Molte coppie, recentemente, decidono di immortalare il momento della nascita, come il primo contatto con la mamma, o la prima carezza di papà; per fare ciò scelgono un fotografo professionista. Questa tendenza, tutta americana, esiste già da anni nei paesi anglosassoni, e in Italia se ne comincia a parlare sempre di più; chiaramente, esistono delle regole, e infatti: “Prima si chiede al ginecologo che segue la futura mamma e poi si chiede l’autorizzazione al medico o all’ostetrica responsabile della sala parto“, come spiega Anna Palermo, socia AFINEB (Associazione Fotografia Italiana Neonati e Bambini), e titolare dello Studio Clorofilla (Genova).
Lo shooting, ovvero il servizio fotografico, comincia dalla gravidanza, continua durante il parto fino al primo mese di vita del bambino; il costo, in media, è di circa 700 euro. Chiaramente i genitori fanno un incontro preliminare, esprimendo le necessità e il tipo di foto che preferiscono.
Il giorno del parto, il padre del nascituro contatta il fotografo e lo informa delle condizioni materne, al fine di recarsi in ospedale nel momento giusto. La maggior parte dei fotografi arriva a 8-9 cm di dilatazione, e prima di entrare in sala parto indossa un camice, e mantiene la sterilità dell’ambiente lavandosi le mani e non toccando le strumentazioni del parto.
Una volta dentro, il fotografo familiarizza con l’ambiente e si adatta al personale presente, “anche perché durante il parto spesso ci sono molte persone: dall’ostetrica al medico di guardia, al ginecologo. Quindi basta avere l’accortezza di non intralciare o disturbare e nessuno si accorge della mia presenza“, continua sempre Anna Palermo.
L’importante è essere discreti, e per non disturbare un momento comunque molto intimo, bisogna mettersi di lato e in disparte, cercando di cogliere gli istanti più significativi. Inoltre, è corretto non scattare dalla parte in cui nasce il bambino, ma cercare di catturare il primo abbraccio con la mamma, e i primi momenti della nuova famiglia.
Irene Cetin, direttore dell’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Sacco (Milano) afferma che i papà che utilizzano gli smartphone per fotografare i primi istanti di vita dei figli sono ormai una routine, ma che “non sono ancora capitati casi in cui fossero i genitori stessi a chiedere di avere un fotografo in sala parto: ma se sono motivati a farlo, non siamo contrari“. Chiediamo solo il rispetto dell’intimità del momento, perché il parto è un evento che deve essere tutelato nella sua naturalità”.
Se, però, viene richiesta la presenza di un fotografo professionista, c’è bisogno dell’autorizzazione anche della Direzione Sanitaria. L’importante è non coinvolgere lo staff nelle foto, ma solo la coppia e il nuovo arrivato; se vengono fotografati medici o ostetriche, viene richiesta anche un’autorizzazione personale.
In più, il Prof. Enrico Ferrazzi, primario della Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’Ospedale dei Bambini V. Buzzi (Milano) precisa che: “Credo sia legittimo per la gestante chiedere la presenza di un fotografo. Vi sono tuttavia delle limitazioni che riguardano il personale medico e ostetrico e la loro privacy. Tutti i fotogrammi digitali devono essere approvati dai soggetti presenti in sala parto o cancellati“.