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Epidurale: differenze territoriali nell’erogazione del servizio

Epidurale

Con il termine epidurale ci si riferisce a una pratica medica utilizzata durante il parto naturale. Esistono delle differenze sull’utilizzo di questa pratica a livello territoriale. Queste differenze si rifanno ai protocolli delle varie strutture, ma evidentemente dipendono anche dalla posizione geografica. Dai dati di cui si dispone attualmente, emerge un chiaro divario tra l’Italia e il resto dell’Europa, ma soprattutto tra il nord e il sud Italia. Prima di individuare l’origine di tale discrepanza cerchiamo di capire effettivamente cos’è l’epidurale.

epidurale

Dolore da parto

Il dolore del parto ha connotazioni peculiari e spesso è amplificato dalla tensione e dalla paura. Generalmente è tollerabile e la maggior parte delle donne riesce a lavorarci attivamente e a gestirlo. Ogni donna dovrebbe vivere l’esperienza del parto con meno medicalizzazione possibile. Salvaguardando il benessere materno e fetale nella piena naturalità dell’evento nascita. Esistono vari metodi, non farmacologici, per ridurre il dolore del parto. Tra questi si annovera in prima istanza il rapporto “one to one” con l’ostetrica, con l’instaurarsi di una relazione incentrata sulla fiducia atto a mettere a proprio agio la donna. Un’efficace preparazione alla nascita, i movimenti, la variazione di posizione, il massaggio, la musicoterapia, sono molto utili.

parto con epidurale

Parto con epidurale

Tra i metodi farmacologici quello più noto e diffuso si basa sulla cosiddetta epidurale. L’assistenza al parto richiede necessariamente del personale dedicato alla singola donna, e spesso la difficoltà di molte strutture sta in questo. L’erogazione di questo servizio infatti non è omogenea nelle varie parti del mondo, tanto meno nell’ambito del nostro stesso Paese.

Analgesia

L’analgesia riduce in modo considerevole la sensazione dolorosa, non blocca le contrazioni, non toglie la sensibilità e permette alla donna di avere il perfetto controllo motorio. L’epidurale ha pro e contro, e prima di decidere se usufruirne è necessario effettuare una consulenza anestesiologica per rilevare eventuali controindicazioni. Queste ultime sono: allergie a farmaci, patologie della coagulazione del sangue e patologie che alterano la morfologia della colonna vertebrale.

analgesia

Epidurale rischi

Nello spazio epidurale vengono inseriti anestetici e analgesici in quantità variabili a seconda della fase del travaglio e della soglia del dolore della donna. A tal fine viene mantenuto nella zona peridurale un cateterino. Ma affinchè l’analgesia epidurale sia fattibile bisogna considerare vari fattori. Ad esempio, è necessario attendere i 4-5 cm di dilatazione cervicale per poter eventualmente procedere. Si evidenziano frequenti rischi: rallentamento del travaglio, aumento del ricorso ad ossitocina, di parti operativi, di tagli cesarei, e lacerazioni perineali di III e IV grado. Alcune donne non hanno la possibilità di scegliere l’epidurale nelle strutture in cui si trovano. Certamente è impensabile che una donna non possa usufruire liberamente di un servizio che altre hanno a disposizione gratuitamente a tutte le ore. In presenza di tale servizio nella struttura di riferimento, però, la donna deve essere messa in condizioni di scegliere consapevolmente in base alle proprie necessità.

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Partoanalgesia

Purtroppo migliaia di donne, in Italia, non hanno accesso all’analgesia epidurale gratuita nell’ospedale in cui scelgono di partorire con l’ausilio di questa tecnica. A livello nazionale viene scelta da una futura mamma su cinque, nei posti in cui è possibile scegliere. Non esistono dati certi per molte regioni meridionali, ma le percentuali sono inferiori rispetto al 20/25% del Nord: non più del 10%, stima in difetto l’osservatorio O.N.Da. Infatti, in Lombardia nel 2016 è stato registrato un 25% di ricorso all’epidurale su tutti i parti vaginali. In Veneto ed Emilia Romagna nel 2015 si è arrivati al 20%. In alcuni ospedali come il S. Anna di Torino al 38% mentre al Sud mancano dati certi ma si suppone che la percentuale sia molto bassa a giudicare dai dati disponibili.

Epidurale in Italia

La mappa dei centri che garantiscono l’epidurale gratuita in Italia (realizzata con la collaborazione di O.N.Da) svela un’Italia divisa in due, con una grande concentrazione di punti nascita in cui è possibile un parto meno doloroso nella Pianura Padana. Nel gennaio 2017, applicando una legge del 2010 tesa al raggiungimento dell’obiettivo “Ospedale senza dolore”, l’analgesia durante il travaglio e nella fase espulsiva è entrata ufficialmente nei Lea. Tutte le Regioni dovranno adeguarsi, alcune si sono mosse prima (ad esempio, la Puglia) mentre altre, come la Calabria, stanno facendo seguito.

In Italia l’offerta è minore rispetto ad altri Paesi, perché? La partoanalgesia deve spesso fare i conti con la mancanza di personale. Per questo motivo in alcuni centri è disponibile solo a pagamento, mentre in altri non viene neanche proposta. L’Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani (Aaroi – Emac) stima che manchino almeno 3.000 medici, anestesisti e rianimatori, senza considerare il parto in analgesia: se si vuole garantirla in tutti gli ospedali italiani, questa cifra va raddoppiata. In Italia, nel 30/35% dei casi viene usata la tecnica PCA (patient-controlled analgesia). Si tratta del metodo di somministrazione del farmaco regolabili in base alle esigenze della partoriente. Gestire tempi e quantità di rilascio del farmaco, ha psicologicamente una grande rilevanza, perché la donna sente di essere partecipe, di avere il controllo, e non di dover subire passivamente. Alcuni studi dimostrano che è possibile ottenere così un miglior tempismo.

epidurale in italia

Epidurale gratuita

Nel mondo con quale frequenza viene utilizzata l’epidurale? I dati evidenziano altissime percentuali in Francia, soprattutto per il primo parto. All’ospedale della Croix Rousse di Lione, uno dei più rinomati centri di natalità francese, questa tecnica è fortemente consigliata. In quest’ultimo il 98,6% delle future mamme sceglie la peridurale. Negli anni la crescita è stata esponenziale: secondo l’ultimo rapporto ministeriale 2016, prima del loro arrivo in reparto solo il 14,6% delle future mamme sceglie di non avvalersene. Negli USA più della metà delle donne ne fa ricorso: uno studio della Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva indica una cifra compresa tra il 60 e il 67%. In Canada si raggiunge il 40% (dati del 2017), in Svezia il 66,1% (dati del 2015), in Finlandia l’89% (dati del 2010) mentre in Danimarca il 31% (dati del 2010).

Epidurale gratis

In Spagna, paese d’origine dell’inventore della tecnica, il medico militare Fidel Pagés Miravé (1921), 7 donne su 10 scelgono l’epidurale. In Giappone, viene scelta dal 6,1% delle partorienti: incidono fattori culturali e la mancanza di anestesisti. I dati evidenziano anche come, in zone in cui non si ha la carenza di personale o altri fattori che ne impediscono la libera fruibilità, il parto possa avvenire nella maniera migliore grazie a un abuona assistenza ostetrica. Nel Regno Unito, ad esempio,uno studio datato 2017 su donne in gravidanza a basso rischio ha dimostrato come i livelli di interventismo medico siano minori con parti in casa e nelle unità in cui lo staff è composto da sole ostetriche. Si evidenziano infatti meno epidurali, meno parti strumentali, meno cesarei, più soddisfazione materna ma stesse percentuali in termine di sicurezza. Secondo il rapporto NHS Maternity Activity in England, la percentuale di parti con anestesia o analgesia è scesa dal 68,6% nel 2006-2007 al 60% nel 2016-2017.

epidurale gratuita

Parto naturale con epidurale

L’Oms, massima autorità sanitaria mondiale, ha inserito l’analgesia epidurale, procedura che contribuisce a “medicalizzare” il parto, tra le 56 raccomandazioni per la cura intraparto. Il desiderio dell’epidurale varia a seconda del contesto clinico e dalla conoscenza di forme alternative di attenuazione del dolore. Nel rapporto Percorso Nascita voluto dall’Istituto Superiore di Sanità (indagini 2008-9 e 2010-11) per valutare l’assistenza in gravidanza si parla anche dell’epidurale. Questa è definita come una “nuova forma di espropriazione”, nonostante ciò è “inaccettabile che non venga resa disponibile gratuitamente”.

Effettivamente è impensabile che una donna non venga messa nelle condizioni di scegliere consapevolmente. E affinché ciò avvenga è bene frequentare un corso di accompagnamento alla nascita o chiedere all’ostetrica che segue la gravidanza notizie in più sulle tecniche per ridurre il dolore. Solo dopo un’attenta valutazione che non può prescindere dall’elaborazione delle informazioni ricevute, è possibile fare una scelta consapevole. Affinché ciò si verifichi è, però, necessario disporre della possibilità di ottenere gratuitamente questo servizio qualora si desiderasse usufruirne. Qualora si decidesse di perseguire la via della totale naturalità del proprio parto, è importante sapere che tutte le donne sono capaci di partorire, che possono farlo con l’aiuto di un’ostetrica e il sostegno del proprio partner. Un’adeguata preparazione dal punto di vista psico-fisico può permettere a tutte le donne di acquistare sicurezza nella propria capacità di gestire il proprio parto e nella competenza del proprio corpo. A tal proposito può essere utile vedere l’esperienza di una donna che partorisce nell’assoluta naturalità dell’evento nascita:

L’epidurale

A livello culturale c’è stato un grande passo avanti in Italia, il fattore limitante è la mancanza di personale. Ecco perché, nel caso in cui l’ospedale è carente di anestesisti non può certamente proporre gratuitamente l’epidurale. Non si può dichiarare disponibile a tutte le donne un servizio che non sarebbe efficiente. Un altro fattore limitante è quello strutturale. In molti casi, la sala travaglio è fisicamente distante dalla sala operatoria d’emergenza dove si effettua il cesareo. Aaroi-Emac e Siaarti rimarcano l’indicazione del Ministero della Salute, ovvero “offrire la partoanalgesia con epidurale solo nei centri più grandi, quelli cioè che effettuano più di 1000 parti all’anno. Così facendo, si raggiungerebbe anche l’obiettivo di centralizzare i parti nelle strutture più sicure. Le donne, infatti, sarebbero portate a scegliere gli ospedali che offrono la partoanalgesia 24 ore su 24″.

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Partoanalgesia epidurale

L’obiettivo è quello di avere un centro che garantisca epidurale h24 in ogni provincia. Il rischio è quello di avere l’effetto dell’ex Fatebenefratelli di Palermo. Tra i primi ad offrirle la partoanalgesia in Italia, con percentuali superiori al 60%, ma con una situazione ferma nelle altre province siciliane. Inoltre deve essere ribadita la necessità che ci sia possibilità di scelta per le donne. Quando le donne non ricevono la giusta informazione sull’epidurale, si sentono violate nel loro diritto di scegliere, nella loro autodeterminazione. Elena Skoko, fondatrice dell’Osservatorio sulla Violenza Ostetrica definisce l’uso dell’epidurale come “un atto medico che però viene percepito come un diritto, senza tenere in considerazione le conseguenze”.

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La Skoko sottolinea i benefici ma anche le criticità legate all’analgesia, denunciando la mancanza di informazione circa “i tanti altri metodi, dai massaggi all’agopuntura, che permettono di affrontare il dolore e alla donna di muoversi più liberamente, senza essere costretta a letto, in posizione sdraiata”. Non dimentichiamo che l’esperienza del parto senza epidurale è giudicata ottima dal 56.4% di italiane e il 52.4% di straniere. “Anche l’OMS ha sottolinea l’importanza di proporre altre metodologie di sollievo dal dolore. È una questione di autodeterminazione e di scelta che si scontra con gli aspetti economici e organizzativi della struttura”, puntualizza la Skoko.

partoanalgesia epidurale

Parto senza dolore

Tra i metodi alternativi, considerando che l’epidurale comporta dei rischi, di cui alcuni già sopra citati, ci sono: il protossido d’azoto, il parto in acqua, tecniche di rilassamento e respirazione, vocalizzazione, supporto “one to one” dell’ostetrica, posizioni alternative, massaggi, musicoterapia, hypnobirthing, aromaterapia, agopuntura, riflessologia. Inoltre, non si può fare l’epidurale in presenza di un tatuaggio che copre la zona lombare della schiena interessata, perché l’ago potrebbe intaccare l’inchiostro. Ecco perché è importante offrire delle alternative. Al momento non esiste un monitoraggio nazionale o un dato complessivo sulla diffusione dell’analgesia epidurale in Italia, dove di fatto ci sono 20 sistemi sanitari diversi.

Si attende il rapporto con i dati CedAP (Certificato di Assistenza al Parto), le schede compilate dalle ostetriche ogni qual volta nasce un bambino. L’Associazione O.N.Da ha dimostrato che garantendo l’accesso all’epidurale si ridurrebbe anche il numero dei cesarei. Non è giustificabile, in ogni caso, che alcune piccole strutture arrivino a effettuare un 50-70% di cesarei. In Italia è alta l’incidenza di cesarei, soprattutto in Campania e in tutto il Sud, dove ci si aggira intorno al 40%. Nell’attesa di dati certi si sta facendo affidamento sulla corretta informazione delle donne per una scelta consapevole.