Far dormire il bambino nella camera insieme ai genitori è una consuetudine. Sono soprattutto i primissimi mesi di vita del bebè quelli essenziali affinché egli condivida il luogo di riposo con la mamma ed il papà. Ma fino a quando è giusto che si consolidi questa abitudine?
Appena nati i bambini necessitano di una costante attenzione anche durante la notte. Soddisfare prontamente le richieste del piccolo significa averlo vicino condividendo con lui anche la stanza da letto. È comodo per i genitori ed è sicuramente soddisfacente per il bambino sentirsi protetto e consolato nel momento opportuno.
Ma quando arriva il momento di di rompere gli schemi e far si che il bambino riposi in una stanza diversa da quella matrimoniale?
Molti pediatri concordano che il bambino debba dormire con i propri genitori fino al raggiungimento del primo anno di età. In tal modo essi possono monitorarlo durante la nanna ed evitare i rischi connessi con la sindrome da morte improvvisa del lattante.
Superato il primo anno di vita, il bambino può iniziare a sperimentare il momento della nanna in una stanza tutta sua o insieme ad eventuali fratelli poichè l’età in cui si rileva una percentuale elevata di rischi legati alla SIDS sono essenzialmente i primi sei mesi.
I pediatri hanno voluto prolungare tale periodo per tutto il primo anno di vita del bambino. In questa raccomandazione non sono specificati i benefici del cosleeping. Il co-sleeping è la tendenza a far dormire il bambino nel lettone insieme con il papà e la mamma. Si sono poi più volte ribaditi gli effetti positivi derivanti dal contatto skin to skin anche con la figura paterna.
Tuttavia sono state esplicitate le regole affinché il bambino entro l’anno di età debba dormire condividendo il luogo di riposo notturno con i suoi genitori: