Lallazione assente: quando preoccuparsi e come aiutare il bambino

Lallazione: che cos’è e a quanti mesi compare

Le prime sillabe pronunciate da un bambino rappresentano un momento emozionate per i genitori, da immortalare e custodire gelosamente nella memoria. Il termine per definire le forme primordiali di espressione del neonato è lallazione. Non si tratta ancora in realtà di vere e proprie parole, ma di un gioco sonoro che i piccoli, che iniziano ad articolare il linguaggio, mettono in pratica. La lallazione consiste nella ripetizione di sillabe, formate da una vocale e una consonante. Esiste una forma base, detta canonica, con la ripetizione continuata di sillabe tutte uguali, e una variata. In questo caso di parla di un’evoluzione nel modo di espressione del bambino che inizia ad accostare sillabe con consonanti diverse. I pediatri sostengono che questa fase propedeutica allo sviluppo linguistico del bambino dovrebbe comparire in media tra i 6 e i 10 mesi di vita.

Lallazione assente: come stimolare il linguaggio nel bambino

Premesso che ogni bambino ha i suoi tempi ed è sottoposto a stimoli esterni diversi che influenzano il suo sviluppo cognitivo, in genere se la lallazione è assente a dieci mesi è bene chiedere consiglio al pediatra. Esistono diversi modi però per stimolare il bambino nella lallazione e nel linguaggio. Ecco qualche consiglio pratico:

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Lallazione assente nel bambino: quando allarmarsi e cosa fare

Se entro i dieci mesi la lallazione è assente nel bambino, non si nota una progressione nel suo linguaggio (nonostante le attività svolte in casa) e non si esprime con una comunicazione non verbale, è bene rivolgersi al pediatra per valutare la situazione. Il medico potrà consigliare di consultare uno specialista (logopedista, psicologo dell’età evolutiva, neuropsichiatra infantile ecc). Un consulto può essere utile per tranquillizzare il genitore e orientarlo, eventualmente, a iniziare terapie adeguate per il proprio bambino. Bisogna però sottolineare che i più piccoli si esprimono molto con i gesti e le espressioni. Stefano Vicari, responsabile dell’unità operativa di neuropsichiatria infantile dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, ha sottolineato che i bambini comunicano molto con i segni ed è importante fare attenzione anche a questo tipo di espressione nella valutazione. La comunicazione non verbale è sempre un segnale positivo. Non necessariamente, quando un bambino lalla poco, deve esserci dietro una patologia. A volte, il fatto che il genitore riesca a intercettare subito i bisogni del bambino, può portarlo a sforzarsi poco nell’espressione verbale e creare una sorta di “pigrizia”. Tuttavia le difficoltà nel linguaggio, e la lallazione assente nel primo anno di vita, potrebbero anche essere un sintomo di disturbo dello spettro autistico, se associato ad altre problematiche come la difficoltà nella comunicazione non verbale.

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