Gravidanza a rischio: tutto quello che c’è da sapere
Sebbene la gestazione sia considerata dalla maggior parte delle donne un periodo magico e tra i più belli nell’intera vita, molto spesso può accadere di vivere una gravidanza a rischio. In questo caso la futura mamma deve mantenere la calma e non abbattersi poiché è questo è un episodio molto più frequente di quello che si pensa. Questo tipo di gravidanza presenta dei sintomi molto chiari e inequivocabili. In aggiunta a ciò, è bene sottolineare come la donna lavoratrice, nel caso in cui si trovi a dover convivere con una gravidanza a rischio, è sempre tutelata. Questo e molti altri aspetti sono illustrati nel dettaglio nell’articolo.
Cause della gravidanza a rischio
Possono essere diverse le cause della gravidanza a rischio, dovute anche a fattori non correlati tra di loro. Ad esempio, ci possono essere dei motivi pre-esistenti e altri che invece nascono nel corso della gravidanza e sono tipici di determinati trimestri.
Parlando delle cause precedenti alla gravidanza, si deve sottolineare come l‘età possa essere un fattore di rischio. Una mamma molto giovane, al di sotto dei 20 anni, e una donna al di sopra dei 35 anni, possono essere più soggette a vivere una gravidanza a rischio. Un altro fattore da tenere in conto è il proprio stile di vita: fumo e alcol certamente non sono d’aiuto, così come la sedentarietà. Anche la sindrome dell’ovaio policistico può rendere più complicato per la donna il concepimento e successivamente il proseguimento della gravidanza. Infine, ancora una causa pre-esistente può essere quella legata a una gravidanza precedente terminata non in maniera fisiologica (bambino pretermine con parto precedente alla 37 esima settimana, basso peso alla nascita, aborto spontaneo). Parlando invece dei fattori che possono emergere nel corso della dolce attesa, si deve nominare il diabete gestazionale, la preeclampsia, il distacco di placenta nel primo trimestre e la gravidanza gemellare.
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Sintomi della gravidanza a rischio
I sintomi della gravidanza a rischio sono ben riscontrabili dalla futura mamma che si accorge, nella grande maggioranza dei casi, che qualcosa non sta procedendo nel verso giusto. In una percentuale più bassa, solamente all’ecografia si scopre che la gravidanza può essere a rischio e da quel momento i medici fanno prendere tutte le dovute precauzioni alla donna. Il primo sintomo più diffuso per incidenza, e che fa davvero paura a tutte le future mamme, è la perdita di sangue. Attenzione però, una lieve perdita di sangue nelle prime settimane in cui si scopre di essere incinta, non associata a dolore o a contrazioni, è completamente normale poiché è il risultato del concepimento e dell’attecchimento dell’ovocita nella parete uterina. D’altro canto se la perdita di sangue e abbondante, continuativa e si manifesta con dolore, allora è necessario recarsi in ospedale a farsi visitare. Un altro sintomo della gravidanza a rischio è il dolore addominale che continua anche se ci si mette a riposo o è associato a piccole contrazioni. In aggiunta a ciò, la futura mamma deve sempre controllare eventuali perdite nel proprio slip. Se queste sono bianche e non derivano da alcuna infiammazione in corso o si presentano acquose e abbondanti, la migliore cosa da fare è un controllo dal ginecologo di fiducia. Ancora un ultimo segnale è quello relativo agli scarsi movimenti del bambino nelle ultime settimane di gravidanza. In questo caso bisogna sempre tenere in conto il posizionamento della placenta. Se questa è anteriore, allora sarà normale sentire calci meno forti e più attuti rispetto a chi presenta la placenta posizionata posteriormente. Pertanto non è consigliato fare un confronto con le altre mamme, piuttosto si deve considerare la propria gravidanza e se si nota che il bambino è meno attivo è bene richiedere un controllo. Anche la gravidanza gemellare presenta rischi maggiori rispetto a una singola. Ovviamente questo tipo di gestazione non per forza deve presentare difficoltà e problematiche, tuttavia viene considerata dai sanitari con un occhio di riguardo in più, anche in base all‘età della mamma, al numero di embrioni e al fatto che questa sia bicoriale o monocoriale (se gli embrioni condividono la stessa placenta o meno). Andando più nel dettaglio, il video seguente aiuta la donna a distinguere le perdite, differenziandole tra quelle fisiologiche e del tutto normali da quelle che possono recare disturbi e problematiche.
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Gravidanza a rischio e lavoro
Come fare con il lavoro quando si è di fronte ad una gravidanza problematica? Molte mamme che si ritrovano a vivere una gravidanza a rischio, soprattutto quelle che sono lavoratrici autonome, libere professioniste o hanno un contratto di lavoro precario, oltre ad essere in pensiero per la salute propria e del bambino, devono affrontare anche le preoccupazioni legate al mondo del lavoro. In questo caso l‘Inps prevede che il medico curante della donna alleghi un certificato per la gravidanza a rischio in maniera tale da tutelare la lavoratrice. All’interno del certificato devono essere presenti le generalità della futura mamma, la settimana di gestazione al momento della visita e la data presunta del parto. In aggiunta, la domanda deve includere la motivazione medica che prevede il riposo forzato della donna e l’astensione o la riduzione dell’orario di lavoro. È infine da ricordare che la maternità anticipata spetta di diritto a tutte le donne, siano esse lavoratrici dipendenti o autonome, secondo quanto sancito dal DL 151/2001.
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Cosa fare nel caso di una gravidanza a rischio?
Nel caso in cui i nove mesi siano complicati per la futura mamma a causa di una gravidanza a rischio la prima cosa da fare è attenersi a quanto prescrive il medico. Per molte donne può essere difficile rimanere a riposo forzato, tuttavia, in moltissimi casi è l’unica soluzione possibile per non incorrere in ulteriori problematiche. Le attività sportive sono da rimandare a dopo il parto, è consigliato invece dedicarsi a tutte quelle azioni rilassanti e calmanti, come pensare alla futura cameretta del bambino o stilare una lista nascita. La futura mamma non deve mai dimenticarsi che il periodo dei nove mesi va vissuto come un momento unico e assolutamente positivo, in cui alla fine di questo percorso i genitori potranno stringere il loro bambino.
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Giulia Vigna