Fertilità: tutto quel che c’è da sapere tra prevenzione e percorsi di cura

Fertilità: come salvaguardare la corretta funzione dell’apparato riproduttivo

Secondo i dati raccolti e diffusi dal Ministero della Salute, nel mondo si starebbe registrando un preoccupante aumento delle patologie croniche relative alla sfera riproduttiva e sessuale. Attivo sul campo grazie anche alle campagne di informazione e prevenzione rivolte ai giovani, organizzate della Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità (SIAMS) e dalla Società Italiana di Ginecologia ed Ostetricia (SIGO), è lo stesso Ministero a fornire preziose linee guida alle quali uomini e donne potranno attenersi per comprendere l’importanza della prevenzione e di uno stile di vita sano per la corretta funzione dell’apparato riproduttivo.

Molte delle malattie legate alla sfera sessuale maschile e femminile sono strettamente connesse a comportamenti dannosi, messi in atto soprattutto in età giovanile. Infezioni andrologiche mai diagnosticate, consumo di alcolici e sostanze stupefacenti, fumo, sovrappeso e mancato utilizzo di adeguati sistemi di protezione dalle malattie sessualmente trasmissibili sono infatti solo alcuni esempi dei comportamenti rischiosi per la salute sessuale. A un aumento vertiginoso delle MST (malattie sessualmente trasmissibili) si aggiunge il fatto che le donne italiane, per ragioni di natura clinica ma anche economico-sociale, diventano madri sempre più tardi rispetto al passato, per la prima volta in media a 31,4 anni.

Ma come individuare per tempo le patologie capaci di influenzare negativamente la fertilità? Quali malattie conducono alla sterilità maschile e femminile? E ancora, che fare se una gravidanza stenta ad arrivare? Questo approfondimento dedicato alle delicate tematiche legate alla fertilità e alla procreazione tenterà di rispondere a queste e tante altre domande che fanno parte della quotidianità di tanti aspiranti genitori.

Sterilità e infertilità, quali le differenze?

Utilizzati spesso (e impropriamente) come sinonimi, sterilità e fertilità sono due concetti ben distinti. Comprendere la differenza netta tra queste due condizioni è fondamentale per medico e paziente al fine di intraprendere il giusto iter diagnostico e di cura.

Fertilità femminile e maschile

Per parlare di fertilità maschile e femminile è innanzitutto necessario imparare a conoscere i rispettivi sistemi riproduttivi.

Cellula riproduttrice dell’uomo, lo spermatozoo è il “protagonista” della fertilità maschile. È infatti grazie all’incontro dello spermatozoo con l’ovocita che viene originato l’embrione. La produzione di testosterone e la spermatogenesi vengono regolati da un sistema integrato di controllo. È l’ipotalamo, attraverso la secrezione dell’ormone rilasciante gonadotropine (GnRH) a controllare la secrezione da parte dell’ipofisi dell’ormone follicolo-stimolante (FSH) e dell’ormone luteinizzante (LH) responsabili a loro volta della stimolazione del testicolo per la produzione di spermatozoi e testosterone.
Fondamentali per la maturazione e il mantenimento delle cellule della linea seminale sono invece le cellule di Sertoli, collocate nel testicolo. Nel testicolo viene quindi prodotto il testosterone e sempre nel testicolo risiedono gli spermatozoi nei diversi stadi di maturazione. Processo fondamentale ai fini della fertilità maschile è la spermatogenesi, procedimento che dura circa 74 giorni e termina con la produzione di spermatozoi maturi. Disfunzioni, blocchi o problemi nella fase della spermatogenesi o in una delle strutture sopracitate può ovviamente alterare o compromettere la fertilità maschile. Forse non tutti sanno che gli spermatozoi possono sopravvivere nel corpo della donna fino a 4 giorni, quindi è bene ricordare che un rapporto sessuale avvenuto 3 o 4 giorni prima dell’ovulazione può portare alla fecondazione e quindi a una gravidanza.

Diversamente dagli spermatozoi, le cellule riproduttive femminili, gli ovociti, cominciano ad essere prodotte ben prima della nascita della donna, in particolare durante lo sviluppo degli organi genitali. La riserva di ovociti va quindi a ridursi negli anni, mese per mese, fino ad esaurirsi con l’arrivo della menopausa. Al momento della nascita ogni donna possiede circa 1-2 milioni di follicoli che si riducono, durante la pubertà, a circa 500.000. Di questi, solo 500 usciranno dall’ovaio mentre i restanti ovociti si distruggeranno.
Dalla pubertà alla menopausa, più o meno ogni mese, il corpo di ogni donna si prepara a un’eventuale gravidanza.

Il ciclo ovarico è riassumibile in poche semplici fasi:

  1. Reclutamento follicolare.
  2. Selezione del follicolo dominante.
  3. Ovulazione (intorno al 14° giorno. In questo momento può avvenire la fecondazione e il concepimento. Il periodo fertile ha una durata di circa due giorni che corrisponde al tempo di vita della cellula uovo.
  4. Formazione del corpo luteo.
  5. Impianto.

Se la fecondazione e il conseguente impianto non avvengono, il corpo luteo scompare, l’endometrio si sfalda e arriva la mestruazione. Un ciclo mestruale normale, spesso irregolare durante l’adolescenza o in presenza di patologie endocrine, può durare dai 21 ai 35 giorni.

A seguire, un video che ci aiuta a comprendere il ciclo ovarico e il ciclo mestruale.

Infertilità femminile: le cause

Tra le cause di infertilità femminile troviamo ad esempio disfunzioni ormonali, malformazioni congenite e alterazioni dell’apparato riproduttivo. Vediamo ora nel dettaglio quali tipi di patologie e condizioni cliniche possono portare all’infertilità nella donna.

A seguire, un’interessante video-intervista sull’endometriosi.

Ecco un interessante video riguardante la sindrome dell’ovaio policistico.

Infertilità maschile e femminile: i fattori di rischio

Come abbiamo visto, le patologie a carico degli apparati riproduttivi femminile e maschile sono molte e possono causare infertilità. Oltre ad alcune malattie però, esistono fattori di rischio che possono concorrere all’insorgere dell’infertilità.

A seguire, una serie di video chiari ed esplicativi per saperne di più sulle malattie sessualmente trasmissibili.

La sterilità psicogena

Che fare se dopo decine di controlli, analisi, test e accertamenti nessuna causa fisica riesce a giustificare il mancato inizio di una gravidanza? Questo problema ha un nome ben preciso, si tratta di sterilità psicogena. Questo tipo di problematica non ha alcun tipo di causa fisica ma una serie di spiegazioni di matrice psicologica. È infatti l’aspetto psichico a causare lo squilibrio ormonale portando a un’apparente sterilità.


Solitamente i conflitti interni alla base di questo problema sono così antichi e radicati che nemmeno le donne che li vivono riescono a riconoscerli e, di conseguenza, scardinarli. Paura del parto legata a traumi pregressi? Senso d’ansia e inadeguatezza che porta l’aspirante mamma a chiedersi: “Sarò una buona madre?”, disturbi alimentari e conflittualità di vario tipo? Le difficoltà alla base della sterilità psicogena sono moltissime e di varia natura. D’altra parte i centri regolatori degli ormoni (talamo, ipotalamo e ipofisi) sono gli stessi in cui hanno sede le emozioni ed è quindi comprensibile che alla base della sterilità psicogena possano esservi cause di origine psichica. Una valida soluzione può risiedere nel consulto psicologico o in un percorso di psicoterapia volto a capire e sciogliere alcuni nodi, affrontando problematiche spesso inconsce e irrisolte.

Gravidanza exrauterina

Analizziamo ora insieme i sintomi e le conseguenze di una condizione molto particolare, la gravidanza extrauterina. Di questo tipo di gravidanza si sente parlare poco, nonostante sia un fenomeno assai diffuso.

La gravidanza extrauterina si verifica quando l’embrione si installa fuori dall’utero, ostacolando la funzionalità di alcuni organi vitali o sviluppandosi in modo anomalo o incompleto.
I primi sintomi di una gravidanza extrauterina arrivano dopo la quinta settimana dal concepimento e sono simili ai segnali di una normale gravidanza. La donna con gravidanza extrauterina andrà quindi incontro a dolore al basso ventre, nausea, tensione al seno, mal di schiena e assenza del mestruo. Nei casi di gravidanza extrauterina si può assistere a perdite di sangue (acquose e di colore scuro) e a un aumento del dolore addominale conseguente all’impianto dell’embrione nella tuba.

Purtroppo è assai raro che questa gravidanza possa essere portata a termine. Spesso infatti l’aborto avviene in maniera spontanea mentre in altri casi si ritiene necessario un aborto per via chirurgica per evitare gravi emorragie interne e pericolo di morte per la mamma.

Aborto spontaneo

Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’aborto spontaneo ha luogo nell’ipotesi di morte non indotta dell’embrione prima della ventesima settimana di gestazione, quindi prima che il feto sia ipoteticamente capace di sopravvivere in caso di parto prematuro.

Secondo le statistiche, le gravidanze che si interrompono a causa di un aborto spontaneo clinicamente evidente sono tra il 15% e il 30% e in 8 casi su 10 l’aborto si verificherebbe entro i primi tre mesi di gestazione, molto spesso ben prima che la donna scopra di essere in stato di gravidanza. Un evento del genere, doloroso dal punto di vista fisico e psicologico, può scaturire da molte cause è quindi fondamentale che, dopo un aborto spontaneo, ci si rivolga a uno specialista prima di progettare una nuova gravidanza.

Tra le tante cause di aborto spontaneo troviamo:

Ma quali sono i sintomi dell’aborto spontaneo? L’aborto spontaneo è spesso preannunciato da sintomi specifici. Uno su tutti il sanguinamento vaginale che consiste nello svuotamento dell’utero. Che si tratti di spotting di color rosa o perdite abbonanti e costanti, il sanguinamento non è necessariamente collegato a un aborto ma costituisce senza dubbio un campanello di allarme a seguito del quale è fondamentale rivolgersi al ginecologo per un controllo. Altri sintomi sono poi crampi addominali, contrazioni molto dolorose, mal di schiena, improvvisa scomparsa o riduzione dei normali segni associati alla gravidanza e perdita di liquidi e tessuti dalla vagina. È possibile incorrere poi in un aborto spontaneo in assenza di perdite, in particolare dal secondo trimestre in poi, in caso di morte del feto nell’utero.

Prevenire l’insorgere dell’aborto spontaneo è molto complicato visto il grande numero di cause che possono condurre a tale tragico evento. Tuttavia, secondo recenti studi, è possibile mettere in pratica comportamenti che riducono sensibilmente le probabilità di un’interruzione di gravidanza. Oltre alle pratiche cliniche suggerite dagli specialisti, come il cerchiaggio in caso di incontinenza cervicale, terapie preventive a base di progesterone qualora si dovesse verificare un’insufficienza del corpo luteo e la somministrazione di eparina o acido acetilsalicilico in caso di trombofilia, anche riposo, dieta bilanciata e stop al consumo di alcolici e sigarette potranno essere ottimi gesti preventivi per scongiurare un aborto spontaneo.

Quando la cicogna smarrisce la rotta: le tecniche di procreazione medicalmente assistita

Quando le difficoltà di concepimento durano nel tempo e impediscono a una coppia di esaudire il proprio desiderio di genitorialità si valuta l’opzione del trattamento dell’infertilità. L’infertilità femminile, come abbiamo visto, ha molte cause. Per questo motivo è fondamentale che la diagnosi sia il più accurata possibile per poter poi affrontare un adeguato percorso di cura.
Le tecniche di Procreazione medicalmente assistita (PMA) vengono praticate quando si verifica l’esistenza di un ostacolo concreto al concepimento e portano all’aumento delle probabilità di concepire un bambino.

Vediamo insieme i diversi livelli e tipologie di procreazione medicalmente assistita.

Troviamo poi due tipi di fecondazione in vitro.

Fecondazione eterologa: la donazione di ovuli e sperma

La fecondazione eterologa comprende tutte quelle tecniche di procreazione medicalmente assistita nelle quali almeno uno dei gameti (spermatozoi e ovociti) non appartenga alla coppia che cerca una gravidanza e si sottopone alla cura ma è frutto di una donazione.
La fecondazione eterologa, possibile in Italia, prevede quindi la donazione anonima, gratuita e volontaria di gameti da parte di donatori. Nella maggior parte dei paesi europei i donatori e le donatrici che mettono a disposizione sperma e ovuli, aiutando quindi le coppie in cerca di un bebè, sono moltissimi. Ma come diventare donatori?

I requisiti fondamentali per diventare donatori di ovuli e spermatozoi sono:

Se le fasi preliminari di questo procedimento vanno a buon fine si può passare alla donazione. Le donne vengono sottoposte a stimolazione ormonale per poter produrre più ovuli. Dopo l’ovulazione, per la precisione al quattordicesimo giorno, si può procedere al pick-up ossia al prelevamento degli ovuli. Questo procedimento dura all’incirca venti minuti e viene portato a termine con l’ausilio di una leggera sedazione. L’uomo invece non dovrà far altro che raccogliere il proprio sperma in un ambiente sterile e protetto. È bene ricordare che la donazione di ovuli e spermatozoi non provoca alcun rischio per la salute e ogni soggetto può arrivare a un massimo di dieci donazioni che saranno, lo ricordiamo, totalmente gratuite.

La crioconservazione degli ovociti

Strettamente legata all’età, alla psiche e soprattutto alle condizioni di salute e a eventuali patologie, la capacità riproduttiva di una donna è qualcosa di prezioso, da salvaguardare. Ecco perché oggi la scienza offre a moltissime donne la possibilità di agire in maniera preventiva, conservando il proprio patrimonio riproduttivo (tessuto ovarico e ovociti).

Ad affidarsi alla crioconservazione degli ovociti sono moltissime donne che devono sottoporsi a pesanti cure mediche o chirurgiche che potrebbero diminuire sensibilmente o addirittura annullare la possibilità di concepire (come ad esempio radioterapia o chemioterapia). Allo stesso modo questo tipo di tecnica viene proposta alle giovani donne in salute che vogliono rimandare il momento della gravidanza in una fase della vita nella quale si potrebbero riscontrare difficoltà nel concepimento. Infine la crioconservazione degli ovociti viene proposta anche come trattamento precauzionale in caso di malattie che potrebbero influire negativamente sulla fertilità (patologie autoimmuni, menopausa precoce).

La crioconservazione degli ovociti (o degli spermatozoi) consiste nel congelamento di materiale biologico in azoto liquido per far sì che possa essere conservato nel tempo mantenendo inalterate le proprie caratteristiche e condizioni. Dal momento che la qualità degli ovociti diminuisce con l’età, è consigliabile procedere al prelievo entro i 35 anni. Gli ovociti infatti manterranno le caratteristiche dell’età in cui è avvenuta la crioconservazione.

Vediamo quindi le fasi della crioconservazione:

È doveroso ricordare che questo procedimento ha un costo, variabile in base al centro presso il quale si procederà alla crioconservazione, al quale andrà aggiunta una quota annuale per il mantenimento degli ovociti conservati.

Gli ovociti crioconservati potranno successivamente essere utilizzati per un trattamento di procreazione assistita, essere donati per la ricerca qualora la donna non volesse più utilizzarli, essere donati ad altre coppie, essere trasferiti in un altro centro su richiesta della paziente o essere distrutti.

Adozione

In Italia e all’estero sono sempre più le coppie che, alle prese con difficoltà di concepimento, decidono di optare per l’adozione. Gesto prezioso e pieno d’amore, l’adozione implica un percorso lungo e complesso che però consente alla coppia di donare una nuova vita a tanti bambini che, orfani o lasciati in strutture di cura per l’infanzia, altrimenti non potrebbero conoscere il calore di una famiglia.
I requisiti per l’adozione internazionale, identici a quelli per l’adozione nazionale, sono regolati dall’articolo 6 della legge 184/83 (come modificata dalla legge 149/2001) che disciplina appunto l’adozione.

L’adozione è permessa ai coniugi uniti in matrimonio da almeno tre anni, o che raggiungano tale periodo sommando alla durata del matrimonio il periodo di convivenza prematrimoniale, e tra i quali non sussista separazione personale neppure di fatto e che siano idonei ad educare, istruire ed in grado di mantenere i minori che intendano adottare.

Ma quali sono i requisiti fondamentali per poter adottare un bambino? Scopriamolo insieme.

Maternità surrogata e utero in affitto tra etica e libertà

Pratica vietata in Italia ai sensi dell’articolo 12 della legge n. 40 del 2004 , la maternità surrogata nel nostro Paese è considerata un reato punito con la reclusione fino a due anni e con una multa che può arrivare a un milione di euro. Nonostante ciò moltissime coppie di italiani ricorrono all’utero in affitto all’estero dal momento che, in linea generale, i giudici italiani non hanno la possibilità di sanzionare reati commessi fuori dal territorio nazionale.

La madre surrogata è una donna che, retribuita economicamente e sostenuta da un rimborso spese, porta a termine una gravidanza per conto di altri. Queste donne si prestano quindi a condurre una gravidanza “al posto di” coppie che non possono procreare.

Solitamente tra la gestante d’appoggio o portatrice gestazionale e la coppia che adotterà il bambino vige un accordo economico sancito da un contratto di surrogazione gestazionale. La madre surrogata si impegna quindi a rinunciare a ogni diritto sul nascituro o sui nascituri e a consegnarlo/i, dopo la nascita, ai suoi genitori. La madre surrogata inoltre non è la madre biologica del bambino perché di norma si utilizzano i gameti (spermatozoi e ovociti) della coppia che ha richiesto la surrogazione. Qualora questo non fosse possibile, si ricorrerà all’uso di gameti donati da estranei oppure potranno essere utilizzati gli ovuli della gestante d’appoggio. La questione etica e morale tanto dibattuta riguardo la maternità surrogata concerne il rischio che questa pratica vada a ledere la dignità delle donne e l’eventuale sfruttamento di tutte quelle madri surrogate che scelgono di sottoporsi a questa pratica spinte da difficoltà economiche.

Mamme per scelta o per convenzione sociale? Quando le donne non vogliono figli

Quando ci fate un bel bambino?“, “Niente figli? Non sai cosa ti perdi!”, “Attenta all’orologio biologico! Guarda che poi è troppo tardi!”, sono queste e molte altre le domande con le quali le donne che hanno scelto di non avere figli vengono quotidianamente tormentate da amici e parenti. Purtroppo ancora oggi è assai radicata la convinzione che una donna, per sentirsi tale, debba necessariamente procreare. È bene ricordare invece che quello che comunemente chiamiamo istinto materno è in realtà, secondo molti studi sociologici e scientifici, un costrutto sociale che non costituisce assolutamente una tappa obbligatoria nella vita di una donna. La maternità, in definitiva, non è e non deve essere un obbligo e l’idea che la realizzazione di una donna debba obbligatoriamente passare attraverso la nascita di un bambino è qualcosa di discriminatorio e profondamente scorretto.

Attenzione! Ricordiamo a tutti i nostri lettori che le informazioni riportate, per quanto approfondite e redatte in base a fonti attendibili e ufficiali, non costituiscono parere medico. Ricordiamo altresì che i documenti video e le indicazioni riguardanti i vari percorsi di cura e iter diagnostici non sostituiscono in alcun modo il parere di uno specialista.


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