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Il Piano del Parto: che cos’è e cosa si può chiedere per iscritto

Tutti i genitori, ad un certo punto della gravidanza, fantasticano sulla nascita del loro bambino. Visualizzano un ambiente, dei colori, un atmosfera, immaginano un tipo di assistenza e delle libertà. Insomma, si creano delle aspettative. Ed è giusto che sia così perchè quello che stanno per vivere sarà l’evento più emozionante e sconvolgente della loro vita. Il problema è che spesso le aspettative vengono deluse dalle direttive dell’ospedale che talvolta vieta anche cose che si erano date per scontate, come la presenza del papà in sala parto. Ecco allora che una volta scelto il vostro medico e la vostra ostetrica dovrete verificare con lui se queste aspettative possono essere soddisfatte dalla struttura in cui lui/lei lavorano. Stilare un piano del parto vi sarà perciò di grande aiuto. Si tratta di una richiesta scritta, con la quale i genitori esprimono i loro desideri e le loro volontà in merito al travaglio, al parto e alla degenza.

Cosa si può chiedere? Nel piano del parto si può chiedere che vengano rispettati tutti i diritti della partoriente stabiliti dall’OMS, più qualcosa di personale se lo si desidera. Abbiamo diviso le richieste in richieste inerenti al travaglio, al parto e al post-parto. In questo articolo affronteremo quelle inerenti al travaglio. Questa autocertificazione comincerà con una breve introduzione dove si ringrazia per la assistenza alla gravidanza e si specifica nome cognome e presunta data del parto della richiedente, struttura e assistente scelto. Dopo di che si formulerà la lista di richieste.

Ecco cosa possiamo lecitamente richiedere per il travaglio:

  1. La libera posizione
  2. La libertà di alzarsi, passeggiare, usare una peanut ball, assumere tutte le posizioni che alleviano il dolore.

    Le posizioni antalgiche che ogni donna cerca e trova durante le contrazioni, sono anche quelle nelle quali il bambino trova i suoi spazi e adatta meglio i suoi diametri, quindi quelle in cui il travaglio procede meglio. Il dolore ha proprio questa funzione tra le altre: spinge la donna a cercare la posizione migliore per aprire la strada al suo piccolo. Dovrebbe essere la regola per ogni parto, purtroppo invece ancora oggi ci sono ospedali che costringono le pazienti a letto, con il monitoraggio cardiotocografico continuo e talvolta anche con una flebo di fisiologica in vena. Tutte queste manovre se fatte in automatismo in misura unicamente precauzionale e non per una reale necessità, sono sbagliate e deleterie per lo stato fisico e psichico della mamma.

    Ben inteso che con una epidurale questa libertà di movimento è meno gestibile: è necessario rimanere a letto a causa dell’effetto della anestesia sugli arti.

  3. La presenza del papà o della persona cara da noi scelta per stare accanto a noi fin quando lo desideriamo
  4. E’ possibile chiederla anche per un taglio cesareo, compatibilmente con le direttive sanitarie dell’ospedale. In diversi ospedali è prevista e si comincia già a parlare di “cesareo rispettoso”.

  5. Magiare e bere in piccole quantità
  6. In molti ospedali si conserva la barbara usanza di lasciare le donne digiune e senza bere per ore e ore per evitare che vomitino. Gli ultimi studi però hanno dimostrato che la disidratazione e l’assenza di energie in travaglio sono molto peggio dell’ipotesi di vomitare. Ovviamente è opportuno fare uno spuntino e bere il giusto ma senza esagerare.

  7. Una atmosfera che sia intima e tranquilla
  8. Sono molte le donne che in America chiedono il parto silenzioso. In ogni caso tutti i parti dovrebbe avvenire nella tranquillità e intimità, con le luci basse che stimolano l’ossitocina, senza rumori molesti o persone estranee che possano entrare. Magari anche avere un po’ di musica se le sale ne sono fornite.

  9. Di alleviare il dolore in travaglio con docce o bagni caldi
  10. A tal proposito potete chiedere anche di travagliare o partorire in acqua se lo desiderate e se l’ospedale è attrezzato per questo.

  11. Che non venga indotto il parto
  12. L’induzione profilattica sia con farmaci che con stimolazione meccanica (rottura manuale delle acque) andrebbe sempre evitata perché non rispetta i tempi del corpo della donna e finisce per innescare una serie di artifizi da attuare per espletare un parto che naturalmente non era ancora in procinto di essere. Logicamente ci sono casi in cui le circostanze lo richiedano ed è bene agire, quando cioè sussista un reale pericolo (documentato) per la madre e per il bambino nell’attendere un inizio spontaneo del travaglio.
    Anche l’infusione di ossitocina si può rifiutare.

  13. Che non venga praticata l’episiotomia senza una reale indicazione
  14. Alcuni medici e ostetriche purtroppo la praticano ancora oggi al puro scopo “preventivo” (che preventivo poi non è) contro le lacerazioni. Il taglio del perineo è doloroso mentalmente e fisicamente anche a distanza di anni e può compromettere la vita intima e la buona continenza.

  15. Che tutto venga spiegato chiaramente e nel dettaglio
  16. Che in uno stato di emergenza, nella necessità di espletare velocemente il parto vengano comunque offerte tutte le possibilità: ventosa, forcipe o taglio cesareo e spiegati i rischi e benefici di ognuna di esse, in modo tale da permettere alla madre di partecipare attivamente alle scelte che riguardano la sua salute e quella del suo bambino.

  17. Che nel sospetto di una sofferenza fetale venga fatta diagnosi certa
  18. L’unico modo per diagnosticare un distress fetale è dosare il livello del Ph fetale, con un prelievo di sangue eseguito sullo scalpo tramite un leggero taglietto, indolore per il feto. Questo semplice gesto permette di conoscere con certezza le condizioni del feto, senza dover ricorrere a forcipe ventosa o cesarei quando non ve ne sia la necessità. La certezza invece non si ha con il tracciato cardiotocografico, le cui alterarazioni portano spesso a diagnosi errate, cioè ad operare d’urgenza quando effettivamente poi non risultano esserci segni di distress fetale ai controlli successivi sui neonati.