foto_rischi_figlio_maschio

I figli maschi sono più sensibili delle figlie femmine: lo dice la scienza

Società e medicina di genere

La società odierna, purtroppo o per fortuna, è una società di genere; infatti, l’appartenenza al sesso femminile, piuttosto che al maschile, o viceversa, influenza la vita dell’individuo. Non a caso da poco si è iniziato a parlare anche di medicina di genere, perché sembrerebbe che la diagnosi e la cura di determinate patologie cambi tra uomini e donne. Da secoli però, dal punto di vista comportamentale, o nell’educazione, è stata fatta una differenziazione tra bambini e bambine; questa oggi è spiegata anche dalla scienza.

Figli maschi e figlie femmine

I genitori stessi, spesso, sono incerti su come tirare su un maschietto o una femminuccia; si tende infatti a pensare che i ragazzi siano più forti e quindi meno bisognosi di attenzioni, rispetto alle ragazze che hanno la fama di essere anche troppo emotive e delicate. Tuttavia la scienza oggi suggerisce che i figli maschi sono più sensibili delle femmine. Uno studio recente dell’Università di Los Angeles UCLA, pubblicato a gennaio sull’Infant Mental Health Journal, inverte questo retaggio culturale; la ricerca parte dall’analisi dei neonati, condotta dal Prof. Allan Schore, psicologo clinico proprio alla UCLA.

Neonati e neonate: differenze

Già alla nascita i maschietti sono meno capaci di affrontare lo stress rispetto alle piccole; la differenza sta nel tempo di maturazione cerebrale. Infatti, il cervello maschile si sviluppa più lentamente di quello femminile; ecco perché essi sono più sensibili, e più a lungo. L’influenza delle tossine, dello stress e del cortisolo derivante, inficia sul loro sviluppo.

Neonati e neonate: differenze

Schore ha studiato a lungo il sistema psiconeurobiologico, che è colpito maggiormente nei bambini in crescita. Lo studio ha dimostrato che nella fase dello sviluppo esistono differenze importanti di genere tra le capacità sociali e l’emotività tra bimbi e bimbe; queste non sono attribuibili solo agli ormoni sessuali o all’esperienza, ma anche dal livello di maturazione del cervello, specie la sua parte destra, ovvero quella che meglio risponde agli stimoli emozionali. Sempre lo Psicologo Schore ha dimostrato che i circuiti fisiologici di regolazione dello stress nel cervello maschile si sviluppano più tardivamente, già in epoca prenatale, perinatale e dopo la nascita.

Maschietti più vulnerabili: cosa fare

I figli maschi, quindi, in fase di sviluppo sono più vulnerabili; i meccanismi neuroendocrinologici e neurobiologici sono quelli che rendono i maschietti più sensibili all’autismo, alla schizofenia, alla sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) e ai disturbi del comportamento, nonché ai meccanismi epigenetici (modifiche nel DNA dovute a fattori ambientali). Schore ha anche suggerito l’importanza di una valutazione precoce e preventiva dei soggetti a rischio, dove è l’assistenza del pediatra che può indagare prima di tutti sulla psicopatogenesi maschile.

Maschietti più vulnerabili: cosa fare

Il modello comportamentale da adottare coi maschi cambia quindi sensibilmente rispetto al passato; pertanto, se il piccolo piange disperato, va calmato e coccolato. Non esiste più la tendenza di lasciare piangere il bambino per fortificarlo, questo finirà soltanto per creare in lui uno scompenso psico-fisico; ciò non significa ignorare i disturbi di una bambina, ma solo eliminare l’idea che il maschio sia il sesso forte e vada rafforzato a costo di negargli le attenzioni che normalmente si attribuiscono a una femminuccia. Tutti i bambini vanno accarezzati, baciati, abbracciati e posti al sicuro, perché così vuole la natura e adesso anche la ricerca scientifica.