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Fumo in gravidanza: restano le tracce nel sangue del bambino

È risaputo che il fumo in gravidanza faccia male al feto, soprattutto per problemi di crescita fetale che possono concretizzarsi come IUGR (restrizione di crescita intrauterina) o neonati SGA (piccoli per età gestazionale), uniti a tante altre complicanze da non sottovalutare.

Ma come evolverà la condizione di salute del figlio di una donna che non ha interrotto l’abitudine del fumo in gravidanza?

Ce lo spiega uno studio pubblicato su Environmental Research, della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health.

Nello specifico, attraverso un particolare test genetico sul neonato o sul bambino si può vedere che rimangono delle tracce molecolari proprio sul sangue dello stesso. Incredibile ma vero!

Con questi test genetici, gli studiosi hanno avuto la certezza nell’ 81 % dei casi di mancata interruzione dell’abitudine del fumo in gravidanza.

Sicuramente, la positività del test molecolare nei bambini intorno ai 5 anni può dipendere anche dal fumo passivo nei primi anni di vita. Nonostante ciò, la positività del test si è confermata anche nei primi mesi di vita del neonato, dando ulteriore validità allo studio.

Quindi, anziché lasciare questa “firma” indelebile nel corpo del proprio bambino, non sarebbe meglio lasciare un altro segno del proprio amore, non fumando, almeno durante la gravidanza? Ad ogni mamma spetta la scelta, lasciandosi consigliare dai professionisti e dalla propria coscienza.