la gravidanza la donna vive un continuo stato di difficoltà respiratorie correlate all’ asma sia in forma cronica che acuta, allora sarà considerato opportuno avvisare il ginecologo, medico di base ed eventualmente pneumologo o allergologo. Questo ricorso ai medici specialisti è importantissimo sia per tenere sotto controllo la patologia, sia per stare particolarmente attenti alla vita intrauterina, proprio perché bastano due secondi per arrivare a situazioni su cui si può operare una larga prevenzione (parto pretermine, restrizione della crescita fetale o IUGR). Più l’ asma è severo, maggiori sono i rischi per il feto.

Nonostante ciò, l’ asma in gravidanza può vivere dei peggioramenti, sia dei lievi miglioramenti o, addirittura, si può verificare una totale assenza di crisi, tosse e respiro sibilante. Durante il parto c’è una bassissima possibilità (intorno al 10 %) che insorgano delle riesacerbazioni (attacchi asmatici), ma se l’ asma è ben controllato durante le settimane di gestazione l’ incidenza si riduce notevolmente.
Come agire? Innanzitutto è opportuno allontanarsi da tutti i probabili elementi scatenanti: fumo sia attivo che passivo (che dovrebbe essere assolutamente interrotto in qualsiasi gravidanza fisiologica e patologica), reazioni allergiche alimentari o a fattori specifici, raffreddore e influenza, forti emozioni, riniti allergiche, esercizio fisico, odori intensi. Tutto deve essere sotto cautelare attenzione da parte della donna e del medico proprio in funzione della stesso stato gravidico.

Il principale modo di ridurre i pericoli è quello di tenere sotto controllo gli attacchi acuti, sia attraverso la prevenzione sia attraverso una corretta terapia che non deve essere interrotta da un momento all’ altro con l’ insorgere della gravidanza. Anzi, è compito degli specialisti provvedere alla redazione di un corretto piano terapeutico compatibile con la gestazione. E’ opportuno ricordare che è più pericoloso per il feto un blocco immediato dell’ ossigenazione per un attacco di asma materno, piuttosto che fare uso di basse dosi di medicinali che possano prevenire l’ insorgenza di una acutizzazione.

Esistono due tipi di farmaci per l’ asma: uno per la prevenzione, a lungo termine d’ azione, per il controllo della patologia e un altro per le emergenze e quindi per gli attacchi immediati. Dai broncodilatatori inalatori, ai cromoni, dagli inibitori dei leucotrieni agli anticolinergici. Sono assolutamente da evitare i farmaci come aspirina, antistaminici e decongestionanti, adrenalina.

In conclusione, le donne in gravidanza che combattono quotidianamente con crisi asmatiche o problemi respiratori devono essere correttamente “educate” sul monitoraggio del proprio stato di salute e del bambino. In che modo? Effettuando visite da specialisti, sia da un punto di vista clinico che spirometrico, mantenere distanza da fattori predisponenti, effettuare monitoraggio fetale ecografico costante e, soprattutto, mantenere calma e serenità nell’ affrontare questo disturbo per il bene proprio e del bambino che si porta in grembo.

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