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Frattura della clavicola nel neonato: conseguenze e guarigione

La frattura della clavicola è una delle lesioni che può colpire il neonato durante il parto. Questa si verifica quando il parto è distocico, vale a dire quando il feto si presenta mal posizionato. I mal posizionamenti fetali dipendono spesso dalle asimmetrie del bacino materno o dalle sproporzioni feto pelviche, che non consentono un perfetto adattamento delle parti fetali ai diametri materni durante la discesa nel canale del parto. Questo avviene anche quando il feto si presenta macrosomico, cioè di peso superiore alla norma.

Una volta fuoriuscita la testa, l’operatore che assiste al parto dovrà favorire la manovra di rotazione esterna, quella cioè con la quale le spalle ruotano di 90° in modo tale da portare il loro diametro maggiore su quello antero-posteriore. A questa manovra seguirà quella del disimpegno della spalla anteriore dalla sinfisi pubica, che consiste nel dare una leggera inclinazione del feto verso il basso per permettere alla spalla superiore di uscire dal bacino e a tutto il corpo di scivolare fuori.

Queste manovre avvengono naturalmente ma, a volte, se la fase espulsiva si prolunga o il battito fetale si modifica, è necessario aiutarle dall’esterno. Sono momenti molto delicati in cui il personale medico e ostetrico subisce una grande tensione. Per il timore di eventuali sofferenze fetali tal volta si tende ad accelerare queste manovre e a praticare trazioni che esitano in fratture.

La frattura della clavicola può anche essere necessaria e provocata in modo volontario quando si presenta la distocia di spalla, cioè quando non si può in alcun altro modo disimpegnare le spalle, troppo grandi per passare attraverso l’ostio vulvare. Ad ogni modo la frattura della clavicola non porta gravi conseguenze e spesso passa inosservata alla nascita e viene diagnosticata solo alla prima visita quando è visibile il callo osseo. Tuttavia, il neonato può sentire dolore e avere difficoltà a muovere l’arto, quindi si dovrà prestare attenzione a questa zona e procedere ad un ecografia in presenza di questi sintomi.

La guarigione avviene in poche settimane e la tumefazione del callo osseo si riassorbe in pochi mesi, con una perfetta ripresa della motilità.