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La nascita consapevole: saper usare il perineo durante il parto

Anatomicamente abbiamo già visto cos’è il perineo, ma è opportuno spendere qualche parola in più a proposito. Il perineo della donna non è solo un muscolo. È il muscolo delle nostre funzioni più intime, quello che nell’arco della nostra vita si è attivato in momenti di gioia, orgasmo, paura, malessere, panico. Ad esso sono legati i ricordi di questi momenti e le emozioni associate. In gravidanza diviene l’ingresso che ha permesso alla vita di entrare dentro di noi, il pavimento che l’ha supportata per nove mesi e la porta attraverso la quale trasmetteremo la vita direttamente dal nostro interno, al mondo. Con il perineo avvolgeremo la testa del nostro bambino abbracciandolo per la prima volta e accompagnandolo nel suo ingresso nel mondo. Per queste ragioni nelle culture orientali il perineo è da sempre rispettato e allenato e viene considerato il nostro fulcro vitale ed energetico, la nostra radice, il centro delle emozioni istintuali.

Al perineo sono legate funzioni così intime come la sessualità, i bisogni fisiologici e il parto, perciò il nostro perineo è il corrispettivo fisico del nostro io più profondo, la nostra parte vulnerabile.

Il parto, il passaggio di un altra vita attraverso il nostro perineo ci cambia, perchè tocca il nostro io nel bene o nel male. Il nostro io ne può risultare fortificato se il perineo assolve correttamente le sue funzioni e resta integro, ma l’esperienza di una lacerazione da parto può essere lacerante ad un livello molto più profondo.

Tuttavia, si parla ancora troppo poco di protezione del perineo in gravidanza. È ancora troppo frequente arrivare ad accorgersi dell’esistenza del perineo solo in travaglio di parto, e cercare di proteggerlo dalle lacerazioni dando libertà di movimento (quando il personale è più esperto), con le mani o in extremis praticando una episiotomia. Le letterature scientifiche sono concordi nell’affermare che le mani e i massaggi se praticati solo durante la fase espulsiva possono fare poco o nulla per proteggere il perineo e che l’episiotomia arreca danni a lungo termine pari a quelli di una lacerazione. Quanto alla libertà di movimento e al rispetto dei tempi di dilatazione, questi gesti sono essenziali ma da soli non soli funzionali. Libertà di movimento e rispetto dei tempi sono atti che devono essere associati ad un consapevole e volontario utilizzo del perineo da parte della donna.

Si parla di ridare alle donne la fiducia nelle loro capacità, di ridare loro il potere di mettere al mondo, e tante altre asserzioni giuste ma che mancano spesso di concretezza e validità pratica: è fondamentale spiegare che questo potere è nel nostro perineo, non nella testa, né nelle chiacchiere. Il perineo è il muscolo che dovrete usare per accompagnare le spinte, contraendolo e rilassando. In quanto muscolo va allenato, fortificato per resistere allo stiramento del parto, per reggere a questa emozione così forte che passerà di lì, prima ancora che dalla testa.

Scegliere la posizione, rispettare i tempi del travaglio, se non c’è stata una preparazione perineale, sono atti giustissima ma che di per sé non bastano. E’ come mettersi nella giusta posizione per remare ma non aver imparato a muovere le braccia. Puoi girarti quanto vuoi, cambiare posizione, aspettare i venti favorevoli, attendere anche venti ore…ma se non muovi le braccia non parti.

Questo allenamento non può cominciare in sala travaglio, ma deve durare nove mesi, così come la natura vuole. Proteggere il perineo significa cominciare a conoscerlo, ad usarlo, ad allenarlo fin da subito, per capire come può aprirsi alla vita e poi rischiudersi, senza irrigidirsi dalla paura né lasciarsi disintegrare; insomma senza subire danni. Spesso la preparazione a questo passaggio non è solo fisica, ma a seconda dei casi può essere ben più complessa.

L’allenamento del perineo in vista del parto è indispensabile come l’allenamento dell’atleta che solleva pesi massimi. Immaginate se l’atleta arrivasse alla gara senza essersi allenato, i suoi muscoli non solleverebbero nemmeno 20 chili, a fronte dei 300 chili che lo aspettano. Questo è il parto, è sopratutto un evento fisico molto impegnativo che pertanto necessita di allenamento adeguato.

Vi diranno che è una cosa istintuale, ed è vero. Ma nel 2015, in un epoca dove non siamo più abituati agli istinti ma alle comodità, dove andiamo al supermarket per mangiare e non a caccia, dove prendiamo la macchina e non camminiamo più, dove stiamo a computer piuttosto che arrampicarci sugli alberi, dove indossiamo indumenti e tacchi alti al posto di girare nudi e scalzi come la natura aveva predisposto, quanto siamo in contatto con i nostri istinti naturali? E quanto invece li reprimiamo e respingiamo? Quanti perinei si serrano e si irrigidiscono perché la razionalità, la paura di abbandonarsi, il pudore di essere nude, in quel momento prevalgono sull’istinto? Fare affidamento sulla nostra istintualità della società moderna, è un salto nel vuoto.

Per sentire ed assecondare i nostri istinti bisogna quindi allenare anche questa capacità, innata in noi, ma a cui siamo disabituati dai condizionamenti sociali che subiamo da millenni di evoluzione (se così la si può chiamare). Quindi scegliete corsi pre-parto che prevedano una parte fisica di ginnastica perineale e non quelli fatti di solo di chiacchiere.

Per colpa di queste mancate valutazioni da parte nostra (personale ostetrico e infermieristico) in sala travaglio sono poche le donne che sanno davvero cosa fare con il loro corpo, a dimostrarlo purtroppo sono i tassi ancora alti di parti che vengono medicalizzati e di perinei che si lacerano. Ogni parto che viene medicalizzato, ogni perineo che si lacera è un fallimento dell’ostetrica perché è il risultato di una cattiva assistenza, che comincia ancor prima del parto.

Noi ostetriche dal canto nostro abbiamo il dovere di cominciare questa assistenza fin da subito, perché la nascita è un percorso, non solo un momento glorioso in sala parto. Un cammino lungo, delicato che necessita di preparazione psico-fisica, di attenzione, di empatia e protezione della donna sotto tutti i punti di vista. Ogni donna ha bisogno di potenziamento della sua forza e accettazione della sua fragilità in egual modo, non di verità assolute e di giudizi.

Cercare solamente di proteggere il perineo durante il travaglio o con le mani durante l’espulsione è assurdo da parte nostra, esattamente come mettersi a sollevare i 300 kili assieme ad un atleta che non è stato allenato prima. Il fallimento dell’impresa e lo strappo muscolare è garantito.

La donna dal canto suo invece ha diritto a questa assistenza, e il dovere di pretenderla, di pretendere il massimo ai corsi di preparazione al parto, di chiedere all’ostetrica di istruirla fin da subito in modo pratico ad ascoltare il suo corpo. Solo così una donna potrà gestire consapevolmente il suo parto, sfruttare il dolore senza lasciarsi sopraffare, scegliere le posizioni più adatte a lei, sentire i limiti e le possibilità senza farsi del male.

Non lasciatevi dire che sarete voi le protagoniste e “le responsabili del vostro parto”, senza che vi spieghino cosa fare. Questa affermazione sa tanto di “tutela medico legale” travestita di poesia. Non è eticamente corretto dare a voi tutta la responsabilità dell’evolversi del parto e potrebbe farvi sentire colpevoli di colpe che non avete.

Voi e il bambino siete i protagonisti attivi, ma tutti i presenti ad una nascita sono corresponsabili di quello che sta accadendo e devono partecipare con i loro ruoli e le loro competenze, alla luce delle conoscenze tecniche che voi non potete avere. Devono collaborare tutti ma senza interferire, nel rispetto dei tempi, delle scelte e della individualità della donna, garantendole la massima sicurezza, senza pregiudizi o idee estremiste e senza “manipolazioni” mentali o fisiche che siano.

Ogni donna ha diritto ad avere un parto naturale, ma io aggiungo, la priorità è che vada per il meglio, in modo da poter ricordare la nascita come un’ esperienza positiva e fortificante, non come un trauma né tantomeno come un fallimento.