foto_donna_incinta

Gravidanza: il bambino nel pancione sente dolore?

Ormai è noto a tutti che il bambino prenatale è un individuo attivo, che inizia la scoperta di sè e del mondo circostante già prima della nascita. E’capace di relazionarsi con la mamma attraverso una comunicazione ormonale, biologia e psico-tattile, e’ in grado di sentire odori e sapori.

Nell’ambito della percezione sensoriale, una domanda alla quale gli ultimi studi hanno cercato di rispondere in modo scientifico è se il bambino prenatale senta dolore.

Dove, per dolore si intende una sensazione a contenuto emotivo riconosciuta come spiacevole dal soggetto, in grado di percepirlo quando si sviluppano le connessioni tra i vari organi e quella parte cel cervello, chiamata Talamo.

Nel caso del feto, poiché non è in grado di esprimere a parole il proprio dolore, vengono utilizzati degli indicatori fetali: frequenza cardiaca, movimenti, livelli ormonali, osservazioni ecografiche.

Gli studi scientifici svolti negli ultimi decenni da autori del calibro di Sunny Anand, Carlo Biellini, M.L.Connie sono concordi nell’affermare che le connessioni nervose tra i vari organi ed il Talamo sono presenti intorno alla ventesima settimana di gestazione. Anand ha affermato, inoltre, che per l’incompletezza dello strato cutaneo, il feto percepisce il dolore in maniera più ampia e generalizzata e, ancora, è stato rilevato che gli ormoni dello stress rilasciati dall’adulto in condizione di dolore, sono vengono trasferite in quantità massicce nei bambini prenatali sottoposti a puntura sull’addome.

Talvolta capita che un bambino in utero abbia bisogno di una trasfusione, ad esempio in caso di grave anemia. Se la trasfusione viene praticata direttamente sull’addome del piccolino, nel suo sangue immediatamente compaiono gli ormoni tipici di una reazione al dolore, come il cortisolo. Ciò non avviene se a venire punto dall’ago è il cordone ombelicale.

Oggi la medicina avvalla queste ultime teorie, dando meno rilievo agli studi che sostengono la percezione del dolore del feto già a partire dall’ottava settimana di gestazione, come Albert Lilley, considerato tra i padri della fetologia, che sostiene che il feto risponde anche violentemente agli stimoli dolorosi, alle iniezioni di freddo ed agli studi britannici, che sostengono che il dolore nel feto è percepito solo dopo la venticinquesima settimana di gestazione, in quanto non solo non ci sono connessioni nervose con la corteccia cerebrale, ma in tutta la gravidanza il bambino non ha mai una vera veglia, essendo tenuto in uno stato di incoscienza o sedazione dal contenuto chimico dell’utero.

Tutto questo ha posto importanti interrogativi anche sugli interventi chirurgici che oggi, molto più spesso, avvengono nel bambino quando è ancora nel pancione della mamma e nei casi di nascita prematura.

A tal proposito il Ministero della Sanità, sul tema del dolore percepito dal neonato prematuro, evidenziando che il piccolo percepisce maggiormente il dolore quanto più bassa è l’età gestazionale alla nascita, ha favorito l’introduzione nelle terapie intensive neonatali, di tecniche di analgesia anche non farmacologica, coinvolgendo i genitori che, con la loro costante presenza vicino al figlio, lo aiutano a sopportare meglio interventi invasivi con il loro conforto, con le carezze e, quando possibile, con l’allattamento tra le braccia della mamma e la marsupio terapia.

Nel 2000 l’Accademia Americana di Pediatria ha stilato importanti linee guida a riguardo, tra cui:
– interventi medici per alleviare il dolore fetale;
– maggiore attenzione al dolore neonatale, assicurando una valutazione psicologica sia del dolore che dello stress;
– ridurre al massimo l’esposizione del piccolino al dolore per minimizzare le possibilli conseguenze.

Nel 2010-2011 i governatori dell’Alabama e del Nebraska hanno trasformato in legge il divieto di aborto dopo la ventesima settimana di gestazione, sulla base del dolore fetale. Con la stessa motivazione, in altri Stati americani viene eseguito l’aborto dopo l’anestesia fetale.

Nel 2013 il Journal of Fetal Maternal and Neonatal Medicine ha pubblicato una rassegna di farmaci analgesici usati sul feto nei centri che eseguono operazioni chirurgiche sui piccoli in utero. Evento straordinario se pensiamo che fino a poco tempo fa non solo questi interventi erano davvero pochi ed elettivi, ma nei confronti del piccolino non veniva praticata nessuna analgesia.

Grazie all’evoluzione medica e al connubio tra le diverse discipline, biologia, psicologia, embriologia la prevenzione ed il trattamento del dolore diviene sempre più un diritto primario dell’uomo, indipendentemente dalla sua età e tale attenzione inizia ad essere presente già prima della nascita.